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OTTOBRE 2009

 

“Caritas in veritate”

            Il cammino formativo di quest’anno prenderà stimolo dall’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”. E’ un’enciclica sociale, che speriamo porti grandi frutti sul pino culturale, sociale e politico, ma può servirci anche per approfondire alcune tematiche che comunque non vanno trascurate nella vita di coniugi e di genitori. Il Signore ci illuminerà.

            Per capire il pensiero che orienta l’enciclica, bisogna stabilire cos’è la verità. Lo chiese Pilato al processo di Gesù, ma non attese la risposta. Gesù però aveva già detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6)

            Gesù può fare questa affermazione, perché Lui viene dalla Fonte della vita, è parte integrante di essa, Lui conosce il progetto divino sull’uomo e sa che solo colui che accoglie la propria verità, cioè la verità della sua origine, la verità che Dio ha creato l’uomo a sua immagine (Fede), la proposta divina per l’uomo, cioè il dono dell’immortalità nella gloria (speranza) e la condizione per ottenerla che è la carità, sperimenterà la felicità qui sulla terra e per l’eternità.

            Il fatto di dichiararsi atei non cambia la verità sull’uomo e sul suo destino eterno, sulla coppia e soprattutto su Dio. L’ateo chiude gli occhi sulla verità, ma essa permane. Dichiararsi atei è infantilismo per scelta. L’uomo non può essere ateo, egli ha bisogno di credere proprio perché si pone le domande esistenziali e se le pone perché le trova dentro di sé. E’ inconcepibile la presunzione umana, che si arroga il diritto di contestare l’ordine stabilito dal Creatore e, per poterlo fare, pretende di cancellare il Creatore e di mettersi lui stesso al posto di Dio. E’ l’antico inganno di Eva, che si ripropone in forme sempre nuove, man mano che, secondo il corto criterio umano, avanziamo verso l’emancipazione. Oggi si dice che Dio è un prodotto della fantasia o della psiche malata dell’uomo. Ma poteva, un prodotto della fantasia mettersi allo spartiacque del tempo e dividere la storia? Cristo l’ha fatto: il tempo si divide in A.C. e D. C.; la croce segna il culmine della storia umana e della civiltà, perché è il culmine dell’amore, essendo il prezzo del riscatto, richiesto dalla giustizia divina per riparare il rifiuto del piano di Dio da parte dell’uomo. La Redenzione è un atto d’amore misericordioso da parte di Dio, che in quanto tale, esige giustizia da parte delle sue creature; Avendo l’uomo rifiutato il suo piano e avendo scelto l’immortalità lontano da Dio, si era rovinato per sempre, ma Dio Amore, si è inventato il perdono ed ha manifestato la sua misericordia, accettando la riparazione sostitutiva, ma per fare questo ha messo in gioco se stesso, ha sacrificato il Figlio per riparare il peccato dell’uomo, attraversandone tutte le conseguenze dolorose, ma senza cedere al peccato. Il suo perdono sulla croce, chiesto al Padre per l’uomo che gli dava la morte, gli ha fatto raggiungere il vertice massimo dell’amore. Per questo sacrificio l’uomo può pentirsi del suo peccato, della sua presunzione, riallacciare la sua relazione con Dio, accogliere la sua alleanza, vivere l’amore e tendere ancora alla conquista dell’immortalità nella gloria.

            Con Cristo tutto ci è stato ridonato di ciò che era perduto, ma tutto viene lasciato ancora alla libera scelta dell’uomo. Oggi basta il Battesimo per riallacciare l’alleanza con Dio, ma chi non vuole, sceglie di non battezzarsi o di non far battezzare i figli; per il peccatore, basta la Confessione per ottenere il perdono, ma chi non vuole riconciliarsi con Dio, non si confessa, non consegna a Gesù il suo peccato, perché Egli lo ripari con la sua croce e gli ottenga il perdono; per chi vuole vivere il pienezza la vita spirituale, basta ricevere la Cresima e permettere allo Spirito di agire il lui, per essere un testimone di Cristo, ma chi non cura la sua spiritualità non si accosta a questo sacramento o se lo fa, lo banalizza con una ritualità vuota e, nonostante abbia ricevuto lo Spirito Santo, poi segue il mondo sedotto dal maligno; chi vuol vivere la sua vocazione sotto la guida di Dio, riceve i sacramenti dell’Ordine sacro o del Matrimonio, intendendo continuare la missione di Cristo sulla terra o formare una famiglia benedetta da Dio e vivere la sua vocazione come una missione, ma chi non si cura di dare senso soprannaturale alla sua vita, ripiega facilmente sulla convivenza o al massimo sul matrimonio civile; chi arriva al traguardo della vita ed è cosciente che s’incontrerà con Dio nella verità, si premura di rimettersi in sesto con l’Unzione dei malati, che riconsacra e purifica anima e corpo dalle impurità contratte durante il cammino della vita, chi non ha questa fede, chiude i suoi giorni come gli animali, semplicemente sottoponendosi alla dura legge della morte.

            Questa è la verità sull’uomo.

            San Paolo dice: “La verità ci farà liberi”, ma liberi da cosa? Liberi da ogni altra ricerca. Quando arriviamo ad un bivio e non sappiamo come proseguire, ci assale il dubbio e cerchiamo qualcuno o qualcosa che ci indichi la giusta direzione per raggiungere la meta che ci eravamo prefissati; una volta trovata l’indicazione, cade l’ansia della ricerca e si prosegue liberi e sereni sulla via. La verità ci libera da ogni altra ricerca, poiché che senso avrebbe seguire strade che non conducono alla meta?

            Oggi molti rifiutano l’indicazione che ci viene data misericordiosamente dall’Alto, da chi conosce la Verità, per non farci sbagliare la Via che ci conduce alla Vita e magari cercano indicazioni dai maghi, dai segni zodiacali e protezioni dai cornetti e dai talismani. Questo oscurantismo delle coscienze è il peggior male che ci poteva capitare.

            Rifiutare la fede significa anche rifiutare tutta la storia sacra, cioè la storia di Dio con l’uomo, registrata dalla Bibbia. Dio, da che l’uomo è sulla terra, intreccia la sua vita con quella delle sue creature e poi magari si rinuncia alla vita per una star dello spettacolo, per il cantante di turno, per il giocatore di turno: povere creature, elevate loro malgrado a simboli vuoti di un’umanità che vuole vivere di illusioni fatue.

            In verità l’uomo moderno ha perso se stesso e così facendo ha perso Dio. Si è, da solo, incamminato sui sentieri desolati dell’ateismo, illudendosi di poter soddisfare le sue esigenze assecondando le sue voglie, insofferente dei richiami divini che gli dicono che sta sbagliando strada. E’ come se uno mette l’allarme in casa e poi se la prende con l’allarme quando questo disturba i miei sogni. Siamo tanti “Pinocchi” che tirano la scarpa al grillo parlante, perché non lo richiami ai suoi doveri e lo trattenga dai pericoli! Ci illudiamo di soddisfare le nostre esigenze profonde riempiendoci di cose, di divertimenti, di vizi, cercando disperatamente di cancellare la norma morale che troviamo scomoda dentro di noi, per non sentire il suo richiamo angoscioso.

            E’ lo stesso inganno in cui è caduto Satana: vogliamo essere come Dio, metterci al posto di Dio e non avere nessun legislatore sopra di noi. Anche noi cristiani cediamo a queste tentazioni, magari non esplicitamente, ma rifiutando parte delle norme di vita dateci da Dio. Magari per ciò che riguarda l’etica sessuale, la santificazione della domenica, il riposo festivo, i guadagni illeciti ed altri aspetti preferiamo regolarci secondo il mondo pur impegnandoci in cammini di fede più o meno incisivi.

            Attenzione! Possiamo cadere nella tiepidezza! Possiamo cadere nel fariseismo, che si accontentava di non trasgredire i precetti esteriori, togliendo l’anima alla legge, per cui Gesù li chiamò “Sepolcri imbiancati”.

            Dio guarda il cuore, Dio guarda la nostra verità e sa se coincide con la Sua Verità o è solo una nostra povera verità, che contrapponiamo alla Sua.

            Vivere il Matrimonio nella Verità significa impegnarsi ad esprimere un Amore con la “A” maiuscola, in tutto ciò che serve a tenere unita la coppia e la famiglia. Se non è così, la coppia piano piano cadrà nella situazione di divorzio spirituale, perché i due, pur vivendo insieme, non si capiscono spiritualmente, non riescono a trovare l’assonanza, il ritmo, l’armonia che li rende un cuor solo e un’anima sola e questo crea disagio nella coppia. La coppia è chiamata a vivere in comunione, in “dia – logos”, il “logos” è la Parola, “dia” indica lo scambio del pensiero, della parola, delle prospettive, degli aiuti, l’unione delle forze per raggiungere insieme il traguardo.

            La coppia cammina in tandem, ma se non trova la sincronia nella pedalata e magari l’uno pedala in un senso e l’altro nell’altro, il cammino diventa faticosissimo e insoddisfacente, perché non porta da nessuna parte. Ci sono coppie che passano anni a anni della loro vita logorandosi nella battaglia tra due egoismi, incapaci di cedere. Sono vite sacrificate all’egoismo e alla sofferenza. Quanta fatica inutile per non arrendersi a perdere qualcosa, pur di trovare l’armonia di coppia!

            Anche come genitori, in questi casi, si fallisce, perché i bambini non possono essere ingannati, loro colgono empaticamente gli umori che vivono i genitori e si schierano dall’una o dall’altra parte in base alle emozioni, ma senza capire dove sta il bene e dove il male, proprio perché i genitori, nelle loro scelte di vita e nelle loro relazioni, non danno indicazioni a riguardo o le danno contrastanti.

            Quante volte i bambini si fanno arbitri della vita di coppia e cercano di far ragionare i loro genitori, magari consigliando loro il perdono, pur di non vederli contrapposti! Questa situazione si chiama “inversione di ruoli”, cioè i figli fanno ciò che dovrebbero fare i genitori e i genitori si ostinano a litigare come fossero bambini immaturi.

            Le giustificazioni, in questi casi, non servono; non c’è nessuna giustificazione che possa valere più dell’amore e l’armonia familiare. L’amore ha il suo prezzo, che spesso si paga con il silenzio, ripagando l’offesa con un’attenzione, con la comprensione profonda della povertà dell’altro/a, il disprezzo con il servizio sorridente che viene da un cuore che sa solo amare e non coltiva sentimenti che dividono dalle persone amate.        

            Se i bambini vedono l’amore vissuto nel quotidiano, imparano a loro volta ad amare, a superare un’incomprensione con il perdono, ad accettare un’obbedienza scomoda con serenità, senza fare scenate, a non pretendere ciò che non si può avere o che comunque non è conveniente pretendere.

            Il “buon senso”, il criterio di giudizio equilibrato non s’imparano a forza di imposizioni, ma solo una delicata filigrana familiare, basata sull’amore-dono, può inciderla nella personalità in formazione dei figli.

            Il Papa, con la sua terza enciclica, applica questi principi basilari del vivere civile alle relazioni tra popoli e nazioni, tra culture diverse, tra religioni diverse. Tutto può essere diverso, ma se la globalizzazione ormai ci avvicina in maniera sorprendente, dobbiamo trovare il modo di entrare in relazione, senza farci del male, senza sfruttare il più debole, senza abusare della propria presunta superiorità, a volte basata solo sul maggiore sviluppo tecnico, su una diversa storia, su una diversa colorazione della pelle, ecc

            Il Papa ci dice che ognuno deve essere consapevole delle proprie risorse e deve metterle a disposizione di altri fratelli che magari si trovano in situazione di ignoranza, di povertà, di disagio a vari livelli. Ciò che noi abbiamo è dono, ma il dono richiede che a nostra volta ne facciamo dono. Qui si può richiamare la parabola dei debitori: ottenuto il condono di un debito senza calcolo, non posso essere intransigente e oppressivo con un mio piccolo creditore. Il Papa invita i governanti a fare leggi a partire dai più deboli, dai più poveri, dagli ultimi per promuoverli e portarli al giusto grado di emancipazione.

            Questo principio vale per la famiglia. Il modo di vivere che intendiamo assumere come norma nella famiglia deve partire dall’esigenza dei più piccoli, dei più fragili, di quelli che devono ancora tutto imparare, e col nostro modo di impostare la vita possono essere informati in una maniera o nell’altra. Se io non prendo in considerazione la delicatezza, il candore, la semplicità, la recettività del bambino, magari mi rapporto con il mio coniuge in maniera volgare, violenta, conflittuale… e mando in fibrillazione il cuoricino del bambino, che teme di perdermi, che ha paura che la violenza vi ferisca e vi allontani… o, comunque, impara a rapportarsi a sua volta come vede rapportarsi i suoi genitori.

            Se siamo convinti che le regole familiari devono partire dalle esigenze del bambino, certi modi vanno proprio banditi: si farà del tutto, a qualsiasi prezzo, magari controllando il proprio modo di parlare, di vestire, di aprirsi agli altri, di sensibilità misericordiosa, perché il clima familiare sia sereno, affinché il bambino possa somatizzare atteggiamenti positivi, possa capire come si vive la famiglia e poi trasporterà questo modo civile, quando andrà a scuola, quando comunque s’incontrerà con gli altri.

            La virtù, l’equilibrio, il buon senso, il senso di responsabilità, ripagano nei tempi lunghi, cioè se ne vedono gli effetti durate tutto il corso della vita, perché il bambino che sa rapportarsi in maniera pacifica, facilmente starà bene con gli altri, si sentirà accolto, si sentirà gratificato da esperienze positive e s’impegnerà nello studio, nello sport, nella vita di gruppo, e poi nella vita affettiva e nella vita lavorativa quando a sua volta sarà adulto.

            Tutto questo equilibrio la coppia difficilmente saprà viverlo se non si tiene unita alla sorgente dell’amore puro che è Dio. Oggi il mondo si è allontanato troppo da Dio e perciò si è allontanato anche dal retto pensare, ha perso i parametri del bene e del male, si crea ragioni che non sono ragioni, non ammette che vi siano principi non sindacabili.

            Il Papa parla di “principi non negoziabili” sono quelli che ci derivano dal nostro essere, dalla nostra origine, dalla nostra missione sulla terra, dalle nostre responsabilità, anche dai nostri diritti. Comunque bisogna ricordare che i nostri diritti finiscono dove cominciano quelli degli altri. Questo è lo spartiacque da cui cominciano i doveri.

            Tu hai diritto a mangiare, bere, divertirti, lavorare… ma se tuo figlio ha una necessità, tutti questi diritti cadono, sovrastati dal dovere di provvedere prima alle necessità di tuo figlio.

            Tu potresti anche pensare di avere il diritto di concederti qualche vizio (es. eccedere nel bere), ma se questo mette in pericolo la vita delle persone che dipendono da te, il dovere dell’astinenza prevale sul tuo presunto diritto di concederti un piacere. Lo stesso si dica del fumo, dell’abuso di televisione, dello stesso abuso di lavoro, quando questo ti porta a trascurare la famiglia.

            Tu puoi anche pensare di avere diritto a professarti ateo, ma se tuo figlio ti chiede di Dio, tu hai il dovere di informarti e di dare la risposta che mette ordine nella mente del tuo figlio.

            Tu puoi anche pensare di vivere senza porti le domande esistenziali, ma se queste domande se le pone tuo figlio e te ne fa richiesta, hai il dovere di rispondere secondo verità, perché al contrario, lui troverebbe delle inconcruenze, che poi metterebbero in cattiva luce la tua immagine.

            Il bambino si forma un’immagine bella, ideale dei suoi genitori, ma se poi dovesse scoprire che i suoi genitori non sono coerenti, non sono equilibrati, dicono ma non mettono in pratica ciò che dicono, vedrebbero cadere dentro di sé il mito che si erano creati, con grave danno alla loro psiche, perché metterebbe in dubbio tutto l’insegnamento fin lì ricevuto.

            Vedete allora come la catena della vita ci obbliga a lavorare su noi stessi per formarci una personalità a misura del più debole, del più fragile, del più indifeso.

            Se strada facendo il mondo, la nostra cultura dal pensiero debole, ci aveva fatto impostare una relazione di coppia basata sul predominio del più forte, se l’opportunismo ci aveva fatto sgomitare per raggiungere traguardi in maniera illegale, se il mondo ha dissacrato il corpo, riducendolo a oggetto di soddisfazione, quasi che la vita debba essere un continuo gioco e abbiamo fatto nostre tante altre idee erronee che la società ci propone, queste idee vanno corrette alla luce della “Carità nella verità” del nostro essere e di quello delle persone che si riferiscono a noi. Il macro cosmo non può cambiare se non cambiano i milioni di microcosmi che sono le famiglie.

            Se la tua famiglia per te è un valore assoluto, non risparmiare sacrificio per proteggerla e farla crescere alla luce della verità, anche se dovrai sottoporti ad un duro lavoro di reimpostazione di te stesso.

 

Questionario di approfondimento:

     

  1. Hai capito qual è la verità sull’uomo?
  2. Che valore hanno le filosofie rispetto alla verità?
  3. Che senso ha l’ateismo?
  4. Quali sono i principi non negoziabili?
  5. Hai impostato la tua vita familiare a partire dal più fragile, dal più delicato?
  6. Hai capito che i tuoi diritti finiscono dove cominciano quelli del più debole?
  7. Questo vale anche nell’ambito della coppia: il più debole nella coppia è quello che ha i valori meno stabili, quello che ha minor equilibrio emotivo, è meno forte nella fede, ecc
  8. Sei in grado di rispondere alle domande esistenziali dei tuoi figli?
  9. Pensi di dover reimpostare la tua vita sui valori evangelici o sei già in cammino?
  10. Sei proprio sicuro di non adattare la Parola di Dio alle tue esigenze?
  11. I tuoi figli possono dire di te che sei un genitore coerente?
  12. Hai mai deluso le attese dei tuoi figli? Se è successo, hai posto rimedio correggendoti?

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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