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GIUGNO 2002

 

 

IL DOMINIO DI SE’

 

            Dominare, tenere sotto controllo se stessi è l’impresa più ardua da compiere sulla terra. Per noi è più facile osservare, giudicare ed emettere sentenze sugli altri che ci stanno di fronte che su noi stessi. Questo avviene perché col nostro “io” abbiamo un rapporto interiore, condizionato dall’istinto di conservazione, dall’egoismo, dall’amore disordinato verso noi stessi, dalla barriera di difesa che mettiamo tra noi e gli altri, tra noi e Dio, dalle famose “maschere” che indossiamo abitualmente per nascondere le parti più fragili e difettose di noi stessi: le nostre passioni, le nostre dipendenze; a volte anche per nascondere i nostri sentimenti più profondi, che ci fanno soffrire e proprio per non soffrire indossiamo la maschera dell’indifferenza.

            Per acquistare il dominio di sé occorre innanzitutto ritrovarsi rimuovendo il cumulo dei “ma”, dei “se” e dei “però” sotto cui l’abbiamo sepolto. Ma come fare?

  1. Per ritrovarsi bisogna fare silenzio, un lungo silenzio;
  2. Riuscire a percepire la voce del cuore o meglio la voce della coscienza, che parla con tono flebile ma inconfondibile; è voce di approvazione o disapprovazione, è voce di verità. Non bisogna aver paura di ascoltarla, essa ci indica cosa fare se il suo giudizio è sfavorevole. Se saremo docili alla sua voce, il suo giudizio cambierà e sentiremo nell’intimo l’approvazione che tanto affannosamente andiamo mendicando dagli uomini.
  3. Individuato nel nostro intimo cosa ci causa rimorso e sofferenza, bisogna esercitarsi nell’autocontrollo. Cioè non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, dalle sensazioni, dalle provocazioni, ma crearsi dentro un “calmieratore”, una sorta di ventola di raffreddamento, che ci permetta di tenere sotto controllo la situazione e riuscire a prendere, in ogni circostanza, l’atteggiamento più opportuno, più adeguato alla salvaguardia della nostra salute fisica, psichica e spirituale e più opportuna anche nei riguardi degli altri; in sintesi: un atteggiamento evangelico. In questa maniera non si diventa indifferenti o apatici, ma si impara a gestire le proprie risorse. Le risorse emotive e affettive, se canalizzate in sintonia con la propria coscienza,
  4. si possono esprimere liberamente e con grande soddisfazione personale, perché la soddisfazione personale nasce dal nostro intimo, dalla nostra coscienza. Quindi l’approvazione della coscienza deve essere il primo obiettivo da ricercare.
  5. Questo presuppone una gerarchia di valori stabilita da chi ci conosce e ci ama più di noi stessi, cioè da Dio. Questa gerarchia non ci porta a disincarnarci, ma mette ordine e misura in tutte le cose e ci stimola ad orientarci al bene maggiore. In Dio trovano spazio gli affetti, i sentimenti, l’attenzione alle persone care, la giusta ed equilibrata ricerca del proprio benessere, le tendenze artistiche, la stessa cura del corpo. Dio è bellezza, armonia, salute, amicizia, conforto... ma tutto all’interno di un quadro armonico che vede Dio al centro, il coniuge, i figli, i parenti, gli amici... la comunità al loro posto.

            E il gusto della trasgressione?

            La trasgressione, lo sappiamo, porta poi a star male spiritualmente e fisicamente e logora le relazioni familiari e sociali; se siamo saggi come possiamo accettarla nell’orizzonte delle possibilità? Se l’accogliamo vuol dire che ci vogliamo male e vogliamo male ai nostri cari... ma questo è da folli o da perversi. Se vogliamo dire che, per la nostra fragilità, spesso non riusciamo a gestire le nostre tendenze inferiori, ancora si può accettare e per questo ci è necessario ricorrere all’aiuto di Dio, ma scegliere la trasgressione come diversivo alla noia è da stolti.

            Il dominio di sé in effetti è appannaggio delle persone sagge. Sono poche le persone che arrivano a possedere il perfetto “dominio di sé”, nonostante gli anni, le esperienze e le varie vicissitudini della vita, che ci costringono in qualche maniera a diventare saggi e ci allontanano dalle superficialità della vita.

 

Dominio di sé in Gesù

            Gesù è modello di perfetto dominio di sé. Leggendo il Vangelo, una sola volta sembra aver perso la pazienza, quando scaccia i venditori dal tempio, ma quella volta fu preso dallo zelo per la gloria del Padre: quella frusta, in mano al Figlio di Dio, stava ad indicare che il Messia, il Giustiziere, lo zelante promotore della gloria del Padre, predetto dai profeti, era in mezzo a loro con tutto il potere che da Lui gli derivava. E chissà con quanta fatica il mite e misericordioso Gesù azionava quella frusta! (Vedi: Mt 21,12-17; Gv 2,13-17) Per il resto il Vangelo riporta un Gesù continuamente messo alla prova dalle prevaricazioni dei suoi nemici, ma Egli risponde sempre con parole giuste e ponderate, parole vere, anche se la verità avrebbe inasprito ulteriormente l’animo dei suoi nemici; un Gesù sempre disposto a spiegare, a chiarire, nel tentativo di convincere, invitare a conversione e salvare qualcuno.

            Vediamo alcuni episodi evangelici:

  1. Ancora bambino, perseguitato da Erode, fugge in Egitto (Mt 2,13-15).
  2. Educa alla non violenza (Mt 5,21-26; Mt 5,38-48)
  3. Affronta la questione del sabato (Mt 12,1-21).
  4. Sopporta e compatisce i Nazareni (Mt 53-58).
  5. Paga la tassa al tempio (Mt 17,24-27).
  6. Risponde alle provocazioni di chi lo interroga sulla sua autorità (Mt 21,23).
  7. Pagare la tassa ai Romani (Mt22,15-22).
  8. Dice senza timore la verità ai farisei (Mt 23,15-36).
  9. Difende la donna che versa il profumo sui suoi piedi (Mt 26,6-13).
  10. Chiama amico Giuda traditore (Mt 26,47-56).
  11. Difende i discepoli da coloro che lo arrestano (Mc 14, 48-50).
  12. Educa all’onestà il servo che, durante il processo gli dà uno schiaffo (Gv 18,19-24).

Gesù conserva sempre la padronanza di sé, resta sempre il Maestro paziente che educa l’uomo impulsivo e facile al giudizio, condizionato e deviato mentalmente dalle sue passioni.

 

Dominio di sé nel processo di formazione della personalità

            Nel processo di formazione della personalità di Ericson l’integrità o dominio di sé è l’ultimo stadio a cui la persona tende. L’integrità presuppone non solo la conoscenza del bene, del male, del meglio, ma anche la capacità di gestire le proprie emozioni, le proprie passioni, i propri difetti, le proprie dipendenze... in maniera da mettere in atto ciò che l’intelligenza ci presenta come buono, e utile per noi.

            L’uomo integro sa di avere un compito da compiere sulla terra, sa che Dio ha un progetto su di lui e questo progetto deve portarlo a compimento nei giorni contati della sua vita terrena.

            “Integro” può considerarsi l’uomo avveduto della parabola dei talenti, che, con buona volontà, si mette a trafficare i doni di Dio per accrescerli, moltiplicarli, e poi presentare al Signore i talenti con i frutti maturati, perché Egli possa dirgli: “Bravo, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, io ti farò governare grandi ricchezze, entra nella gioia del tuo Signore!”

            Gesù questo l’ha fatto e sulla croce ha potuto dire: “Tutto è compiuto! ... Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”, trasformando in atto d’amore e di offerta la stessa morte violenta a cui l’uomo lo aveva condannato.

            Maria, anche lei donna integra, donna del “sì” a Dio, ha portato a compimento il progetto che Dio aveva su di Lei in maniera così forte, coerente ed evangelica, tanto da non ribellarsi e disconoscere gli uomini, neanche mentre le inchiodavano il Figlio sulla croce.

            Gesù e Maria sono i modelli più perfetti di dominio di sé. I Santi, alla loro scuola e sotto l’azione dello Spirito Santo, a volte ci hanno dato esempi arditi. Anche umili fedeli a volte ci stupiscono per la saggezza che esprimono, per la capacità di accettare la croce e portarla con amore, unendo la loro sofferenza a quella di Gesù, ma la maggior parte di noi siamo in cammino e la stragrande maggioranza degli uomini non è ancora partita e vive affannandosi a costruire case che non abiterà, a programmare vacanze favolose che poi si ridurranno a noia, fatica e disgusto, ad evitare croci che sarebbero la loro salvezza se fossero abbracciate, a lottare contro il tempo che si ostina a segnare rughe sul volto, a indebolire le gambe, a spegnere miraggi creati dalla fantasia o dalla pubblicità...

 

Il dominio di sé nella vita familiare

            E’ ovvio dire che il dominio di sé nella vita familiare è indispensabile, se non si vogliono commettere errori troppo gravi. Le insofferenze, le aggressioni verbali e a volte fisiche, le offese... sono tutte causate da inesistente dominio di sé, da passioni, sensazioni ed emozioni lasciate allo stato brado, come puledri indomiti.

            Gli egoismi familiari, la ricerca del proprio interesse, l’impazienza di fronte alle frasi poco felici degli anziani, l’incapacità di perdono, il senso di inutilità di fronte ad una vita che ci sembra priva di interesse solo perché, come la radice nella pianta, non si esprime tra il plauso della gente ma nel chiuso delle case, il vuoto esistenziale e quanto altro è indice di scarso dominio di sé.

           

Come dare senso alla nostra vita?

            Il senso delle cose non è mai superficiale ma sta sempre nell’intimo delle cose stesse. La vita non è interessante per ciò che esprime ma per ciò che motiva un dato comportamento. Guardiamo i santi: in genere hanno vissuto e vivono situazioni di sofferenza, di incomprensione, di emarginazione, di sopraffazione, di umiliazione... eppure la loro santità finisce per venire alla luce e anche il luogo dove sono vissuti, a volte umile, povero, disagiato, diventa un santuario.

            Non era ciò che facevano e dove vivevano a rendere grandi quell’uomo, quella donna,

ma come vivevano, il senso che davano alle loro azioni, l’intima comunione con Dio, la capacità di prendere la croce che gli uomini preparavano loro e portarla con amore.

            L’incontro con un santo è sempre un incontro tra anime.

Comportamento del santo

 

            Il santo di solito non è ciarliero, perditempo, bontempone... il santo è un saggio che non perde il tempo, perché il tempo è oro per il Regno dei cieli; non ama ciarlare di questo o di quello perché sa, secondo quanto dice S. Giacomo, che chi non pecca con la lingua è uomo perfetto e chi parla molto difficilmente evita giudizi, critiche, interpretazioni soggettive che feriscono la carità; il santo non ha tempo per divertirsi nella confusione, può partecipare per condividere con i fratelli qualche momento, ma la sua ricreazione la trova nell’intima comunione con Dio e non tra il chiasso della folla; il mangiare e il bere non sono per lui momenti di godimento ma un tributo da pagare alla condizione umana, che ci rende bisognosi anche del cibo che perisce, oltre che di quello che nutre per la vita eterna.

            Il santo è un uomo, una donna che ha ridotto al minimo le proprie esigenze, come l’alpinista, man mano che raggiunge la vetta, si libera da ogni zavorra e dello stesso cibo eccedente, per non essere appesantito e rischiare di non raggiungere la meta.

            Il santo sa stare tra gli uomini ma preferisce stare con Dio; non è un musone o un asociale, al contrario la vicinanza di un santo comunica serenità e gioia a chi l’avvicina, ma questo avviene proprio perché il santo ha quella marcia in più che lo rende interessante, sempre pieno di novità, sempre ricco di esperienze, sempre pronto ad accogliere e ascoltare, sempre opportuno nel consigliare, sempre in grado di consolare.

            Il santo in realtà è il canale di cui lo Spirito Santo si serve per raggiungerci e per convincerci ad ascoltarlo; per la bocca del santo spesso parla Dio ed è proprio Dio operante in Lui a trasmetterci quella pace, quella serenità, quella confidenza che altri non riescono ad ottenere da noi.

            Ma chi è il santo? Ma dove vive il santo? Ma come fare per incontrare un santo? Ma dove andare per trovarlo per trattenersi con lui?.....

            La gente, in realtà, cerca il santo ed è disposta a fare migliaia di chilometri per incontrarlo, accettando disagi e lunghe attese, pur di trattenersi un solo instante con lui, pur di poter dire,: “Io l’ho conosciuto!”. In realtà incontrare un santo è molto più facile di quello che può sembrare. Guardati intorno, forse in casa tua hai una mamma anziana che purifica la sua vita nella preghiera continua... interrogala, la sua parola è saggia, forse da tanto tempo vorrebbe dirti quelle parole che tu vai mendicando altrove; forse hai un bimbo innocente che trotterella tra le sedie, prendilo in braccio e guardalo negli occhi, non solo conoscerai un santo, ma vedrai addirittura la purezza di Dio; forse un famiglia c’è un portatore di handicap, vittima innocente di chissà quali errori, veneralo e assistilo: è Gesù! forse c’è il tuo coniuge, innamorato, che da mane a sera lavora con senso di responsabilità, tiene a freno le sue passioni per esserti fedele in tutto, rinuncia a tante soddisfazioni personali per soddisfare le esigenze della famiglia, apprezzalo e ringrazia Dio per lui/lei, la sua è vera santità nel feriale; forse hai un’amica/o tradita e abbandonata, che resta fedele al suo matrimonio, facendo da padre e da madre ai suoi figli, sostienila, incoraggiala, ammirala, esprime la fedeltà di Dio! forse conosci un sacerdote che ha rinunciato alle legittime soddisfazioni della vita per servire la vita spirituale del popolo di Dio, da mane a sera non ha un minuto di tempo per sé, deve essere sempre a disposizione degli altri, ha solo doveri, nessun diritto… veneralo e aiutalo con lo stesso rispetto che si riserva alle cose sacre perché sacro è al Signore! …

            La lista potrebbe continuare perché la santità ha tante forme e tanti volti quanti sono gli uomini che vivono e si esprimono sulla terra: si possono trovare santi nel mondo dello spettacolo, dello sport, della politica, del lavoro, dell’imprenditorialità…, nella situazione di salute e di malattia; in età giovanile, nella maturità, nella vecchiaia; ci possono essere santi tra i poveri, tra gli indigenti, tra i ricchi… tutto può essere vissuto e santificato dall’uomo, perché è l’uomo che santifica ciò che fa, vivendolo nel mistero di Dio che lo permea.

            Allora santo puoi essere anche tu, purché lo voglia, purché ti decida a fare tutto e solo per amore di Dio, purché voglia impostare la tua vita su Cristo e il Vangelo, ma non un Vangelo di comodo, riveduto e corretto secondo il proprio limite, ma il Vangelo integrale, senza “ma” e senza “se”, come lo hanno accettato e vissuto i santi.

            L’integrità allora è il coronamento della propria maturità umana e cristiana.

 

Questionario personale:

  1. Ti sembra di saper gestire le tue emozioni, senza lasciarti travolgere da sentimenti troppo intensi di ira, di gioia, di tristezza, di paura, di angoscia, di euforia?
  2. Conosci persone equilibrate che vorresti imitare? Studiale  e fatti dire il segreto del loro equilibrio.
  3. Pensi che la preghiera possa aiutarti a vivere più serenamente e a non esasperarti di fronte agli imprevisti?
  4. Sei solito chiedere a Dio il dono dell’equilibrio?
  5. Quale esempio di Gesù ti sembra più interessante per te?
  6. Nella tua coppia c’è un rapporto armonico o ci sono rivendicazioni di diritti, offese, rifiuti?
  7. Nella tua famiglia si vive attualmente qualche situazione che mette alla prova la tua pazienza? Come pensi di affrontare la situazione?
  8. Il dominio di sé è anche un frutto dello Spirito. Vivi sotto l’azione dello Spirito Santo per vederlo crescere nel tuo cuore?

Proposito: Teniamo a freno l’impulsività.

 

                

 

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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