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NOVEMBRE 2005

     

COMUNICAZIONE E STILE DI VITA

Comunicare è il mezzo per eccellenza dell'uomo per scambiare idee e sentimenti con altri individui. Oggi, poi, che viviamo nella cosiddetta era della comunicazione, saper comunicare ad arte è per l'uomo, che opera nell'epoca post-industriale, una necessità vitale nel senso più ampio del termine.

Oggi il potere illimitato non ce l'hanno più i re come accadeva in passato, ma coloro che sono in possesso delle informazioni e dei mezzi per comunicarle.

Comunicare al meglio significa ottenere un sapere specializzato che crea nuove idee, movimenti e concetti atti a trasformare il mondo, grazie anche ai mezzi tecnologici di diffusione dell'informazione, che velocizzano tutto e sono sempre più presenti nella vita dell'uomo. La forza motrice di questi movimenti globali è ormai la conoscenza. I nuovi potenti del nostro pianeta dunque sono coloro che posseggono la conoscenza e la facoltà di agire per trasmetterla in modo mirato. Ma la chiave del potere è a disposizione di tutti noi e il segreto di un certo stile di comunciare si può imparare. Un particolare sistema espressivo non è fatto solo di parole, ma anche del linguaggio del corpo, del tono della voce, per esempio, o della mimica facciale, di gestualità, di stile di vita nel suo insieme, che possono creare un certo interesse in chi si pone in atteggiamento di “ricevente”. Tutte queste cose si possono imparare.

Esiste un Istituto che s'impegna a mettere la sua competenza a disposizione della comunità mondiale, il cosiddetto NLP (= programmazione neuro-linguistica), il quale, con il supporto di alcune tecniche mirate, tende a portare la comunicazione umana alla sua prestazione ottimale.

Anthony Robbins, americano, che a soli 25 anni era uno dei maggiori esperti di psicologia della motivazione e della realizzazione, avvalendosi anche delle sue cognizioni sul NLP, ha scritto un libro assai interessante su come trovare l'eccellenza nella comunicazione, ovvero sulle tecniche che ci possono porre nelle condizioni ottimali per comunicare, in rapporto ai fini che ci siamo prefissi: ricchezza mentale, finanziaria, spirituale, fisica, così come impongono di volta in volta le circostanze in cui l'uomo del terzo millennio si trova ad agire.

E' chiaro quindi che questo nostro mondo è esposto a cambiamento per opera di individui che, specializzandosi in ricerche che spaziano dall'antropologia alla scienza, e conoscendo bene l'uso delle varie applicazioni tecnologiche, sono in grado di trasformare lo stile di vita dell'uomo e di conseguenza anche il suo modo di comunicare. Anche nel campo delle arti in senso lato e in quelle che oggi catturano con sempre maggiore frequenza l'interesse dei mass-media, cioè le arti applicative, c'è un modo di comunicare che si avvale della tecnologia per rappresentare la società e la sintesi espressiva che ne ricava l'artista.

Per esempio sono un nuovo modo di comunciare “ad arte” le installazioni: rappresentazioni emblematiche di questa nostra società dei consumi, ma anche della comunicazione raffinata, essenza di un certo modo di vivere che media tra tecnologia, sentimenti e stili di vita.

Dunque comunicare è anche un modo di essere e di sentirsi; è il tentativo di porsi in armonia con l'ambiente; è diventare portatori di un certo sapere di cui è giusto rendere partecipi gli altri. Comunicare al meglio per ottenere una risposta rapida molto spesso a scopi utilitaristici, è ciò a cui l'uomo moderno tende con molta determinazione. Tuttavia sappiamo che l'utilitarismo muove sì per un certo utile che egli vuole trarre, ma è inteso non sempre in senso strettamente egoistico bensì come l'utile per tutti gli uomini (Se l'utile privato coincide poi con quello pubblico, abbiamo le basi del più avanzato liberalismo moderno).

L'uomo sa che per trasmettere ciò che si è prefisso è necessario possedere i mezzi per entrare in empatia col “ricevente”, decodificando, cercando di conoscere pensieri, gusti, sentimenti, usi e costumi dell'interlocutore con tecniche di comunicazione che si possono imparare. Si tratta di inviare messaggi ben precisi, in uno scambio tra “mittente” e “ricevente”, di “tradurre in codice (nell'accezione particolare di sistema espressivo), sia che si tratti di un linguaggio riservato, sia di un programma inserito in un elaboratore… Ma tutti in pratica, nell'accezione più generale della voce “codice”, codificano o decodificano, in ogni occasione della giornata, anche la più banale”. (da: DIR-G.D'Amia. Sintesi – Firenze).

Comunicare significa anche avere un certo tipo d'intuito e di sensibilità non comuni, che alcuni fortunati posseggono spontaneamente, come ad esempio certi uomini e certe donne di successo nell'ambiente della politica, dell'arte, del giornalismo. Pensiamo a tanti leaders della politica le cui campagne elettorali sono infarcite di messaggi verbali, di slogans molto mirati; talvolta espressi in modo surrettizio e non sempre verbale, ma con la cura del proprio look, della gestualità, del tono della voce, della mimica facciale, ecc. Il mondo della pubblicità poi affascina veramente, perché il suo messaggio è fatto di vari fattori, che coinvolgono ad arte la creatività del produttore, unita alla conoscenza dei gusti e dei costumi della gente a cui è rivolto, in un'alchimia di componenti molto mirate. Suoni, colori, pause, immagini, parole, slogans sono studiati per sedurre il potenziale “consumatore”, affinché s'identifichi nel messaggio che si vuole far passare.

A proposito di arte del comunicare, non si può non fare riferimento a noi italiani e a ciò che tutto il mondo c'invidia. Intervistando uno straniero qualsiasi, in visita al nostro Bel Paese, insieme all'ammirazione per le bellezze artistiche delle nostre città, egli ci parlerà sempre con un certo entusiasmo, della comunicativa di noi italiani. Il nostro modo di essere, la nostra inconfondibile italianità è fatta di un modo di comunicare accattivante, che ci viene spontaneo e affonda le sue radici in un substrato di cultura millenaria e di inventiva radicati nel nostro DNA. Noi italiani poi viviamo in un Paese dalla posizione geografica invidiabile. Questa curiosa penisola a forma di stivale, che si chiama Italia, si adagia in un mare che ci regala un clima favorevole alla nostra solarità. “Chisto è ‘o paese d''o sole” recita una poesia napoletana tradotta in musica e conosciuta nel mondo intero.

Questo sole, che scalda la nostra terra e i nostri animi, partecipe anch'esso del nostro modo di comunicare, illumina anche le menti e la nostra creatività, la quale ha impresso nel popolo mediterraneo ciò che il mondo intero c'invidia e che viene definito “lo stile italiano”. C'è da augurarsi che i nostri giovani, e le future generazioni, capiscano il prezioso potenziale insito nel nostro DNA e non si lascino troppo coinvolgere dal modo di vestire, di mangiare, di parlare di giovani di qualsiasi altra parte del mondo. Auguro che non s'intristiscano, le future generazioni, in una globalizzazione, che appiattisce tutto, anche gli animi, in un grigiore che può deludere e sfiduciare, aprendo talvolta le porte a crisi di identificazione e all'incomunicabilità.

Solarità e felicità di vivere dovrebbero continuare ad essere una connotazione propria della gente italiana, se vuole continuare a comunicare secondo lo stile inconfondibile e originale, nonostante la vita, con le sue contraddizioni, diventi spesso alienante. E apra le porte alla sfiducia ed alla delusione. L'uomo moderno non deve avere cadute di stile, il suo comunicare deve rappresentare la dignità del popolo a cui appartiene, perché lo stile è la gente; lo “stile” è l'uomo.

Dada.


Che mondo sarebbe... (autore sconosciuto)

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Che mondo sarebbe

senza la pace...

un fiore appassito, un bambino che tace.

Che mondo sarebbe

se ci fosse la guerra...

niente più gioia su questa terra!

Che mondo sarebbe

senza l'amore

una donna da sola, un uomo che muore!

Vorrei un mondo,

un mondo di pace...

un mondo migliore

dove regni l'amore!

 

 

 

 

 



 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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