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MARZO 2017

     

 

COMPASSIONE

 

Canto: Ai tuoi piedi

 

ATTO DI FEDE NELLA PRESENZA DI GESU’

 

  • Gesù, Tu sei rimasto con noi perché sai che senza di Te non possiamo far nulla, perché ci ami e non vuoi lasciarci soli tra le contraddizioni di questo nostro mondo. Ti preghiamo, forza i nostri cuori a penetrare il mistero, perché la nostra relazione con Te sia d’amore e non di timore.
  • Quante calamità in questo tempo affliggono la nostra Italia. Aiutaci a non aggiungere la calamità più grande che è quella di ignorare la tua presenza in mezzo a noi.
  • Tu hai scelto la presenza silenziosa ed efficace dell’Eucaristia, che penetra in noi e ci trasforma in Te; fa’ che sappiamo superare la nostra materialità, godere della comunione con Te e vivere questo anticipo di paradiso che Tu metti a nostra disposizione ogni giorno.
  • Gesù, trasforma i nostri cuori in veri tabernacoli viventi,

 

ASCOLTIAMO LA PAROLA

 

Dal Vangelo di S. Luca (Lc 10:25-37)

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».

E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai».

Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.

Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fa’ lo stesso».

 

RIFLETTIAMO INSIEME

 

  • Padre Santo, il vero Buon Samaritano sei Tu che, visto l’uomo dilaniato dal male, hai mandato tuo Figlio in suo soccorso. Egli, abbandonando il tuo cielo, si è fatto medico e medicina, fratello, amico e Padre misericordioso che ama di amore perfetto le sue creature. Tu hai pagato di persona l’aiuto che hai voluto darmi, mettendo in gioco la vita del Figlio diletto, e lo strazio del tuo Cuore di padre e tenera madre. Chi mai tra gli uomini lo farebbe?
  • Il malcapitato sono io. Quante volte il peccato mi ha ridotto ad una miseria umana, degradata dal grande ingannatore, che, per livida invidia, cerca di distruggere l’opera delle tue mani divine. Ma io, illuso e sedotto dalle sue lusinghe, ho ceduto e poi, come Adamo, mi sono nascosto per non far vedere a nessuno il mio degrado.
  • I poveri idoli umani, gli amici di peccato, hanno visto, hanno riso e si sono allontanati. Quelli che sulla terra sfruttano le debolezze umane per i loro interessi, hanno segnato una nuova conquista nei loro taccuini infernali e magari hanno aguzzato il loro ingegno perché io rimanessi schiavo del vizio e del peccato, creandomi nuove illusioni fatue.
  • Ma Tu mi hai visto e, mosso a pietà, sei venuto in mio soccorso: hai lavato le mie ferite, suscitando in me lacrime di pentimento, le hai curate con il balsamo del tuo perdono, mi hai rimesso in piedi e mi hai ricondotto nella tua Chiesa, vero ospedale da campo, come la chiama Papa Francesco.
  • E poi Gesù ha valutato il prezzo del mio peccato e si è offerto per riparare il mio debito verso Te, Padre buono, salendo Lui sul patibolo della croce al mio posto, perché io potessi tornare a stringere la tua mano e tornare a pieno diritto nella Casa della sua gloria. Grazie, Gesù, perché ci sei, Grazie, Dio Padre, perché hai mandato a me Gesù.
  • Ed ora io, rigenerato da Te, voglio ancora tornare nello stato di schiavitù? Voglio ancora essere vittima del più crudele aguzzino che è il demonio? Voglio ancora offendere il tuo Cuore? No, Gesù, non lo permettere, con la Madre Speranza ti dico: “Toglimi la vita prima che arrivi ad offenderti di nuovo”.

 

Canto: Abbà, Padre

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA

 

“Ricordo che stavo a Roma, all’inizio della fondazione. C’era una suora che mi faceva soffrire perché era superficiale, mi sembrava che non stesse unita al Signore come io desideravo, mi sembrava una farfalla che girava qua e là. Io pregavo molto per questa sorella. Pregavo, sì, ma a volte la pazienza mi falliva, non avevo capito bene che con lei dovevo usare più pazienza che rigore.

Un giorno stavamo nella casa vecchia e le suore stavano nell’orto dove oggi sorge la Casa Generalizia. Quel famoso giorno io ero irritata perché quella figlia me ne aveva combinato una grossa. Io mi affacciai alla finestra e, vedendola nell’orto pensai: “Se potessi andare da lei a darle una buona lezione ma appena torna le darò una penitenza che se la ricorderà per tutta la vita”. E’ inutile che mi dicano che non ero irritata e inoltre ero decisa a darle una forte penitenza.

Ero immersa in questi pensieri quando, vedrete che successe, figli miei, passò un uomo con un carro carico di frutta, tirato da un cavallo. Questo, mentre passava davanti alla mia finestra inciampò e cadde, causando la perdita della frutta che si sparse per terra.

Quell’uomo, senza badare alla perdita, si affrettò a sciogliere le redini del suo cavallo, lo aiutò ad alzarsi da terra e con delicatezza gli accarezzava e puliva le ferite perché la polvere non le infettasse.

Io contemplavo quella scena mentre aspettavo una figlia per darle una forte lezione; ero talmente presa da questo pensiero che non pensai che quella caduta del cavallo avesse qualcosa da insegnarmi.

Intanto andai in estasi e dissi: “Signore, perché devo contemplare la scena del cavallo?” E Gesù: “Non ti sei accorta? Sì che ti riguarda, tu stai aspettando una figlia per farle questo e quest’altro, perché questa figlia sta facendo cose che non ti sembrano buone; ed è una creatura, un’anima consacrata a me e tu, quando viene, ti prepari a dirle tante cose e vedrai che penitenza le darai! Cosa ha fatto l’uomo col suo cavallo? Avrai notato come si è preoccupato di aiutarlo ad alzarsi e gli ha pulito bene le piaghe perché la polvere non le infettasse, senza fermarsi a considerare la perdita causata dalla caduta”.

Quando tornò quella figlia, le diedi un abbraccio, perché francamente, la lezione fu così grande che non ero capace di dirle niente. Il Signore, con il cavallo mi aveva insegnato che dovevo pulirle la polvere e trattarla con affetto, e aiutata da Gesù lo feci. Questo episodio mi servì moltissimo”.

            Ci sono anche occasioni, nella vita della Madre in cui ha applicato quasi alla lettera, in versione moderna, la parabola del Buon Samaritano.

 

PREGHIERA LITANICA

 

  • Signore, ti preghiamo per tutti i misericordiosi che, come il Buon Samaritano, offrono tempo, fatica e denaro per chi si trova in difficoltà.
  • Benedicili, Signore, e ricompensali con la salute e il benessere in terra e la gloria dei martiri in cielo.
  • Signore, ti preghiamo per quelli che vedono le necessità, criticano, ma tirano avanti come il sacerdote e il levita, pensando che sia compito di altri soccorrere.
  • Signore, togli dal loro petto il cuore di pietra e dona loro un cuore di carne pietoso, generoso e sollecito
  • Signore, ti preghiamo per chi crea sofferenza e miseria come i ladri della parabola,
  • Converti il loro cuori, Signore, perché possano tornare pentiti sulla buona strada dell’onestà e della carità.
  • Signore, ti preghiamo per il nostro mondo, più inceppato e schiavo della lentezza burocratica che sollecito e dinamico nelle emergenze della carità.
  • Liberaci, Signore, perché il grido dei poveri non resti inascoltato.
  • Ti preghiamo, Signore, per tutti i malcapitati della terra,
  • Accendi nei loro cuori la certezza che tu sei vicino a loro e metti nei loro cuori la capacità di perdono

 

Canto “Todo por amor”

 

UN MODELLO DA IMITARE

Madre Teresa di Calcutta

 

Ecco come il Signore parlò al suo cuore:

All’età di diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, Gonxha lasciò la sua casa nel settembre 1928, per entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come “le Suore di Loreto”, in Irlanda. Lì ricevette il nome di suor Mary Teresa, come Santa Teresa di Lisieux. In dicembre partì per l’India, arrivando a Calcutta il 6 gennaio 1929. Dopo la Professione dei voti temporanei nel maggio 1931, Suor Teresa venne mandata presso la comunità di Loreto a Entally e insegnò nella scuola per ragazze, St. Mary. Il 24 maggio 1937 suor Teresa fece la Professione dei voti perpetui, divenendo, come lei stessa disse: “la sposa di Gesù” per “tutta l’eternità”. Da quel giorno fu sempre chiamata Madre Teresa. Continuò a insegnare a St. Mary e nel 1944 divenne la direttrice della scuola.

Il 10 settembre 1946, durante il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l’“ispirazione”, la sua “chiamata nella chiamata”. Quel giorno, in che modo non lo raccontò mai, la sete di Gesù per amore e per le anime si impossessò del suo cuore, e il desiderio ardente di saziare la Sua sete divenne il cardine della sua esistenza. Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, per mezzo di locuzioni e visioni interiori, Gesù le rivelò il desiderio del suo Cuore per “vittime d’amore” che avrebbero “irradiato il suo amore sulle anime.” “Vieni, sii la mia luce”, la pregò. “Non posso andare da solo” Le rivelò la sua sofferenza nel vedere l’incuria verso i poveri, il suo dolore per non essere conosciuto da loro e il suo ardente desiderio per il loro amore. Gesù chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. Circa due anni di discernimento e verifiche trascorsero prima che Madre Teresa ottenesse il permesso di cominciare la sua nuova missione. Il 17 agosto 1948, indossò per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro e oltrepassò il cancello del suo amato convento di “Loreto” per entrare nel mondo dei poveri.

Il 21 dicembre andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di alcuni bambini, si prese cura di un uomo anziano che giaceva ammalato sulla strada e di una donna che stava morendo di fame e di tubercolosi. Iniziava ogni giornata con Gesù nell’Eucaristia e usciva con la corona del Rosario tra le mani, per cercare e servire Lui in coloro che sono “non voluti, non amati, non curati”. Alcuni mesi più tardi si unirono a lei, l’una dopo l’altra, alcune sue ex allieve.

Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità veniva riconosciuta ufficialmente nell’Arcidiocesi di Calcutta.

Per rispondere meglio alle necessità dei poveri, sia fisiche, sia spirituali, Madre Teresa fondò nel 1963 i Fratelli Missionari della Carità; nel 1976 il ramo contemplativo delle sorelle, nel 1979 i Fratelli contemplativi, e nel 1984 i Padri Missionari della Carità. Tuttavia la sua ispirazione non si limitò soltanto alle vocazioni religiose. Formò i Collaboratori di Madre Teresa e i Collaboratori Ammalati e Sofferenti, persone di diverse confessioni di fede e nazionalità con cui condivise il suo spirito di preghiera, semplicità, sacrificio e il suo apostolato di umili opere d’amore. Questo spirito successivamente portò alla fondazione dei Missionari della Carità Laici.

Dopo avere incontrato il Papa Giovanni Paolo II per l’ultima volta, rientrò a Calcutta e trascorse le ultime settimane di vita ricevendo visitatori e istruendo le consorelle. Il 5 settembre 1997 la vita terrena di Madre Teresa giunse al termine.

Meno di due anni dopo la sua morte, a causa della diffusa fama di santità e delle grazie ottenute per sua intercessione, il Papa Giovanni Paolo II permise l’apertura della Causa di Canonizzazione. Il 20 dicembre 2002 approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui miracoli.

 

Canto: Dov’è carità e amore

 

SPAZIO PER LA PREGHIERA PERSONALE

 

Ad ogni invocazione diciamo: Signore, infiamma i nostri cuori d’amore per Te.

 

******************************

 

Concludiamo con una preghiera di Madre Teresa:

Mandami qualcuno da amare

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;

quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di una bevanda;

quando ho freddo, mandami qualcuno da scaldare;

quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro;

quando sono povero, guidami da qualcuno nel bisogno;

quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;

quando sono umiliato, fa' che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;

quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un'altra persona.

 

Canto eucaristico: T’adoriam ostia divina

 

Dio sia benedetto …

 

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

 

Canto finale: Resta qui con noi.

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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