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FEBBRAIO 2004

     

RITORNO ALLE RADICI Anna
Dopo 40 anni faccio ritorno al mio paese d'origine. Fu lì che 50 anni fa io venni alla luce e lì trascorsi l'infanzia e prima gioventù, lì ebbi le prime esperienze amorose, seguite da un matrimonio infelice, ma al momento convinta di raggiungere quella felicità e appagamento interiore che non avevo.
Lasciando questo paese e trasferendomi in città, visto che a quei tempi lo sentivo ostile nei miei confronti, c'era in me la convinzione di essere emarginata, non accettata; questo a fonte della mia sensibilità, già da allora piuttosto preponderante.
Oggi, ritornare ed essere ospite di questa meravigliosa famiglia, dove tutti i componenti hanno lo spiccato dono dell'ospitalità, unita ad un affetto infinito nei miei confronti, mi fa sentire parte integrante della comunità e non più una "diversa", non mi sento più straniera in patria, anzi, mi sembra di essere come il perno di un congegno dove tutto ruota e funziona in maniera che ognuno è utile e indispensabile all'altro, ogni persona ha il giusto collocamento in seno alla comunità dove si trova e svolge la propria attività.
Tornando all'attuale presente, trascorrendo qualche giorno di riposo, per me salutare, ho potuto riallacciare con piacere contatti con persone coetanee, con le quali non avevo più rapporti da quando mi ero trasferita in città. La famiglia che mi ospita non ha limiti nel mostrarmi tenerezza e attenzioni, ciò mi scalda il cuore sentendomi amata e accettata. Insieme a loro ho trascorso una serata presso il Centro Anziani del paese. E' stato un vero tuffo nel passato: le sensazioni da me provate sono innumerevoli e di un'intensità sconvolgente: ritrovare tanti volti mai dimenticati e lì presenti con i loro fardelli di esperienze e problematiche personali, hanno destato in me interesse e curiosità, tanto che, inconsciamente, è scattata la mia naturale voglia di approfondire le loro tematiche, da cui ho tratto un'analisi su ognuno di essi.
La mia prima sensazione è stata un misto di velata malinconia nell'avvertire il loro desiderio di cercare ancora dalla vita quelle sensazioni ormai dimenticate, ma ancora sognate. Ciò me li ha fatti sentire patetici e anacronistici In seguito, da sola, ho riflettuto a lungo e il mio giudizio è cambiato. Sono arrivata alla conclusione che sia giusto e doveroso verso se stessi e nei confronti del prossimo che si frequenta,o avere sentimenti ancora freschi, giovanili e puliti, reagendo all'usura dell'invecchiamento. Anzi, ricercare nuove sensazioni, mantiene lo spirito vivo e giovanile quel tanto che basta per non apparire fuori luogo e nello stesso tempo godersi tutto ciò che la vita è in grado di offrire, sempre restando dignitosi e nei limiti.
La loro esistenza non vissute certo con leggerezza, non ha tolto loro il piacere di cullare il sogno nel cassetto, di un futuro più sereno e facile, segreta speranza di ogni essere umano. La loro accoglienza verso di me è stata cordiale e simpatica, anche perché in loro c'era la curiosità di sapere come si svolge la mia vita: chi mi ha fatto domande più diplomatiche, chi meno, ma ho risposto sempre con gentilezza e con un sorriso.
I signori presenti si sono sentiti in dovere di invitarmi a ballare, malgrado io ripetessi di non essere esperta; in un primo tempo le signore si sono mostrate liete, poi ho avvertito in loro un senso di fastidio, dovuto al fatto dell'eccessivo interesse che suscitavo. Era forse invidia?. Non so ma ho sentito svegliare in me quei sentimenti assopiti ma mai dimenticati: la tristezza mi ha di nuovo attanagliata, creandomi un forte disagio, presto dissolto dalla mia amica Maria, che, con il suo umorismo, ha preso il lato divertente della situazione, ironizzandoci sopra. E' diventato così solo un episodio gioioso, senza cattiveria. Ciò mi ha rasserenata tanto da continuare la mia permanenza con spirito leggero e tranquillo.


 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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