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OTTOBRE 2005

     

INTRODUZIONE

La parola “Apocalisse” deriva dal greco e significa “rivelazione”. Si tratta di una rivelazione da parte di Dio agli uomini di cose nascoste che riguardano il destino dell'umanità. Si tratta di una profezia circa la storia dell'umanità, già annunciata da altre scritture bibliche e da Gesù.

La visione apocalittica avviene sotto forma di immagini simboliche che richiedono il nostro impegno per decifrarne il contenuto e, se non riusciamo nell'intento, è bene custodirle nel Cuore come faceva Maria.

L'Apocalisse è attribuita a Giovanni Apostolo: prima di lui avevano lasciato scritti apocalittici Ezechiele, Zaccaria e Daniele. Giovanni scrive l'Apocalisse quando si trova esiliato per la fede nell'isola di Patmos, dall'81 al 96 d.C. circa, durante l'impero di Domiziano, forse perché aveva profetizzato il ritorno di Cristo Re.

Il suo scopo, come quello di tutta la Bibbia è morale: vuole mettere in guardia da comportamenti sbagliati, dei quali un giorno dovremo rendere conto.

Erano in atto le persecuzioni contro i cristiani, il suolo di Roma veniva impregnato del sangue dei martiri, la “bestia” infuriava contro la grande potenza di Roma, che stava cambiando il suo cuore.

I cristiani perseguitati potevano restare stupiti dalla violenta persecuzione contro la Chiesa di Gesù, che aveva detto: “Non temete, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33).

Ma lo Spirito vuole confermare i fratelli per bocca di Giovanni, facendo capire che Dio ha tutta l'eternità per fare giustizia, ora lascia spazio alla misericordia e al perdono, ma il giorno del Suo trionfo verrà e allora il suo giudizio sarà irrevocabile.

Il compito di decretare il destino degli uomini è affidato all'Agnello, che ne ha acquistato il diritto sacrificandosi per l'umanità.

Dio manderà segni per far riflettere i popoli, ma, per l'indurimento dei cuori, permetterà il tracollo dell'Impero Romano, che adorava Satana nella persona dell'Imperatore.

Non gode Dio per questo evento, al contrario ne fa lamento: ma Roma persecutrice dovrà soccombere a causa della durezza del suo cuore, per dar luogo alla Roma cristiana.

Giovanni profetizza l'invasione dell'Impero da parte dei popoli barbari che porteranno distruzione e sofferenza, ma che non potranno annientare lo spirito cristiano, al contrario, nei tempi lunghi, attraverso l'integrazione dei popoli, essi stessi saranno conquistati da Cristo.

L'azione del nemico continuerà con parziali sconfitte e vittorie esse pure parziali, ma intanto si andrà completando il numero dei salvati, non stabilito da Dio ma dalla volontà degli uomini.

I salvati formeranno la “Gerusalemme celeste” confermata in grazia; non più soggetti alla prova, canteranno la loro vittoria. Sarà la Parusia, quando Dio sarà tutto in tutti.

L'Apocalisse narra la grande epopea della speranza cristiana, il canto di trionfo della Chiesa perseguitata. Questo libro biblico allora ci appartiene sia come persone che come famiglie, come gruppi, come Chiesa in cammino. Noi siamo i peregrinanti verso questo Regno di pace, di gioia, di amore, tra difficoltà e travagli di ogni genere, ma saldi nella promessa di Cristo: “Io sono con voi per sempre, fino alla fine del mondo” (Mt, 28,20).

Accogliamo, allora, nella fede la presentazione che Giovanni stesso fa nel consegnare alla Chiesa universale questo libro:

“Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni. Questi attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino”.

Indirizzo

Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.

A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà ; anche quelli che lo trafissero

e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto .

Sì, Amen!

Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!

Visione preparatoria

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque . Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.

Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese . ( Ap 1:1-20)

LETTERE ALLE SETTE CHIESE

Per una Chiesa senza amore

All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro: Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi. Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.

Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio . (Ap 2:1-7)

Riflettiamo insieme

“E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità ». ( Gv 4:23-24)

Dalle parole che Gesù disse alla Samaritana al pozzo di Giacobbe, possiamo ben dire che questa lettera ad una chiesa che non sa più amare, la possiamo tranquillamente ritenere rivolta a ciascuno di noi. Le sette stelle che Dio ha nelle mani sono gli Angeli delle sette chiese, nel nostro caso sono i nostri Angeli custodi che ci portano le ispirazioni divine e presentano a Dio le nostre opere buone.

A Efeso come in V. Casilina c'è una Chiesa che può ricordare un passato di impegno.

Ognuno, ripescando nei suoi ricordi, può vedere riemergere periodi di fervore, di intenso desiderio di partecipazione perché si provava sollievo vedendo la propria anima riemergere dal baratro dell'angoscia e della disperazione in cui era scivolata e si godeva nel vedere come Dio la riportava alla luce della fede e della speranza. Si affrontavano sacrifici di ogni genere, si aveva il coraggio di testimoniare, di contagiare con il proprio fervore i fratelli vacillanti. Ma forse era più il gruppo a portare noi che noi ad animare il gruppo; prova ne sia che quando qualcuno, per motivi personali ha abbandonato il gruppo, ci siamo sentiti vacillare. Evidentemente, non eravamo stati conquistati da Cristo ma eravamo entrati in una corrente che ci portava nostro malgrado. Solo chi era stato conquistato da Cristo ha resistito alle prove di verifica che il Signore ha permesso per ognuno di noi.

Rispondiamo alla lettera di Dio alla nostra anima

La Chiesa di Efeso meritava molte lodi e Dio le riconosce i suoi meriti, ma, come uno sposo geloso, che sente la sua sposa meno appassionata, lamenta l'affievolirsi del suo amore.

Mettiamoci in ascolto sincero dello Spirito… forse anche noi sentiremo il lamento di Gesù:

•  Dov'è il tuo amore di un tempo?

•  Dove il tuo zelo per le coppie e la famiglia, che mi avevi promesso?

•  Forse sei deluso anche tu? Ti aspettavi per la tua famiglia un'evoluzione più positiva?

•  Ma tu hai fede in Me? Sai rimanere nell'amore anche se devi pagare il prezzo ad una società senza valori?

•  Ti sembra proprio di non avere nessuna responsabilità se il mondo è arrivato a questo degrado?

•  Quando sono arrivate le difficoltà, hai intensificato o abbandonato la preghiera?

•  Hai partecipato con maggiore impegno o ti sei allontanato dal gruppo?

•  Sei capace di soffrire, per morire ad ogni forma di orgoglio, rimettendo a Dio il futuro della tua famiglia?

•  Sai valorizzare la tua sofferenza per trattenere la giustizia divina e impetrare l'intervento misericordioso del Padre su questa società?

•  Sai dire insieme a Madre Speranza: “Castigami, Gesù mio, per le mie infedeltà, ma salvami per il tuo Amore Misericordioso”?

Dio attende le vostre risposte. Gliele possiamo spedire per mezzo del nostro Giornalino. Rispondete!

RISPOSTE

Alla lettera ad una Chiesa senza amore

Ricordo quando verso l'età di 15 – 16 anni, ho cominciato in alcuni momenti a vacillare; adesso lo posso definire in questo modo, caro Gesù, a non sentire più il fervore, la fede dentro di me e ti chiedevo: “Accresci la mia fede!” Questa è stata la mia richiesta a Te, Gesù.

Sono stati dei tuoi segnali, un modo per dirmi: “Dove stai andando?”

Gli incontri che ho fatto successivamente, mi hanno fatto avvicinare sempre più a Te, mi hanno fatto capire che, con l'aiuto che mi dai in ogni momento della mia vita, posso alimentare la mia fede. Mi sento come una bambina che ha ricevuto tanti stimoli e che adesso comincia a capire qualcosa. Voglio aprire la mia mente ma soprattutto il mio cuore e pregare col cuore, come è scritto nel libro che sto leggendo. L'amore per Dio alimenta l'amore per l'altro.

Cosa mi hai dato, Signore? Tanto tanto: mi hai aiutato a capire e, nel tempo, a vedere delle situazioni particolari con un occhio diverso, con un cuore diverso. Ci sono stati momenti bui nella mia vita, ma rivolgendomi a Te, li ho superati, ora siamo qui e preghiamo, meditiamo, ascoltiamo la tua Parola….

Insegnami a fare questo anche quando sono da sola, aiutami a farlo capire, a trasmetterlo a chi mi è vicino. Prima temevo i giudizi altrui, poi ho fatto un passo avanti e adesso non m'importa più nulla. Grazie, Signore, per avermi dato la possibilità di mettermi vicino a Stefano, alla sua famiglia e a tutte queste persone che sono qui e che testimoniano la fede e l'amore che hanno per Te.

Antonella (una fidanzata)

C'è stato un tempo in cui sentivo forte il desiderio e soprattutto il bisogno di parlare con Gesù, di incontrarci alla Messa, di pregare con Lui il Padre; probabilmente era il periodo dell'adolescenza, verso i vent'anni, quando davanti a me si prospettava un futuro incerto (l'università e il lavoro), il momento in cui dovevo proprio prendere in mano la mia vita, uscire definitivamente dal guscio e confrontarmi con il mondo esterno. Proprio per non perdermi di strada, chiedevo il Suo aiuto, che, puntuale, arrivava per consolarmi e tranquillizzarmi. Sentivo proprio il bisogno di andare a Messa, di entrare in comunione con Lui, di mangiare il Suo Corpo per portarlo con me; durante la Messa era come se “ricaricassi” le batterie per affrontare una nuova settimana, volevo asoltare con attenzione le Sue parole per seguirlo (cosa che puntualmente perdevo di vista già il giorno dopo).

In tutti i momenti bui mi sono sempre rivolto al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo e alla Madonna, perché mi aiutassero a superare i problemi. Nello studio come in amore, chiedevo sempre ogni bene per la mia famiglia e per i miei amici e mi sono sempre sentito ascoltato da loro e spesso anche soddisfatto in quello che chiedevo. Certo, alcune cose non mi sono state concesse, perché chissà quante sciocchezze chidevo, ma quante volte è arrivato puntuale l'aiuto!

Fin da quando andavo all'Istituto dell'Amore Misericordioso, sentivo ripetere: “Chiedete ed otterrete, bussate e vi sarà aperto”, ed io, anche grazie a tutto ciò, mi sentivo vicino a Gesù, e quindi iniziavo a prendere con Lui una certa “confidenza”, sapevo che mi era sempre vicino e che, con il suo aiuto, tutto poteva essere più che semplice.

Stefano (un fidanzato)


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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