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APRILE 2001

     

RITROVARE IL CUORE

L’uomo moderno, cioè noi, stordito dai troppi rumori, ha perso di vista il suo cuore, cioè l’intimo di se stesso. Tra noi e l’io profondo ci sono barriere di rumori, di pre-giudizi, di spinte alla fuga. Siamo come chi, nella folla, viene portato dove non vuole e in realtà non sa dove sta andando.

Quando prova ad interrogarsi trova mille frasi fatte che servono al suo caso. Frasi coniate da altri e che ripete per darsi una qualche risposta, nel tentativo di tranquillizzarsi:

l’aborto? Non se ne può fare a meno. Che ne sa la Chiesa di queste cose? Resti in sacrestia, quello è il suo luogo, fuori di lì comandiamo noi e le leggi ce le diamo noi;

il divorzio? E chi mi obbliga a vivere con una persona con la quale non sto bene? I figli si adatteranno, capiranno....;

la donna? E chi l’ha detto che deve stare attorno ai fornelli? Chi l’ha detto che deve badare ai figli? Ci sono asili-nido, la scuola, la baby sitter....;

l’onestà? In un mondo di disonesti chi ruba prima ruba due volte...

           

E intanto si fugge... si fugge dall’intimo di sé, si fugge dal proprio cuore, dalla propria coscienza, dal santuario che lo Spirito ha aperto dentro di noi il giorno del battesimo.

            Conseguenza: siamo inquieti, insoddisfatti, pigri, lamentosi, sempre alla ricerca di ciò che ci manca, pensando di trovarla magari andando a destra o a sinistra, dove ci sembra che potremo avere un po’ di soddisfazione magari dimenticando.

Abbiamo paura del silenzio, riteniamo tempo perduto quello trascorso a cercare la propria anima e a tenerla davanti a Dio perché la illumini, la riscaldi, la risvegli, la risusciti se è necessario.

           

Trovare il nostro cuore significa:

ritrovare la nostra innocenza sepolta sotto cumuli di peccati;

trovare la nostra pace nascosta dietro ansie e paure;

trovare la sorgente del vero amore, affossata sotto montagne di frasi fatte per illuderci;

ritrovare il bambino uscito dalle mani di Dio, cresciuto magari solo nel fisico, ma rimasto rachitico, denutrito, lasciato in stato di abbandono.

 

Come si trova il cuore?

            Il cuore si trova nel silenzio. Quando c’è un terremoto e tra le macerie restano corpi imprigionati, si fa silenzio per cogliere magari un grido di aiuto, magari un gemito, magari un sospiro. Seguendo quel debole segnale, si tolgono massi e macerie con attenzione, per non provocare altri crolli. E man mano che si lavora la voce diventa sempre più decisa, finché si giunge al salvataggio.

            Il nostro cuore è nelle stesse condizioni. E non pensate che sia una esagerazione. Il nostro mondo si è allontanato dai valori evangelici, dalla spiritualità, non cura più i sentimenti, alleva l’egoismo, esalta l’io, illudendolo di poter stare bene senza Dio; le parole di Gesù: “Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”, suonano come deliri di gente esaltata, che non ha i piedi sulla terra.

            Abbiamo bisogno di togliere il masso dell’angoscia che deriva dallo spegnersi della speranza, dopo aver sperimentato la falsità di tutto il ciarpame di parole vane, di idee fatte dagli uomini in nome della scienza, del modernismo, della cultura, che comunque tende a sostituirsi a Dio. Il nostro cervello ne è intasato, il nostro cuore ne è appesantito, la nostra anima ne è tramortita. Abbiamo perso il contatto diretto con Dio e magari ricorriamo ai maghi, alle carte, ai venditori di illusioni, siamo diventati duri, razionalisti, freddi, aridi.

 

E’ necessario liberare il cuore per non asfissiare. L’uomo è fatto per amare, l’uomo è fatto per donarsi, l’uomo è fatto per il buono e il bello, l’uomo è fatto per respirare aria pura di paradiso, perché dal cielo viene e al cielo vuole ritornare, come l’acqua che cade dalle nubi per addensarsi di freddo e appesantirsi, e tuttavia, quando ha irrorato la terra, quando ha compiuto la sua missione, tende ad evaporare e a tornare in alto.

            L’uomo, infatti, si trova qui in terra per compiere una missione, si tratta di un periodo di prova, durante il quale deve decidere se stare con Dio, accettando il Suo progetto di immortalità nella gloria, o se stare contro di Lui, seguendo le proposte illusorie e bugiarde del tentatore.

            Se si accetta il progetto di Dio bisogna vivere nell’amore, nella purezza di cuore, nella pace interiore, nel bene.

 

Ma come ritrovare i pensieri puri?

            Per ritrovare i pensieri puri bisogna:

aprire il Vangelo con fede,

bisogna lasciarsi interpellare da quella Parola che è guida all’uomo sulla terra. Man mano che i pensieri puri del Vangelo diventeranno il nostro modo di pensare e di agire, il bla bla umano ci rivelerà la sua vanità, la sua inutilità, al sua malizia. Avremo fatto un po’ di spazio, avremo aperto una breccia perché il nostro cuore cominci a recuperare vitalità.

La Parola, ascoltata con buona volontà, alimenta la fede, che abbiamo ricevuto come dono al battesimo, ma in germe, perché la coltivassimo. E’ probabile che sia rimasta ancora in germe e  non abbia dato i suoi frutti.

Man mano che la fede aumenta, viene alimentata la pace interiore.

Perseverando e insistendo, imponendosi una disciplina ascetica,

quella piccola fede diventa certezza e

la certezza ci dispone alla fiducia in Dio Padre buono e solo dopo saremo in grado di fare

l’atto di abbandono nelle Sue mani divine.

            Quando, come Gesù, sapremo dire: “Padre, se è possibile, allontana da me questo calice, ma non si faccia la mia ma la tua volontà”, allora il nostro cuore comincerà a stabilirsi in una pace imperturbabile, il battito della vita comincerà a cadenzarsi su quello del Cuore del Padre materno e nulla più ci spaventerà, qualunque problema lo presenteremo a Lui: la salute, la malattia, la prosperità, l’indigenza saranno strumenti di purificazione, oggetti di offerta al Padre. Allora, come Gesù potremo dire: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”; la morte stessa perderà i suoi connotati spaventosi, perché sarà come un addormentarsi tra le braccia della mamma, sicuri di svegliarsi in un paradiso di delizie.

            Se avremo ritrovato questa dimensione di profondità, l’anima canterà il suo alleluia e l’occhio esprimerà la gioia, la pace, l’intima pienezza che l’io gode nella sua profondità e allora il coniuge, i figli, i fratelli saranno visti in un’altra luce, in una luce celestiale fatta di tenerezza misericordiosa, di accoglienza, di disponibilità. Queste cose si percepiscono, si respirano, sono contagiose: pian piano ognuno in famiglia sentirà che può abbassare le barriere di difesa perché i nemici non ci sono più, perlustrerà la zona, dichiarerà pace, si aprirà al dialogo e alla confidenza.

            La pace della famiglia comincia dalla pace del cuore e la pace del cuore si ottiene liberando il cuore da tutto ciò che è vecchio, che ha a che fare con il peccato

            Siamo in tempo pasquale. A Pasqua si fa la pulizia a fondo, perché il Signore possa entrare con la sua benedizione.

Così nel cuore: si aprono le finestre che danno sul cielo, si fa entrare aria di paradiso e si fa uscire l’aria inquinata e pesante; si fa entrare la luce del Sole divino che purifica, uccide i germi infernali che prolificano nel buio e dall’intimo esploderanno sentimenti di bontà, di mitezza, di perdono, di riconciliazione, di pietà (amore filiale verso Dio), di carità misericordiosa (amore operoso verso i fratelli).

            Questo lavoro si fa nel silenzio della preghiera profonda, quella preghiera che ci mette davvero in contatto con Dio e ci fa confrontare con Lui; quella preghiera fatta più di ascolto che di richieste, perché è proprio la Parola di Dio il vento primaverile che scaccia l’aria inquinata e risveglia i sentimenti puri nascosti nel cuore.

            Più ci tratterremo con Gesù e più assimileremo i Suoi sentimenti. Pian piano ci accorgeremo che siamo cambiati, il nostro modo di interpretare e giudicare le cose è diverso, solo allora ci accorgeremo che potremo fare il discorso di S. Paolo: “Vivo? Ma non sono più io, è Cristo che vive e agisce in me”.

            E’ un cammino allettante, è un vero augurio pasquale, ma certo non basta un desiderio sterile, quasi magico magari accompagnato da una richiesta una tantum a Gesù di renderlo realtà, occorre decidersi a mettere le mani all’aratro e lavorare sodo, si tratta di trovare la forza e il coraggio di scegliere definitivamente Dio, di scommettere tutto su Lui, ma bisogna essere veramente convinti che il mondo non ci può dare ciò che cerchiamo, bisogna veramente aver capito per esperienza che tutto è vanità quanto c’è quaggiù e che come tale vale come bene transitorio ma non merita attaccarvi il cuore e perdervi l’anima.

            “Era proprio necessario, mi diceva Anna Stella giorni fa, che noi passassimo per la morte per ritrovare la vita. Ora non abbiamo più nulla di quanto sembra esserci utile sulla terra, neanche la casa, ma abbiamo la pace, abbiamo ritrovato noi stessi, abbiamo ritrovato la famiglia, abbiamo ritrovato i pensieri puri che ci fanno sentire uniti anche nelle situazioni più disagiate”.

            Che bello sentire queste espressioni, soprattutto se si confrontano con altre frasi sentite non tanto tempo fa’ che ti schiacciavano il cuore perché sembravano inchiodarti ad una realtà senza speranza!

            Ma loro hanno lavorato, sofferto e offerto. Quando c’è anche un solo briciolo di fede non si può mai dire che non c’è niente da fare. Dio agisce in maniera per noi sconcertante e mentre aspettavamo la luce guardando ad occidente, ci accorgiamo che la luce è apparsa ad oriente dopo aver fugato le ultime tenebre.

            Quanto ci sorprende questo Dio così vicino a noi, così diverso da noi, così ricco di risorse da spiazzare ogni nostra previsione. Quanto è saggia la preghiera che dice: “Signore, prendi in mano la mia vita e conducila dove Tu sai, so che anche se mi farai passare per sentieri bui e io avrò paura, Tu mi stai conducendo alla luce”.

            E’ l’esperienza dei santi, è l’esperienza di Gesù: mentre il Padre lo conduceva al Calvario gli stava preparando la risurrezione.

Ma perché allora quel Calvario? Per far esprimere al Figlio tutto l’amore di cui era capace e di cui l’uomo peccatore aveva bisogno.

A che serve allora il nostro Calvario se c’è stato già quello esauriente di Gesù? Per farci esprimere tutto l’amore di cui siamo capaci e per prepararci la risurrezione gloriosa come quella di Gesù.

Ma allora Dio è davvero un Padre buono come si dice?

Non ha compassione del nostro patire?

Non vede i figli che si allontanano?

Dio vede e sa tutto, Dio segue ogni suo figlio, Dio vede anche chi si allontana dalla casa paterna come il figlio prodigo, ma gli manda dietro lo Spirito Santo che, con il rimorso, va lavorando quel cuore fino a quando questo figlio non si accorge di aver sbagliato e liberamente decide di tornare al padre suo.

Dio è Dio e noi non abbiamo niente da insegnarGli.

Dio è Dio ed è un Dio d’amore e di misericordia, noi dobbiamo solo fidarci di Lui e lasciarci lavorare. Se non ci fa la grazia che noi chiediamo è perché ce ne sta facendo una più grande che ci stupirà e ci farà felici definitivamente.

Per arrivare a purificare il cuore c’è chi ricorre a tecniche joca di rilassamento e di concentrazione; chi, come il “pellegrino russo”, fa coincidere l’invocazione del nome di Gesù con l’atto vitale della respirazione; chi pensa di doversi allontanare dal mondo.... Sicuramente anche il corpo pacificato, tranquillo, senza esigenze aiuta a entrare nella dimensione della preghiera profonda, è infatti una delle barriere da superare per rientrare in se stessi. Poi c’è la barriera delle idee e del modo di pensare della nostra cultura; c’è quella degli assilli legati alla nostra situazione di lavoratori, di genitori, di coniugi ecc; poi ci sono i nostri punti fragili, le nostre dipendenze morali, i nostri vizi... sono tutte barriere da mettere a tacere.

Se qualche tecnica giova perché non usarla? Tutto è bene se fatto con retta intenzione? Ma in fin dei conti bisogna rientrare in se stessi , bisogna riprendere i contatti con Dio, bisogna ridare a Dio il Suo posto, bisogna rimetterlo al centro della nostra vita, bisogna rilegare la nostra vita alla Sua. Religione significa proprio rilegare, se si raggiunge questo obiettivo poi si può stare anche in una piazza affollata e nulla ci potrà distrarre dall’oggetto della nostra contemplazione.

Certo, l’abitare nel corpo e il vivere in un mondo fatto di cose e di persone ci aliena un po’ da Dio, fa balzare in prima linea i bisogni materiali e trascurare quelli dell’anima, ma poi gli effetti si fanno sentire perché l’uomo è nato per la felicità piena, per quella felicità adeguata alla sua natura che non è solo naturale. Se così fosse vivrebbe sereno come fanno gli animali che non si pongono il problema di dare un senso alle loro azioni, che non sono chiamati a fare delle scelte. Se l’uomo ha queste esigenze è perché non è un animale, è una creatura speciale che ha esigenze spirituali.

L’uomo allora, per sentirsi realizzato ha bisogno di spiritualizzarsi ed è quanto ci proponiamo con questo cammino di fede.

Ci illumini e ci assista lo Spirito, per capirne tutta l’importanza e per raggiungere la pienezza della vita e della gioia anche su questa terra.

 

QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO:

 

  1. Che significa ritrovare il cuore?
  2. Sai entrare nella profondità del tuo cuore?
  3. Per quanto tempo riesci a fare silenzio senza stancarti?
  4. Ti senti angosciato? Perché?
  5. Cosa puoi fare per liberarti dall’angoscia?
  6. Cosa sono i pensieri puri?
  7. Come si possono ritrovare i pensieri puri?
  8. Qual è l’itinerario per raggiungere il perfetto abbandono in Dio?
  9. Cos’è la preghiera profonda?
  10. Quali barriere bisogna superare per raggiungere la quiete interiore?
  11. Perché è stata necessaria per Gesù l’esperienza del Calvario?
  12. A cosa serve il nostro Calvario?

 

Cristo, che nella sua pasqua porta l’amore oltre la morte, ci guidi all’amore perfetto

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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