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OTTOBRE 2012

     

INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

INCONTRO MONDIALE FAMIGLIE            Dal 30 maggio al 3 giungo 2012, come sicuramente ricorderete, si è svolto a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie. Questa volta ci è riuscito di fare quello che in altre occasioni avremmo desiderato: siamo stati anche noi a Milano, abbiamo ascoltato molte interessanti relazioni, abbiamo respirato il clima di festa colorata e internazionale, abbiamo partecipato all’Incontro con il Papa all’aeroporto di Bresso. E’ stata un’esperienza molto bella e anche incoraggiante. A volte, nel mondo di oggi, si ha l’impressione di essere veramente in pochi a credere ancora nella famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla vita: ci sono momenti (io credo che ognuno di noi li abbia provati) in cui si ha la sensazione che il mondo vada per conto suo, che prevalgano inesorabilmente stili di vita e comportamenti che nulla hanno a che fare, non solo con la visione cristiana della vita, ma persino anche con quelli che sono i valori fondamentali della cultura e della società che i nostri padri ci hanno tramandato e affidato. E ci viene voglia di starcene tranquilli nel nostro angolino, immalinconiti, depressi e magari anche arrabbiati spettatori di quanto avviene intorno a noi, spesso anche nelle nostre immediate vicinanze. Ecco: l’esperienza di Milano è stata bella e incoraggiante proprio perché abbiamo potuto sperimentare in concreto che i valori sui quali abbiamo fondato la nostra vita sono condivisi da molti, in Italia e nel mondo intero: non ci si sposta con tutta la famiglia (a volte con tre, quattro bambini piccoli) dalla lontana Australia o dal profondo dell’Africa se non si è spinti da motivazioni forti e sostenuti da una comunità che in taluni casi ha fatto sacrifici economici non indifferenti per poter sostenere il viaggio di un piccolo o grande gruppo di persone che la rappresentassero a Milano, accanto al Papa e alla Chiesa tutta. Non siamo soli, cari amici della Comunità: certo, il modello di famiglia nel quale crediamo e che cerchiamo di testimoniare non è quello che oggi va per la maggiore, ma non per questo dobbiamo sentirci antiquati o fuori dal mondo. Anche in questo dobbiamo prendere esempio da Benedetto XVI che, con mitezza e incommensurabile pazienza, non si stanca di indicarci il cammino, esortandoci ad essere costantemente e coerentemente fedeli all’insegnamento di Cristo.

            Ma Milano non è stata semplicemente una bella esperienza di condivisione e di festa: è stata anche l’occasione per riflettere sui fondamenti teologici del sacramento del matrimonio, sulle difficoltà che incontra la famiglia oggi, soprattutto nel conciliare le esigenze del nucleo familiare con quelle del lavoro e dei giorni di festa, soprattutto della domenica, giorno del Signore. I problemi della famiglia nel mondo di oggi sono stati affrontati con competenza e saggezza; sono state indicate possibili soluzioni e vie da intraprendere per sostenere al meglio le famiglie, soprattutto quelle con maggiori difficoltà (perché povere o perché alle prese con i problemi della disabilità), sono state presentate esperienze e testimonianze: tutto questo, sempre alla luce della gioia e della speranza cristiane.

            Mi sembra quindi opportuno, presentare nel giornalino di quest’anno, in forma sintetica, alcune delle riflessioni più interessanti e significative fra quelle che abbiamo potuto ascoltare, perché la nostra comunità possa aggiungerle agli stimoli e alle motivazioni che continuamente suor Rifugio ci propone.

 

La famiglia tra opera della creazione e festa della salvezza

 

La relazione che ha aperto l’incontro, dopo i saluti delle autorità e l’introduzione del cardinale Antonelli, è stata affidata al cardinal Ravasi e aveva come argomento “La famiglia tra opera della creazione e festa della salvezza”. Ravasi ha voluto porre al centro dell’attenzione l’edificio della casa, che nella sua riflessione diventa simbolo della famiglia. La parola casa, infatti, “in molte lingue non è soltanto l’edificio di mattoni, di pietra e di cemento o la capanna o la tenda in cui si dimora..., ma è anche chi vi abita, è il “casato” fatto di persone vive e di generazioni. La casa-famiglia che Ravasi nella sua relazione descrive quindi “è lo spazio che custodisce «l’intima comunione di vita e di amore…, la prima e vitale cellula della società», come il Concilio Vaticano II definisce la famiglia (GS 48; AA 11)”.  Per descrivere questa casa è necessario partire dalle fondamenta solide, gettate sulla roccia del monte (cf. Mt 7, 24-25). La base è ovviamente costituita dalla coppia che è la radice dalla quale si leva il tronco della famiglia. La coppia dunque - un uomo e donna che consapevolmente decidono di formare una famiglia - costituisce le fondamenta di questa casa-simbolo che Ravasi ci fa contemplare.

            A questo punto il cardinale ci invita a riflettere sul secondo capitolo della Genesi, nel quale, come sappiamo, è narrata la creazione: dopo aver creato l’universo e gli animali, Dio crea l’uomo, ma subito “c’è un incubo che attanaglia l’uomo appena uscito dalle mani di Dio: è la solitudine-isolamento...”Ed ecco che“«Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un ‘ezer che gli corrisponda», esclama il Creatore”. La parola ebraica ‘ezer, ci spiega Ravasi, vuol  dire “aiuto”: l’uomo non aveva trovato negli animali un ‘ezer che gli corrispondesse. Ciò di cui aveva bisogno era “ un aiuto vivo e personale, un alleato nel quale egli potesse fissare gli occhi negli occhi, anche in un dialogo silenzioso”.  Egli insomma, “ cerca un volto davanti a sé, un “tu”, «il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio», come dice il Siracide (36,26)” e “come meglio esclama la donna del Cantico dei cantici, un essere col quale è possibile comporre una piena reciprocità di donazione: «Il mio amato è mio e io sono sua… Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3)”. Così, da una costola di Adamo dormiente, Dio crea la donna e al suo risveglio l’uomo prorompe in un canto d’amore: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne» (2,23). La costola “ indica la piena parità strutturale e costitutiva tra uomo e donna. Non per nulla, in sumerico ‘ti’ designa sia la ‘costola’ sia la ‘vita’ trasmessa dalla donna”. Ora Adamo dà un nome all’essere che sta contemplando: “ «la si chiamerà ’isshah , perché da ’ish [l’uomo] è stata tratta» (2,23)” Continua Ravasi: “Non c’è bisogno di spiegare come l’autore sacro abbia voluto ricordarci che queste due persone che costituiscono la coppia sono uguali nella loro dignità radicale, ma differenti nella loro identità individuale: ’ish è l’uomo nella sua realtà specifica e ’isshah è lo stesso termine ma al femminile, svelando così come la donna e l’uomo siano entrambi persone umane, pur nella diversità dei loro generi sessuali. La pienezza dell’umanità è in questa uguaglianza fatta di reciprocità necessaria, dialogica e complementare. La persona umana è, quindi, “duale” ed è così che realizza la sua autentica “identità”. Ravasi cita ora un passo molto bello del Talmud (testo sacro degli Ebrei) : “«State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata». E conclude questa prima parte della sua relazione dicendo che “Nel cristianesimo, poi, questa unità d’amore riceve un suggello trascendente ulteriore che l’apostolo Paolo chiama “mistero” (Ef 5,32) e la teologia “sacramento”. In modo illuminante il teologo martire del nazismo Dietrich Bonhoeffer così commenterà questo trapasso: «Il matrimonio è più del vostro amore reciproco… Finché siete voi soli ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni che Dio chiama al suo regno».

***

          Nel prossimo numero riassumerò la seconda parte del testo del cardinal Ravasi: se qualcuno vuole leggerlo per intero (e vi assicuro che ne vale la pena!) lo troverà sul sito del Pontificium Consilium pro familia  www.familia.va , cliccando su “ Incontri mondiali delle famiglie” sulla sinistra dello schermo.

                                                                      Antonella

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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