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FEBBRAIO 2010

     

LA GRATUITA’ FONTE DI BENESSERE

 

            In un mondo che calcola che valuta, che monetizza ogni servizio, la gratuità sembra non trovare spazio. Perfino in famiglia si rivendicano i propri diritti, si fa pesare il lavoro che si fa per i propri figli e per il coniuge e questo è triste.

            L’arte del cristiano, invece, è quella di trasformare in gratuità anche il lavoro che deve fare per compenso, facendolo per amore. L’amore rende il lavoro talmente prezioso che non ha prezzo, per cui lo stipendio non è che un’elemosina.

            Ma dove trovare la motivazione per trasformare il lavoro in amore?

            Questa motivazione la troviamo nella parola di Gesù: “Tutto quello che avrete fatto al più piccolo dei fratelli, l’avrete fatto a me” Per cui anche se siamo impegnati in un lavoro impersonale, nel senso che non sappiamo chi se ne avvantaggerà, tuttavia quello che facciamo è utile alla vita della società, sia esso servizio, produzione di un bene, lavorazione di un prodotto ecc, se torna a bene delle creature di Dio, Dio presente misticamente in loro. lo ritiene fatto a sé. A maggior ragione se il lavoro è fatto per provvedere alla vita dei familiari, a cui ci lega anche il vincolo del sangue e dell’affetto.

            Il lavoro così illuminato si spiritualizza e diventa prezioso, tanto che “se uno desse tutte le ricchezze per comprarlo, meriterebbe solo disprezzo” come dice il Cantico dei cantici.

            In questa luce si capisce anche il motto che Madre Speranza ha lasciato alla sua Famiglia religiosa, come sintesi di tutto il programma formativo e di santificazione. “TUTTO PER AMORE”. Se si fa tutto per amore, la vita, qualunque forma assuma lungo lo scorrere del tempo, non si svuoterà mai, anzi, col passar degli anni e col crescere dei limiti imposti dall’età e dalle malattie, si impreziosirà sempre più, perché l’offerta sarà più difficile, quindi più costosa e perciò più meritoria. Gesù ha raggiunto la perfezione dell’amore sulla croce, dando la vita a causa dell’ingratitudine più meschina e diabolica ma rimanendo nell’atteggiamento del dono: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice, ma non si faccia la mia ma la tua volontà”; “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”; “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. Lo spirito gli veniva tolto, ma Lui ha trasformato in offerta volontaria e gratuita le conseguenze della violenza umana.

            Così si cresce nell’amore, così si tenta la scalata alla santità che non è altro che un cammino nell’amore. Santa Teresa del Bambino Gesù aveva scoperto la “Piccola via” che era questa: trasformare i piccoli e banali eventi della giornata in atti d’amore, possibilmente senza far trasparire l’incomodo e la fatica che ci procurano, perché il dono si offre col sorriso e non con l’affanno di chi non ne può più. Il dono così offerto e ricevuto, diventa energia positiva per chi lo dona e per chi lo riceve.

            Il Papa applica questi concetti alla vita dei popoli che vanno verso la globalizzazione: “Perché dono ricevuto da tutti, la carità nella verità è una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini secondo modalità in cui non ci sono barriere né confini. La comunità degli uomini può essere costituita da noi stessi, ma non potrà mai con le sole sue forze essere una comunità pienamente fraterna né essere spinta oltre ogni confine, ossia diventare una comunità veramente universale: l’unità del genere umano, una comunione fraterna oltre ogni divisione, nasce dalla con-vocazione della parola di Dio-Amore. Nell’affrontare questa decisiva questione, dobbiamo precisare, da un lato, che la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall’esterno e, dall’altro, che lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità”

Il Papa, applica all’intera famiglia umana il principio della carità gratuita, ma questa non è possibile se non ci riconosciamo “famiglia” in base a ciò che ci unisce. Questo vincolo alcuni lo individuano nel fatto di essere “umani”, ma è poco convincente, il vero vincolo che può creare le fondamenta della vera fraternità è l’anima spirituale che tutti abbiamo ricevuto da Dio. Questo principio è più che sufficiente, perché la vita dell’anima ci rende immortali e ci destina alla beatitudine eterna, ma il problema dell’uomo del terzo millennio è quello di volersi sostituire a Dio e di cancellare dalla mente dell’uomo il concetto di Dio Creatore, considerandolo un prodotto della fantasia.

            Finché non si recupererà la fede e quindi la speranza, la carità resterà un “non senso”, come sono un “non senso” i prodigi delle fate delle favole. L’ateismo è il vero problema.

            Ma che fondamento ha l’ateismo? Ha fondamenta più convincenti della fede?

            La risposta la troviamo dentro di noi: è scritta a lettere indelebili nella nostra coscienza: Noi aneliamo a Dio, al Bene supremo non soggetto al divenire della terra,

  • che ci fa assaporare l’amore e subito dopo ce lo toglie con la morte,
  • che ci fa assaporare la bellezza e subito dopo ce la toglie con la vecchiaia,
  • che ci fa assaporare la salute e subito dopo ce la toglie con la malattia,
  • che ci fa assaporare l’amicizia e subito dopo ce la toglie con le delusioni che sappiamo darci a vicenda.

            Il mondo non ci basta, i soldi non ci bastano, il benessere non ci basta: Noi abbiamo sete di stabilità, di eternità, di immortalità, di un amore che non lasci dubbi. abbiamo bisogno di Dio!

            Lo sforzo del Papa è quello di farcelo capire anche a livello globale:

            “Il mio predecessore Giovanni Paolo II aveva segnalato questa problematica (della gratuità), quando nella Centesimus annus aveva rilevato la necessità di un sistema a tre soggetti: il mercato, lo Stato e la società civile. Egli aveva individuato nella società civile l’ambito più proprio di un’economia della gratuità e della fraternità, ma non aveva inteso negarla agli altri due ambiti. Oggi possiamo dire che la vita economica deve essere compresa come una realtà a più dimensioni: in tutte, in diversa misura e con modalità specifiche, deve essere presente l’aspetto della reciprocità fraterna. Nell’epoca della globalizzazione, l’attività economica non può prescindere dalla gratuità, che dissemina e alimenta la solidarietà e la responsabilità per la giustizia e il bene comune nei suoi vari soggetti e attori. Si tratta, in definitiva, di una forma concreta e profonda di democrazia economica. La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo Stato. Mentre ieri si poteva ritenere che prima bisognasse perseguire la giustizia e che la gratuità intervenisse dopo come un complemento, oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia. Serve, pertanto, un mercato nel quale possano liberamente operare, in condizioni di pari opportunità, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all’impresa privata orientata al profitto, e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali. E` dal loro reciproco confronto sul mercato che ci si può attendere una sorta di ibridazione dei comportamenti d’impresa e dunque un’attenzione sensibile alla civilizzazione dell’economia  Carità nella verità, in questo caso, significa che bisogna dare forma e organizzazione a quelle iniziative economiche che, pur senza negare il profitto, intendono andare oltre la logica dello scambio degli equivalenti e del profitto fine a se stesso.

            Oggi si ripete il peccato delle origini, quello di non sapersi stupire del dono gratuito da parte di Dio e di volergli usurpare il privilegio della magnanimità con il “fai da te”. I progenitori vollero diventare come Dio, mangiando il frutto proibito del peccato, cioè dell’opposizione a Dio, ma questo frutto proibito è tossico, amaro, immaturo e non è maturato con i millenni. L’uomo moderno cerca di addolcirne i frutti di morte facendoli diventare scelte “razionali” con l’aborto, con l’eutanasia, con la clonazione, con la violenza, con lo stravolgimento del piano di Dio, ideando tipi di famiglie differenti da quella stabilita dal Creatore… Ci siamo creati un nuovo Olimpo sulla terra, ci riteniamo dei che tutto possono perché indipendenti dal Dio cristiano, che impone come condizioni per accoglierci nel suo amplesso beatifico di diventare amore. Ma dimentichiamo di essere uomini non dei? Ma poi è possibile che non abbiamo ancora capito che un regno senza amore è un autentico inferno?

            Tante famiglie sperimentano questa verità nella loro realtà di vita: non si amano e passano i giorni della loro giovinezza logorandosi a vicenda. Il peggio è che non si tratta sempre di famiglie non cristiane; il denominatore comune è che sono famiglie segnate da qualche squilibrio della psiche, aggravato da una indecisione persistente a lasciarsi trasformare da Dio, che non permette ai soggetti di avvolgere l’altro nel proprio amore. Famiglie siffatte, riescono a superare il loro problema annoso, solo quando uno dei membri decide di mettersi in una nuova prospettiva non di contrasto ma di accoglienza. Questo atteggiamento sembra soccombente, in realtà chi volontariamente decide di sperimentare l’amore nonostante tutto, di rimanere nell’amore nonostante tutto, a meno che non si tratti di violenze e di soprusi peccaminosi, sta lottando la sua battaglia e sicuramente sarà vincente, perché solo l’amore vero, l’Amore Misericordioso è capace di vincere queste battaglie.

            Cosa sono i soprusi peccaminosi?

            Sono richieste che il partner non può fare:

  • Non può chiedere sesso contro natura,
  • non può chiedere di interrompere la fertilità meccanicamente o chimicamente perché lui possa goderne senza rischi di maternità indesiderate,
  • non può chiedere l’aborto,
  • non può chiedere la complicità nel furto,
  • non può chiedere di disinteressarsi dei genitori, perché c’è un comandamento che ci fa obbligo di prenderci cura di loro,
  • non può chiederci di trascurare il rapporto con Dio, di non frequentare le funzioni religiose,
  • non può chiedere di partecipare a sedute spiritiche ,
  • di commettere azioni violente contro il prossimo,
  • di mentire, ecc.

            Questi aspetti sono regolati da Dio nei comandamenti per l’uomo e l’uomo non può farsi arbitro di questi aspetti.

            In questi casi non si tratta più di amore e tolleranza, che sono virtù, ma si tratta di complicità nel peccato che è un’altra cosa e va fuggita con determinazione, perché i diritti di Dio vengono prima dei diritti del partner e se il partner trova diletto nel peccato, è meglio separarsi da lui e accettare la solitudine, che entrare in complicità con il peccato.

            Siamo veramente stolti quando ci priviamo della gioia pura che viene dal cuore per scelte egoistiche, che calpestano la nostra e l’altrui dignità. Come possiamo godere di un bene estorto con l’inganno e la finzione?

            Perché una coppia possa tessere una relazione buona è necessario, innanzitutto, che si veda nella verità:

  • E’ inutile che ci riteniamo onesti, se in pratica siamo dei profittatori.
  • E’ inutile che ci dichiariamo poveri, se poi spendiamo senza ritegno quello che abbiamo per soddisfare vizi e passioni.
  • E’ inutile professarci responsabili nei riguardi dei figli, se poi diamo loro esempi che li scandalizzano.
  • E’ inutile che ci mettiamo l’etichetta della fedeltà, se siamo sempre famelici del frutto proibito, ecc.

            Se davvero vogliamo che questi attributi ci appartengano, è necessario che apriamo le finestre dell’anima per vederci nella verità: se anche dovessimo vederci disonesti, falsi, sesso-dipendenti, infedeli, ecc, la prima cosa per mettere ordine nella nostra persona è vederci nella verità. Questo equivale a vedersi in Dio. Gesù ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita”. Noi andiamo scrivendo con i nostri pensieri, parole, opere e omissioni il libro della nostra vita, che ci sarà aperto alla fine del nostro tempo. A quel punto ci vedremo nella verità, ma il tempo sarà finito e, come le vergini stolte della parabola, capiremo che la lampada della nostra fede non brilla e cercheremo invano l’olio per alimentarla. Il tempo di procurarsi l’olio è questo presente. Oggi possiamo pensare di scegliere la verità, l’onestà, la carità, la solidarietà, l’Amore Misericordioso. Questo è il tempo del rifornimento, quello sarà solo il tempo della constatazione e dell’impotenza. Beati quelli che saranno stati saggi e avranno utilizzato il tempo per crescere nell’amore vero, santificando lo stato vocazionale che hanno abbracciato, la situazione particolare che è toccata loro  in sorte, facendo tutto a gloria di Dio, come ci dice S. Paolo, o facendo “Tutto per amore”, come ci dice Madre Speranza.

  • Vuoi meritare la fiducia del tuo coniuge? Comportati sempre come se fosse presente.
  • Vuoi educare i tuoi figli? Non comandare mai loro ciò che tu non fai, lo capirebbero e resterebbero delusi.
  • Vuoi dichiararti onesto? Il tuo agire sia “sì” se è “sì”, “no” se è “no”. Sii limpido.
  • Vuoi essere stimato nel lavoro? Fallo al meglio delle tue possibilità, Fallo per amore.

            Lo stesso mercato, dice il Papa, esige la fiducia, la stessa convivenza civile tra i popoli esige l’onestà. La speranza in un futuro migliore, poggia sull’educazione delle nuove generazioni. Anche per il governo dei popoli si richiedono persone veramente appassionate del bene comune, altrimenti non è pensabile che la società cambi, ma tutto questo deve partire dalle famiglie che si rendono responsabili del loro ruolo. Il ruolo delle famiglie sconfina oltre le mura domestiche e può raggiungere, attraverso i figli, ambiti che non conosciamo e che forse non sospettiamo. E il nostro piccolo impegno di oggi, di mettere nel cuore dei figli il seme del buon grano, può fiorire in un bene grande là dove loro saranno chiamati ad operare e ne può derivare un bene per l’umanità sofferente o che attende di essere messa in grado di promuoversi.

            Noi possiamo avere un’idee molto riduttiva circa il nostro operato, considerandolo, nascosto, casalingo, modesto, ma non sono proprio le pietre nascoste nel sottosuolo quelle che danno stabilità agli edifici?

            “Trasparenza, onestà, responsabilità, bene comune” sono parole che ricorrono spesso sulla bocca dei politici, perché allora il nostro mondo soffoca nella falsità, nell’opportunismo egoistico, nelle trame scandalose dell’avidità?

            Semplicemente perché sono false. Naturalmente non possiamo emettere nessun giudizio che riguardi le persone in particolare, perché non ci possiamo permettere di entrare nel santuario della loro coscienza, ma se ancora la giustizia è partigiana, se il povero non ha voce e non può rivendicare i suoi diritti, se la burocrazia è farraginosa, se il favoritismo impera, se la mafia è tollerata, se la diffamazione reciproca abita in permanenza le tribune della radio, dei giornali e della televisione, è chiaro che il bene viene ancora sopraffatto dal male e perciò bisogna far crescere il bene nel cuore nostro e di quanti trattano con noi. Questa è la missione più grande della famiglia: preparare le nuove generazioni a promuovere un futuro migliore.

 

Questionario di approfondimento:

 

  • Hai imparato, seguendo l’Amore Misericordioso a impreziosire la tua vita facendo “Tutto per amore?”
  • Ti sembra di progredire verso la fraternità universale? Cosa pensi di chi disturba l’ordine pubblico, di chi delinque, degli extracomunitari, degli immorali, di chi si oppone alla Chiesa?
  • Il peccato è peccato e quindi condannabile, ma i peccatori sono fratelli, cosa fai per riportarli a Dio? Offri le tue preghiere, i tuoi sacrifici, le tue sofferenze perché Gesù le trasformi in doni di grazia per loro?
  • Sei riuscito in famiglia a metterti in atteggiamento di dono, di perdono, di dialogo costruttivo?
  • Come stai educando i tuoi figli? Consideri l’educazione un compito inderogabile per te? Dai la giusta importanza ad ogni tuo intervento, senza esasperarli, ma anche senza concederti spazi di trasgressione, che ti farebbero perdere autorevolezza nei loro riguardi?
  • Ti sembra di avere fatto completamente la tua verità o ti sembra che ci siano ancora angoli che nascondi alla luce di Dio e quindi alla verità?
  • Il cammino ti porta a conoscere sempre meglio Gesù e ad amarlo e imitarlo?
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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