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GIUGNO 2014

     

 

C'hanne vennuto

 

http://ildomenicaledicasoria.it/images/Politica/inf19.jpg

 

….col denaro comprano prodigi… I Simoniaci (canto XIX Inferno –Dante Alighieri)

 

Non scoraggiarti, quando fallisci. Può essere un’esperienza positiva. Il fallimento è in un certo senso, la strada per il successo, dal momento che ogni scoperta di ciò che è falso ci motiva a cercare ciò che è vero e ogni esperienza nuova ci indica l ’errore che, attentamente, eviteremo”  John Keats.

 

E’ arrivata l’era del “default”? Amletico dubbio!

Ma che cos’è il default?

Default significa “fallimento” “bancarotta”. Beh, quale tipo di default ci toccherà?

Ne esistono ben tre tipi, c’è solo l’imbarazzo di “pescare” quello più adatto!

  • Il primo, quello “pilotato” dalle “Tre sorelle”(Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch) che parlano di e default ad ogni piccolo segnale; ad esempio se lo Stato non paga una cedola di un       titolo.
  • Un secondo tipo è il default da “ristrutturazione del debito pubblico”, ovvero, lo Stato rinegozia il    debito proponendo obbligatoriamente ai sottoscrittori di scambiare vecchi titoli con dei nuovi più convenienti, a tassi di interesse più alti e scadenze più lunghe, coinvolgendo le società emittenti.
  • Infine, c’è quello più grave, il “caso Argentina”, qui lo Stato, all’improvviso, decide di non pagare più cedole e non procedere ai rimborsi. Al massimo scambia i vecchi titoli con dei nuovi di valore più basso, con una perdita altissima per i sottoscrittori.

      In realtà, nel default vero e proprio si verifica che il governo di un Paese non è in grado o si rifiuta di pagare in tutto o in parte il proprio debito.

      E’ questo un fallimento!

      Quali i segnali premonitori?

      Beh! Durante la crisi che precede il default, aumenta la pressione dei Paesi creditori (forti) per prendere misure economiche adeguate, come ad esempio il recente “rigor” imposto dalla Germania all’Italia.

      Inoltre, dal punto di vista finanziario c’è un rialzo eccessivo dei tassi di interesse che lo Stato promette agli investitori, oppure si verifica l’improvvisa scomparsa della domanda per i titoli di Stato; inoltre si assiste al crollo del valore della moneta nazionale (cosa che rende costosissimo pagare i debiti esteri). Negli ultimi anni ci sono stati 126 default di Stati nazionali.

      Le conseguenze di un default sono disastrose!

  • Vengono alzate le tasse e c’è un deterioramento dei servizi fondamentali in quanto vengono       tagliati sia l’organico che i salari;
  • non vengono pagate (in tutto o in parte) le cedole dei titoli di Stato;
  • le banche si trovano senza liquidità e rischiano il fallimento;
  • il tasso di disoccupazione aumenta considerevolmente.

      Ma, è possibile evitare “questo calice”?

      A quanto ammonta il debito pubblico italiano?

      Dai bollettini della Banca d’Italia, a fine 2010, il debito pubblico era di circa 1.900 mld di euro, di cui il 50% detenuto da soggetti non residenti. Più di recente, è stato reso noto che il debito pubblico italiano è di 2.238 mld di euro, il 119,8% del PIL; ovvero, ogni italiano è indebitato per circa 37.000 euro!

      Attualmente, questa percentuale sfiora il 130%!

      I nostri uomini di Stato hanno ben pensato di adottare misure strategiche per evitare il default: aumento della tassazione; svendita dei “gioielli di famiglia…”a partecipate estere!

      Ma, per evitare questo terribile disastro cosa si può fare?

  • Si possono eliminare tutte le spese pubbliche “improduttive” ed “inutili” (come acquistare gli F35!);
  • non aumentare ulteriormente la tassazione, per consentire la sopravvivenza delle imprese che ancora sono in piedi;
  • ridurre i tassi di interesse delle banche;
  • eliminare gli “stipendi d’oro” a funzionari improduttivi;
  • Ridurre la “tassa occulta” della burocrazia, eliminando balzelli di ogni tipo per le “mille carte” da cui è            difficile districarsi;
  • non procedere all’ulteriore aumento dell’IVA, né di imposte dirette, che porterebbe inevitabilmente ad una riduzione della domanda e quindi ad un calo conseguente dell’offerta dei  beni di consumo, con un’impennata del tasso di disoccupazione;
  • ridurre il costo del lavoro;
  • ridurre la moneta virtuale ed aumentare la circolazione di quella reale;
  • reintrodurre il segreto bancario, facilitando il rientro dei capitali “volati nei paradisi fiscali”…..
          Queste sono solo alcune delle misure che potrebbero consentire di non cadere nel baratro del default oppure di poterne uscire. La ricetta è lunga, ma, la cura sicuramente sarebbe efficace!

      A chi conviene il default dell’Italia?

      La Germania ha accumulato 600 mld di euro di crediti verso la periferia dell’Europa via BCE. La tutela di titoli di credito è l’unico criterio che la guida! Non importa che i 600 mld di euro siano stati costituiti da parte della Germania violando gli stessi accordi europei che oggi essa impone agli altri! La politica italiana si è genuflessa al volere della Germania, così da “vendersi l’anima al diavolo” a spese della collettività su cui ha riversato austerità e deflazione (“rigor”).

      Orribile! Si specula calpestando la dignità delle persone di un intero Paese! Che vergogna!“…Urge costruire un’antropologia economica perché l’economia, essendo una scienza umana , non può diventare solo scienza, dimenticando che è umana, che è al servizio dell’uomo, che è fatta da uomini ed è destinata ad essi”!

 

C'hanne vennuto

 

‘Pe cchijù ppoco
‘e “trenta denare”
c’hanne vennuto!

‘Nchiuvate…
comme ‘a Cristo ‘ncroce!

Comme ‘a ‘na frenzula
‘e vecchie petacce!

Nuje…
ca tenimme anema e core,
ca simme
ggente ‘e passione…
nuje ca valimme!

Ca purtamme
‘a rraggia ‘mpietto!

C’hanne vennuto…
senza ‘o permesso,
‘a prezzo stracciato:
‘pe cchijù ppoco ‘e “trenta denare”…

L’Anema no!

Chella…
nun s’ ‘a ponne arrubba!

 

Inedita di Maria Grazia Zagaria.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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