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APRILE 2012

     

La Banca ha preso il posto della Chiesa

 16 febbraio 2012 —   Repubblica PRIMA PAGINA GIORGIO AGAMBEN (filosofo)

            Per capire che cosa significa la parola "futuro", bisogna prima capire che cosa significa un'altra parola, che non siamo più abituati a usare se non nella sfera religiosa: la parola "fede". Senza fede o fiducia, non è possibile futuro, c'è futuro solo se possiamo sperare o credere in qualcosa. Già, ma che cos'è la fede? David Flüsser, un grande studioso di scienza delle religioni - esiste anche una disciplina con questo strano nome - stava appunto lavorando sulla parola pistis, che è il termine greco che Gesù e gli apostoli usavano per "fede". Quel giorno si trovava per caso in una piazza di Atene e a un certo punto, alzando gli occhi, vide scritto a caratteri cubitali davanti a sé Trapeza tes pisteos. Stupefatto per la coincidenza, guardò meglio e dopo pochi secondi si rese conto di trovarsi semplicemente davanti a una banca: trapeza tes pisteos significa in greco "banco di credito". Ecco qual era il senso della parola pistis, che stava cercando da mesi di capire: pistis, "fede" è semplicemente il credito di cui godiamo presso Dio e di cui la parola di Dio gode presso di noi, dal momento che le crediamo. Per questo Paolo può dire in una famosa definizione che "la fede è sostanza di cose sperate": essa è ciò che dà realtà a ciò che non esiste ancora, ma in cui crediamo e abbiamo fiducia, in cui abbiamo messo in gioco il nostro credito e la nostra parola. Qualcosa come un futuro esiste nella misura in cui la nostra fede riesce a dare sostanza, cioè realtà alle nostre speranze.

            Ma la nostra, si sa, è un' epoca di scarsa fede o, come diceva Nicola Chiaromonte, di malafede, cioè di fede mantenuta a forza e senza convinzione. Quindi un' epoca senza futuro e senza speranze - o di futuri vuoti e di false speranze. Ma, in quest' epoca troppo vecchia per credere veramente in qualcosa e troppo furba per essere veramente disperata, che ne è del nostro credito, che ne è del nostro futuro? Perché, a ben guardare, c'è ancora una sfera che gira tutta intorno al perno del credito, una sfera in cui è andata a finire tutta la nostra pistis, tutta la nostra fede. Questa sfera è il denaro e la banca - la trapeza tes pisteos - è il suo tempio. Il denaro non è che un credito e su molte banconote (sulla sterlina, sul dollaro, anche se non - chissà perché, forse questo avrebbe dovuto insospettirci- sull' euro), c' è ancora scritto che la banca centrale promette di garantire in qualche modo quel credito. La cosiddetta "crisi" che stiamo attraversando - ma ciò che si chiama "crisi", questo è ormai chiaro, non è che il modo normale in cui funziona il capitalismo del nostro tempo - è cominciata con una serie sconsiderata di operazioni sul credito, su crediti che venivano scontati e rivenduti decine di volte prima di poter essere realizzati. Ciò significa, in altre parole, che il capitalismo finanziario - e le banche che ne sono l'organo principale - funziona giocando sul credito - cioè sulla fede - degli uomini. Ma ciò significa, anche, che l'ipotesi di Walter Benjamin, secondo la quale il capitalismo è, in verità, una religione e la più feroce e implacabile che sia mai esistita, perché non conosce redenzione né tregua, va presa alla lettera. La Banca - coi suoi grigi funzionari ed esperti - ha preso il posto della Chiesa e dei suoi preti e, governando il credito, manipola e gestisce la fede - la scarsa, incerta fiducia - che il nostro tempo ha ancora in se stesso. E lo fa nel modo più irresponsabile e privo di scrupoli, cercando di lucrare denaro dalla fiducia e dalle speranze degli esseri umani, stabilendo il credito di cui ciascuno può godere e il prezzo che deve pagare per esso (persino il credito degli Stati, che hanno docilmente abdicato alla loro sovranità). In questo modo, governando il credito, governa non solo il mondo, ma anche il futuro degli uomini, un futuro che la crisi fa sempre più corto e a scadenza. E se oggi la politica non sembra più possibile, ciò è perché il potere finanziario ha di fatto sequestrato tutta la fede e tutto il futuro, tutto il tempo e tutte le attese. Finché dura questa situazione, finché la nostra società che si crede laica resterà asservita alla più oscura e irrazionale delle religioni, sarà bene che ciascuno si riprenda il suo credito e il suo futuro dalle mani di questi tetri, screditati pseudosacerdoti, banchieri, professori e funzionari delle varie agenzie di rating. E forse la prima cosa da fare è di smettere di guardare soltanto al futuro, come essi esortano a fare, per rivolgere invece lo sguardo al passato. Soltanto comprendendo che cosa è avvenuto e soprattutto cercando di capire come è potuto avvenire sarà possibile, forse, ritrovare la propria libertà. L' archeologia - non la futurologia - è la sola via di accesso al presente.  

La nostra salvezza, in Europa come altrove nel mondo, non dipenderà dal denaro ma dal riscatto della nostra anima.

di Magdi Cristiano Allam Il Giornale 12 marzo 2012

            Le banche hanno drogato i mercati con titoli spazzatura ma sono state "premiate" con denaro a tasso agevolato. Che usano solo per speculare

            È ipotizzabile che l’insieme dei mega-prestiti elargiti dalla Bce (Banca Centrale Europea) e dall’Fmi (Fondo Monetario Internazionale) alla Grecia e ad altri Stati europei si configuri come un riciclaggio di denaro virtuale, più prosaicamente di titoli spazzatura figli della speculazione finanziaria, in cambio di denaro vero corrispondente ai beni realmente prodotti? È possibile che comunque si tratti di un giro di denaro che dalla Bce e dall’Fmi venga formalmente affidato agli Stati debitori ma sostanzialmente ritorna immediatamente agli enti erogatori attraverso le banche che hanno fatto credito agli Stati ma che sono a loro volta indebitate con la Bce e con l’Fmi? Ed è per questa ragione che i poteri finanziari forti, quelli che determinano attraverso le oscillazioni dello spread e dei titoli azionari il nostro presente e forse il nostro futuro, non credono più di tanto alla tenuta della Grecia e in prospettiva dell’euro stesso? Infine è questo il contesto che di fatto si traduce nello svuotamento della democrazia e nell’avvento della dittatura finanziaria?

            È quanto si desume dall’editoriale di Guido Rossi, ex-presidente di Consob, Montedison e Telecom, che sul Sole 24ore di ieri ha scritto: «Il cosiddetto salvataggio, che non elimina tuttavia le dichiarazioni di default, è stato condotto con lo scopo dichiarato di tutelare, nei limiti del possibile, i creditori ben più che i cittadini greci. Creditori che, anche attraverso la speculazione ampiamente adottata con le assicurazioni stipulate sul default greco, mediante quei singolari derivati chiamati credit default swaps, per il momento, pur nei tagli all’ammontare dei crediti, hanno goduto di una sorta di sgangherata par condicio creditorum. E questa, ai danni di una cittadinanza, in pericolo di caduta oltre che economica, di democrazia». Rossi, che è non è un militante dei Centri sociali ostile al mondo della finanza e alla globalizzazione economica, sottolinea che lo «stato di eccezione» imposto in Occidente rappresenta «un grave pericolo della democrazia e dei diritti dell’uomo».

            Rossi si limita ad accennare al fatto che la speculazione finanziaria operata dalle banche ha un peso significativo nella determinazione del debito degli Stati. Parliamo dei cosiddetti «titoli derivati», il cui valore deriva da un altro titolo o bene oggetto di speculazione finanziaria, che ammontano a 787mila miliardi di dollari, cioè circa 12 volte il Pil (Prodotto interno lordo) di tutti i Paesi del mondo, pari a 66mila miliardi di dollari. Questa massa di denaro virtuale è come un tumore inestirpabile in seno al sistema finanziario mondiale, viene scambiata quasi tutta all’esterno dei mercati finanziari regolamentati e all’interno di un «sistema bancario ombra» che è più consistente del sistema bancario regolare.

            Se dovessimo obiettivamente raffigurare questa realtà rapportandola alla legge, dovremmo dire che si tratta di una attività decisamente illegale al pari di quella svolta dalle organizzazioni criminali dedite al riciclaggio del denaro sporco. In uno stato di diritto le organizzazioni criminali vengono perseguite dalla giustizia e il denaro sporco viene confiscato anche se riciclato in investimenti immobili. Nel caso delle banche invece, dopo aver commesso dei crimini finanziari drogando i mercati con titoli spazzatura culminati nel tracollo della banca d’affari americana Lehman Brothers nel 2008, sono state premiate ottenendo dalla Federal Reserve 7.700 miliardi di dollari tra il 2007 e il 2011 e dalla Bce 2mila miliardi di dollari nello stesso biennio. Se consideriamo i costi umani, questa guerra finanziaria globalizzata ha causato la perdita del posto di lavoro a 30 milioni di persone nel mondo.

            Ma perché nonostante questo fiume di denaro regalato alle banche permane la sfiducia nel recupero economico e nel rilancio dello sviluppo dei Paesi debitori? Il fatto che le stesse banche beneficiarie di soldi pubblici regalati non eroghino finanziamenti alle imprese fino a determinarne la morte, è frutto dell’incertezza generale o è invece una scelta deliberata per scardinare il nostro sistema economico che si regge al 97% sulle micro, piccole e medie imprese e consentire la sopravvivenza dei pochi poteri finanziari forti a cui debbono tutto?

Se ci si mette dalla parte degli imprenditori che tutte le mattine si rimboccano le maniche, lavorano e producono e dalla parte dei dipendenti ormai rassegnati al precariato a vita, dobbiamo prendere atto che oggi non hanno prospettive a dispetto del calo dello spread e della fiducia di Monti sul conseguimento del pareggio di bilancio nel 2013. Così come l’economista Dambisa Moyo ha confermato che il fiume di denaro internazionale donato all’Africa negli ultimi 50 anni l’ha impoverita, consolidato le dittature, diffuso la corruzione e alimentato la cultura del parassitismo, e che ciò che serve all’Africa non è il denaro bensì la formazione affinché gli africani diventino i protagonisti del loro sviluppo, anche noi in Europa dobbiamo prendere atto che è pura velleità affidare la nostra salvezza al denaro, che la crisi potrà essere superata solo se investiremo nelle persone, acquisendo una concezione più sobria della vita, riscoprendo la dimensione dell’essere oggi offuscata da quella dell’avere e dell’apparire, riformando eticamente la cultura politica, scegliendo un modello di sviluppo finalizzato al bene comune e un modello di società che metta al centro la promozione della vita ritrovandoci in Italia e in Europa con il più basso tasso di natalità al mondo. La nostra salvezza, in Europa come altrove nel mondo, non dipenderà dal denaro ma dal riscatto della nostra anima.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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