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MAGGIO 2007

 

 

CONCLUSIONE

 

40. Guardiamo infine ai Santi, a coloro che hanno esercitato in modo esemplare la carità. Il pensiero va, in particolare, a Martino di Tours († 397), prima soldato poi monaco e vescovo: quasi come un'icona, egli mostra il valore insostituibile della testimonianza individuale della carità. Alle porte di Amiens, Martino fa a metà del suo mantello con un povero: Gesù stesso, nella notte, gli appare in sogno rivestito di quel mantello, a confermare la validità perenne della parola evangelica: " Ero nudo e mi avete vestito ... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me " ( Mt 25, 36. 40 ).[36] Ma nella storia della Chiesa, quante altre testimonianze di carità possono essere citate! In particolare tutto il movimento monastico, fin dai suoi inizi con sant'Antonio abate († 356), esprime un ingente servizio di carità verso il prossimo. Nel confronto " faccia a faccia " con quel Dio che è Amore, il monaco avverte l'esigenza impellente di trasformare in servizio del prossimo, oltre che di Dio, tutta la propria vita. Si spiegano così le grandi strutture di accoglienza, di ricovero e di cura sorte accanto ai monasteri. Si spiegano pure le ingenti iniziative di promozione umana e di formazione cristiana, destinate innanzitutto ai più poveri, di cui si sono fatti carico dapprima gli Ordini monastici e mendicanti e poi i vari Istituti religiosi maschili e femminili, lungo tutta la storia della Chiesa. Figure di Santi come Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de' Paoli, Luisa de Marillac, Giuseppe B. Cottolengo, Giovanni Bosco, Luigi Orione, Teresa di Calcutta - per fare solo alcuni nomi - rimangono modelli insigni di carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà. I santi sono i veri portatori di luce all'interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore.

 

41. Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Nel Vangelo di Luca la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta " circa tre mesi " ( 1, 56 ) per assisterla nella fase terminale della gravidanza. " Magnificat anima mea Dominum ", dice in occasione di questa visita - " L'anima mia rende grande il Signore " - ( Lc 1, 46 ), ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo - solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient'altro che l'ancella del Signore (cfr Lc 1, 38. 48 ). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele, l'angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse. Essa è una donna di fede: " Beata sei tu che hai creduto ", le dice Elisabetta (cfr Lc 1, 45 ). Il Magnificat - un ritratto, per così dire, della sua anima - è interamente tessuto di fili della Sacra Scrittura, di fili tratti dalla Parola di Dio. Così si rivela che lei nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata. Infine, Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. Noi lo intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell'infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell'umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2, 4 ; 13, 1 ). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce (cfr Gv 19, 25-27 ); più tardi, nell'ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell'attesa dello Spirito Santo (cfr At 1, 14 ).

 

42. Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino. In nessuno lo vediamo meglio che in Maria. La parola del Crocifisso al discepolo - a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: " Ecco tua madre " ( Gv 19, 27 ) - diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà, sperimentano l'amore inesauribile che ella riversa dal profondo del suo cuore. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l'intuizione infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie alla più intima unione con Dio, in virtù della quale si è totalmente pervasi da Lui - una condizione che permette a chi ha bevuto alla fonte dell'amore di Dio di diventare egli stesso una sorgente " da cui sgorgano fiumi di acqua viva " (cfr Gv 7, 38 ). Maria, la Vergine , la Madre , ci mostra che cos'è l'amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata. A lei affidiamo la Chiesa , la sua missione a servizio dell'amore:

Santa Maria, Madre di Dio,

tu hai donato al mondo la vera luce,

Gesù, tuo Figlio - Figlio di Dio.

Ti sei consegnata completamente

alla chiamata di Dio

e sei così diventata sorgente

della bontà che sgorga da Lui.

Mostraci Gesù. Guidaci a Lui.

Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo,

perché possiamo anche noi

diventare capaci di vero amore

ed essere sorgenti di acqua viva

in mezzo a un mondo assetato.

 

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 dicembre, solennità del Natale del Signore, dell'anno 2005, primo di Pontificato.

 

BENEDICTUS PP. XVI

 

 

*****************************

 

“Pasqua” Passaggio del Mar Rosso – Canto do gloria

Il Signore, Dio dell'universo, della giustizia, della verità e della pace, il Signore, Padre d'amore, prevede la distruzione fatale del suo piccolo popolo d'Israele e richiama Mosé, pastore di un gregge, giunto al monte Oreb, “Monte di Dio”, attratto dal roveto ardente, che sembra bruciare.

Mosé cerca di capire il mistero, ma ecco che il Signore lo chiama: “Mosé, Mosé, non avvicinarti, togliti i sandali dai piedi, perché questo luogo è santo! Io sono il Dio dei tuoi padri, di Abramo, di Isacco e Giacobbe”.

Mosé, servitore ubbidiente e fedele, ascolta il consiglio del Signore, che vuole salvare il piccolo popolo di Israele dalla tirannia del Faraone, si unisce al fratello Aronne, dal linguaggio chiaro e suadente, indispensabile per affrontare meglio l'orgoglio del Faraone.

Il Signore Dio ordinò a Mosé: “Coraggio, non temere, dì ai figli di Israele di prepararsi a partire verso la terra promessa. Il Faraone, illudendosi, crede di prenderli in inganno e appropriarsi del loro bottino. Ma l'occhio di Dio, sempre vigile sul popolo perseguitato, ordina a Mosé: “Stendi il tuo bastone e la tua mano destra sopra il mare”. Mosé lo fece e questo si erse a parete a destra e a sinistra. Così il Signore, con il soffio potente del suo alito, comandò al forte vento dell'est di prosciugare, lasciando all'asciutto il passaggio per i figli di Israele. Ma il cuore del Faraone, che ardeva d'odio, inseguì gli Israeliti, rimanendo in mezzo al mare, in balia della potenza delle onde. L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento di Israele, si mosse dal davanti e passò dietro, verso l'accampamento degli Egiziani. La nube era nera, tenebrosa per gli Egiziani, mentre per gli israeliti illuminava la notte attraverso la colonna di fuoco.

Il Signore disse a Mosé: “Stendi la tua mano sopra il mare e l'acqua torni sugli Egiziani, sui loro carri e sui loro cavalieri” E il soffio di Dio, nella sua potenza, scosse la terra e le acque del Mar Rosso, fermarono le ruote dei carri, impedendoli di fuggire e così furono travolti dalla furia del mare. Tutto l'esercito del Faraone non ebbe alcuno scampo, sprofondò come pietra nell'abisso del mare, senza fare più ritorno, mentre i figli d'Israele avevano camminato all'asciutto, salvandosi dalla tirannia del Faraone.

Così il popolo credette e temette il Signore Dio, lodando ed esaltando il suo nome. Credette anche in Mosé suo servo.

La potenza di Dio sorpassa la mente umana, che nella sua fragilità, vuole sfidare l'onnipotenza del Creatore, che dal nulla ha dato vita ad ogni creatura e all'universo intero.

Zari Carolina



 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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