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APRILE 2002

 

 

LA FEDE - FEDELTA’

Cos’è la fedeltà?

            La fedeltà è la qualità di chi è fedele, di chi è costante nell’amore, negli impegni assunti, di chi continua ad aver fede nella parola data da Dio o dagli uomini. Fedeltà deriva da fede e la fede è adesione incondizionata ad una idea, ad una persona. Dal punto di vista religioso la fede è risposta all’invito divino da parte dell’anima toccata dalla grazia, è innamorarsi di Dio che si rivela, è lasciare tutto per seguirlo.

            La fede, dal punto di vista umano è rischio, ma è anche opportunità, la più grande opportunità che è stata offerta agli uomini sulla terra. Solo nelle favole veniva offerta a povere ragazze, ricche solo della loro virtù, di fare innamorare il cuore del re e di essere portate da lui nella reggia a godere una vita felice; la fede rende realtà ciò che la favola fa immaginare. Dio, non un povero uomo che si fa chiamare re, s’innamora della sua piccola creatura e la invita alla Sua intimità, proprio Lui, l’Onnipotente, l’Onnisciente, il Perfettissimo, Colui al quale tutte le potenze sono sottomesse, invita l’anima a lasciare tutte le povere cose della terra per seguirlo nel Suo Regno, dove non c’è dolore, lutto, pianto, dove vuol celebrare le nozze al cospetto degli Angeli e dei Santi con la sua piccola “Cenerentola”.

            E la piccola “Cenerentola”, cioè la nostra anima, se riesce a fidarsi, coglie l’occasione e si abbandona al sogno, si lascia guidare dall’inaspettato evento, affascinata dall’Amore, e risponde al richiamo dell’Amore. E’ la santità.

Come nasce la fede

            La fede prima di essere risposta è invito, è voce di Dio che chiama...

            Ma come sentirla? Non è voce umana, non la percepiscono le nostre orecchie, ma è inconfondibile, te la trovi dentro già interiorizzata. Essa ti interpella, ti invita, non ti violenta ma insiste; di solito parla nel silenzio: “ Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono”. (Ap 3,20-21)

                Pur essendo voce flebile, sfida anche il frastuono del mondo, i bagordi, l’offuscamento dell’ira e dell’odio: Saulo di Tarso la sentì mentre infuriato, andava a Gerusalemme a uccidere i cristiani, la riconobbe e disse  subito: “Signore, che vuoi che io faccia?”; S. Agostino, pur stordito dalla voce famelica delle sue passioni, la riconobbe nella logica stringente di Ambrogio ed esplose nella famosa frase: “O bellezza tanto antica e sempre nuova... il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te!”; Maria di Magdala, degradata dal peccato, fu conquistata dalle parabole della misericordia pronunziate dal Maestro e, incurante del disprezzo farisaico, ruppe il vaso di alabastro per versarne il profumo su quei santi piedi, che tanto avevano camminato per cercare lei, la pecorella smarrita; S. Francesco, giovane gaudente, la sentì in sogno: “Va e ripara la mia Chiesa che cade in rovina” e, vestitosi di sacco, sposò Madonna Povertà....

            L’elenco dei chiamati è lungo, ne hanno fatto esperienza, pur vivendo nell’inganno del paganesimo, anche gli antichi filosofi della Magna Grecia, i saggi dell’antica Roma e, pur senza riconoscerne la provenienza, nobilitarono la loro vita con la pratica delle virtù e spesso, per non avvilire la loro dignità, accettarono anche la morte eroica.

L’elenco arriva fino a te, fino a me, anch’io l’ho sentita, quando mi ha tratto dalla vita anonima nel mio paesello e mi ha scelta per sé, perché sperimentassi il Suo Amore Misericordioso e lo indicassi ai fratelli; anche tu l’hai sentita, mentre ti dimenavi nell’insoddisfazione di un matrimonio ricco solo di contraddizioni e, attraverso l’Incontro Coniugale ti ha chiamato alla santificazione della tua vita matrimoniale e familiare.

Il libro dei chiamati forma la storia della salvezza, ma i Beati non sono i chiamati, ma quelli che, all’invito divino, rispondono: “Sì”, e seguono Gesù accettandone la dottrina, lasciandosi trasformare il cuore, accogliendo i doni di grazia che sono i sacramenti, facendo della loro vita un’offerta gradita a Dio nell’esercizio dell’amore.

Chiudiamo gli occhi e contempliamo Gesù alla porta del nostro cuore, che bussa e ci dice: “Ma credi in me? Ma sei capace di fidarti di me? Sei capace di lasciare i tuoi fragili appigli che ti tengono aggrappato alla riva e prendere il largo insieme a me?

Pietro prese il largo e la pesca fu miracolosa, tu cosa vuoi fare? Vuoi essere una creatura di terra, schiava dei tuoi istinti, illusa dalle false luci del mondo? O vuoi seguire me “Via, Verità e Vita”? Non ti prometto la stima degli uomini, i loro applausi, le ricchezze, la gloria mondana che dura un giorno, come l’erba del campo che il sole dissecca, ti prometto fatica, tribolazioni, disprezzo, derisione, disapprovazione, ostacoli da parte del mondo... ma ti assicuro che starò con te sempre, che la forza del mio Spirito ti assisterà, che in mezzo alle tribolazioni la pace spazierà nel tuo cuore e ti farà assaporare fin da questa terra l’intima gioia riservata ai benevoli, ai buoni, ai pazienti, a coloro che mi amano e che amano i fratelli.

Tutti gli evangelisti più e più volte, hanno sottolineato nei discorsi di Gesù l’esigenza della fede. Luca dice: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe”. (Lc 17,5-6)

Quasi con le stesse parole Matteo sottolinea lo stesso concetto: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà. E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete». (Mt 21,21-22).

            E Marco aggiunge: Gesù allora disse loro:  “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. (Mc 11,22-24)

E Giovanni ci dà la motivazione della fede quando riporta il discorso di Gesù ai farisei: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. (Gv 5,24)

 

            Che cosa grande la fede! Che potenza! Abramo per la sua fede divenne il capostipite di quelli che credono nel Dio unico: “Il Signore disse ad Abram:

«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria

e dalla casa di tuo padre,

verso il paese che io ti indicherò.

Farò di te un grande popolo

e ti benedirò,

renderò grande il tuo nome

e diventerai una benedizione.

Benedirò coloro che ti benediranno

e coloro che ti malediranno maledirò

e in te si diranno benedette

tutte le famiglie della terra».

Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.

Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore.Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb.(Gen 12,1-9)

            Abramo credette e anche fuori da ogni regola ebbe il Figlio della promessa. Credette anche quando, volendo offrire a Dio le primizie, pensò, secondo l’usanza dei semiti, di dover sacrificare il Figlio. Se il Signore glielo chiedeva avrebbe comunque mantenuto la promessa di farlo capo di un popolo. Per questa fede divenne “padre della fede”.

            Così Mosé, per fede divise il mare, Maria, divenne Madre di Dio, i Santi, lungo i secoli, per la loro fede piccola o grande hanno sempre ottenuto prodigi. La fede era l’unica cosa che Gesù chiedeva per operare miracoli.

Essa è condizione per la salvezza: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (Mc 16,16)

 

La fede nella relazione di coppia

            La fede permette all’uomo di penetrare nel mistero, cioè di dare valore soprannaturale alle sue azioni. Noi entriamo nel mistero, cioè ci inseriamo in Dio e diveniamo Suo segno in terra, attraverso i sacramenti. Il matrimonio è parentela che si stabilisce tra due persone legate dall’amore, ma l’Amore è Dio e il piccolo amore umano è un Suo riflesso nelle creature, fatte “a sua immagine e somiglianza”.

            La coppia cristiana, unita nel sacramento permanente che è il matrimonio, diventa perciò un mistero di fede “questo mistero è grande”, dice S. Paolo.

            Ora, come la materia nell’Eucaristia ci fa capire l’effetto di quel sacramento, cioè ci dice che Gesù si fa cibo per permetterci di entrare in comunione vitale con Lui, come il cibo entra in comunione vitale col nostro corpo e lo nutre e lo sostiene, così il matrimonio, nella materia sacramentale che è l’amore dei coniugi, deve esprimere l’amore trinitario, cioè il vincolo che lega in unità la Trinità santa, e lo fa creando la famiglia che ha nell’amore la parentela di primo grado “Saranno una sola carne” cioè una sola vita, dice la Genesi.

            Come l’equilibrio dell’universo si basa sull’equilibrio delle forze, e se una sola forza si spostasse avremmo il caos, così la Trinità viene stretta in unità dall’Amore del Padre e del Figlio; se per ipotesi il Padre per un attimo solo non amasse il Figlio, si tornerebbe al nulla.

            Così il matrimonio: finché è vissuto, consapevolmente o inconsapevolmente, nel Signore, cioè nell’amore che è energia che tiene unite le persone come le valenze tengono unite le cellule di una molecola, il matrimonio regge, ma se il peccato, come una bomba atomica, spezza questo vincolo, il matrimonio si disgrega e la stessa persona si frantuma perché, non essendo più “segno”, si sente priva di senso.

            Il “senso” alla nostra vita lo dà l’essere simili a Dio, somigliare a Lui, se non somigliamo a Lui, avvertiamo una grande insoddisfazione che ci logora dentro., ci dà sofferenza, angoscia, delusione, disperazione.

            La coppia deve conoscere il mistero grande che è chiamata ad esprimere, altrimenti come può agire in conseguenza? E si deve impegnare a vigilare sul suo cuore, perché non sia interrotto il flusso d’amore che crea il vincolo con Dio, con l’altro/a, o con gli altri. Se ciò avviene, deve correre subito al riparo con il perdono che riconcilia e permette alla storia d’amore  di continuare e alla riconciliazione sacramentale che fortifica la sua debolezza e la mette al riparo da altre defezioni. E’ l’ecologia della vita umana che, riguardando creature materiali e spirituali, deve prevedere l’aspetto soprannaturale se vuole assicurare salute e benessere.

 

La fede nella vita familiare

            La famiglia è il complemento della coppia, è il suo fiorire. Ma, come il fiore appartiene all’albero e attende da lui la linfa per portare a compimento il suo progetto di vita, diventando frutto, ma dopo si stacca dalla pianta madre per moltiplicare sulla terra il prodigio della vita, così i figli, vanno alimentati fisicamente, affettivamente, intellettualmente e spiritualmente perché possano arrivare a maturazione, ma una volta maturi devono realizzare il loro progetto vocazionale, quindi vanno lasciati andare, perché questo è il piano di Dio.

            Il Padre celeste in questo ci è modello: Dio è famiglia: Il Padre materno genera il Figlio per opera dello Spirito Santo che è il Suo amore; quindi fa tutto con Lui e in vista di Lui, come dice Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,1-3), cioè in vista del progetto che Lui doveva realizzare, quello di salvare gli uomini e renderli fratelli, inserendoli nel circuito divino.

            Ma nella pienezza dei tempi, lascia che il Figlio si faccia uomo, nonostante l’enorme umiliazione, perché possa espletare la Sua missione amando noi creature ribelli, insegnandoci la verità, rivelandoci il mistero del Padre; accetta che questo Figlio diletto subisca le conseguenze di questo Suo amore fino a pagare con la vita e non s’intenerisce neanche quando il Figlio gli dice: “Padre, allontana da me questo calice!”; non cede al suo cuore materno ma stimola il Figlio a portare a compimento il dono di sé; non cede neanche allo sdegno quando gli uomini lo provocano a dare una prova della Sua divinità scendendo dalla croce. Lo sostiene a portare il suo amore fino alla massima espressione. Solo dopo gli ridà la Vita, ma non è più la vita del piccolo seme, ormai consumato nel dono, ma la vita della spiga in cui la vita si è moltiplicata. Per questo Gesù ci dice: “E’ necessario che il seme muoia per produrre molto frutto”.

            Questo è il mistero di fede racchiuso nella famiglia ed espresso nella Famiglia Trinitaria, icona perfetta di ogni famiglia umana.

            Tutto questo richiede una fede vissuta nel quotidiano, una fede viva, una fede che ci permetta di entrare nel mistero e rimanervi per acquistare senso.

 

La fede dono dello Spirito

            Questa fede richiede    * attenzione per percepire la voce di Dio,

* risposta fiduciosa a Dio che ci chiama,

* amore generoso per non cedere di fronte alla sofferenza,

* capacità di dare la vita per riaverla moltiplicata.

            Ma questa fede è frutto maturato dal dono dello Spirito, che ci facilita il compito con l’aiuto della grazia, cioè della forza che Cristo ci ha ottenuto con il Suo Amore perfetto e che ci viene elargita a sostegno della nostra debolezza. A Paolo che lo supplicava di essere liberato dal corpo di morte, tendente al peccato, Gesù rispose: “Ti basta la mia grazia”. Questa risposta la dà anche a noi, assicurandoci il Suo sostegno. E “se Lui è con noi, chi sarà contro di noi?”

 

Qualche domanda per interiorizzare:

  • Senti nel tuo intimo la voce di Dio che ti chiama a seguirlo?
  • Ti fidi di Lui? Ti abbandoni come Abramo, ti lasci cambiare la vita accettando il Suo progetto?
  • Riesci a dare alla tua vita il respiro soprannaturale?
  • Vivi il tuo matrimonio come mistero di comunione che esprime il mistero trinitario?
  • Consideri i figli come emanazione del vostro amore, che riceve la spinta dall’Amore grande di Dio e li proietta nella vita?
  • Li sostieni senza debolezza, quando il loro progetto incontra la sofferenza e la croce?
  • Ripeti spesso con gli Apostoli: “Signore, aumenta la nostra fede”? (Lc 17,5)

 

Proposito: Facciamo frequenti atti di abbandono fiducioso in Dio.  

 

 

 

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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