BENEDETTO  XVI AL CONVEGNO PER LE FAMIGLIE (Antonella Volpato)
                                  
                          In  questo numero del nostro giornalino, ho scelto di riportare in larga parte il  testo dell'omelia tenuta da papa Benedetto XVI durante la S. Messa che  ha concluso il VII Incontro Mondiale delle famiglie, a Milano (aeroporto di  Bresso) il 3 giugno 2012.   Mi ero ripromessa di presentare questo testo nel numero  di giugno, a conclusione di questa rubrica, ma mi sembra invece opportuno  proporlo ora, in segno di omaggio, di affetto, di riconoscenza e di stima  nei confronti di un grande Papa, di un grande teologo, di un Pastore mite e  buono che ha messo tutto se stesso al servizio della Chiesa. Anche la  decisione che tanto ci ha sorpreso è stata da lui presa, senza ombra di dubbio,  per il bene della Chiesa, in base  a  quanto nella preghiera e nella meditazione era venuto man mano maturando.  Sapere che un uomo così continua a pregare per me, per te, per ciascuno di noi  nel nascondimento e nel silenzio ci fa sentire sicuri e protetti: “Io non vi  abbandono”, ha detto nell'Angelus del 24 febbraio, e noi sappiamo che è così.  Gli diciamo con tutto il cuore “Grazie” per quello che ha fatto, per le  sofferenze che ha affrontato, per la visione profetica sulla Chiesa e sul  mondo, per la preghiera con cui continua a sostenerci. Possiamo continuare a  stargli vicino, se seguiremo il suo invito ad accompagnarlo nella preghiera per  la Chiesa e per il nuovo Papa.  
                          Nell'Omelia,  del 3 giugno scorso, Benedetto XVI, dopo aver spiegato le letture della  liturgia di quel giorno, festa della Santissima Trinità, ha parlato della  famiglia, con un linguaggio così scorrevole e chiaro – pur nella profondità  della riflessione e dei contenuti – che non è necessario semplificare il testo  né tanto meno riassumerlo. Lo riporto quindi tale e quale, a partire dal punto  in cui comincia a riferirsi alla famiglia. Leggiamolo con attenzione,  meditiamolo, facciamolo oggetto del nostro esame di coscienza, come individui e  come coppie, e della nostra preghiera. E ancora una volta, ringraziamo il  Signore per averci dato, uno dopo l'altro, due papi illuminati, che in modo  diverso hanno testimoniato al mondo le ragioni e i fondamenti della speranza  cristiana.
                          <<…Chiamata  ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche  la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio,  infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e  femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi»  (Gen 1,27-28). Dio ha creato l’essere  umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari  caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero  reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita. L’amore è ciò  che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, immagine di Dio.  Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche  attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi  stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando  la gioia del ricevere e del dare. E’ fecondo poi nella procreazione, generosa e  responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione  attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la società, perché il vissuto  familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il  rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la  solidarietà, la cooperazione. Cari sposi, abbiate cura dei vostri figli e, in  un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le  ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e  sostenendoli nella fragilità. Ma anche voi figli, sappiate mantenere sempre un  rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e  anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportunità per crescere  nell’amore.
                          Il  progetto di Dio sulla coppia umana trova la sua pienezza in Gesù Cristo, che ha  elevato il matrimonio a Sacramento. Cari sposi, con uno speciale dono dello  Spirito Santo, Cristo vi fa partecipare al suo amore sponsale, rendendovi segno  del suo amore per la Chiesa: un amore fedele e totale. Se sapete accogliere  questo dono, rinnovando ogni giorno, con fede, il vostro «sì», con la forza che  viene dalla grazia del Sacramento, anche la vostra famiglia vivrà dell’amore di  Dio, sul modello della Santa Famiglia di Nazareth. Care famiglie, chiedete  spesso, nella preghiera, l’aiuto della Vergine Maria e di san Giuseppe, perché  vi insegnino ad accogliere l’amore di Dio come essi lo hanno accolto. La vostra  vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore è una  realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il  mondo. Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le  vie per crescere nell’amore: mantenere un costante rapporto con Dio e  partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di  vista dell’altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti  altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà  gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti  alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile. Sono  tutti elementi che costruiscono la famiglia. Viveteli con coraggio, certi che,  nella misura in cui, con il sostegno della grazia divina, vivrete l’amore  reciproco e verso tutti, diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica  (cfr Esort. ap. Familiaris  consortio, 49).            Una  parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti  della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento  e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella  vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre  auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e  vicinanza. 
                          Nel  libro della Genesi, Dio affida alla coppia umana la sua creazione, perché la  custodisca, la coltivi, la indirizzi secondo il suo progetto (cfr 1,27-28;  2,15). In questa indicazione della Sacra Scrittura, possiamo leggere il compito  dell’uomo e della donna di collaborare con Dio per trasformare il mondo,  attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica. L’uomo e la donna sono immagine  di Dio anche in questa opera preziosa, che devono compiere con lo stesso amore  del Creatore. Noi vediamo che, nelle moderne teorie economiche, prevale spesso  una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il  progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica  unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere  ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società  giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze,  degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi, la  mentalità utilitaristica tende ad estendersi anche alle relazioni  interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi  individuali e minando la solidità del tessuto sociale.
                          Un  ultimo elemento. L’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al  riposo e alla festa. Il racconto della creazione si conclude con queste  parole: «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto  e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il  settimo giorno e lo consacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore,  Pasqua settimanale. E’ il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal  Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come  stiamo facendo noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amore e vivere  del suo amore. E’ il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità,  amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il  giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa,  dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa.  Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il  senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare  la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio. 
                          Famiglia,  lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che  devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le  esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il  lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In  questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere:  la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a  credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da  Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci trasforma in un Noi, che supera  le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio  sia “tutto in tutti” (1 Cor 15,28)»  (Enc. Deus caritas est)