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OTTOBRE 2017

     

  

IL PIANO DI DIO

 

Dalla lettera di S. Paolo agli Efesini (Ef 1:1-14)

Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù:grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi:il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

 

            Paolo parte dal cielo da dove giungono tutte le benedizioni. La benedizione è invito e aiuto per rispondere alla chiamata di essere santi al cospetto di Dio. Egli ci ha creati come figli nel Figlio per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo e tutto questo per grazia, cioè per dono gratuito, avendo il Padre impegnato il sangue del Figlio per compiere questo eccesso d’amore per noi, incomprensibile per gli abitanti di Efeso ma anche per noi.

Questa benedizione, chiamiamola privilegio, l’ha sapientemente effusa su di noi partendo dall’annuncio, cioè dalla predicazione, che Dio aveva stabilito per la pienezza dei tempi, che è il nostro momento. Non possiamo indagare i pensieri di Dio perché ci superano, ma possiamo capire che Dio, avendo ideato una creatura in cui ha voluto fondere fragilità e grandezza, perché l’uomo è fatto di terra ma è chiamato a divinizzarsi per dono gratuito, sapeva che presto o tardi avrebbe usato male la libertà e per questo aveva pensato anche ad un piano di possibile restauro, qualora questo fosse avvenuto. Il suo disegno era quello di restaurare tutto in Gesù. E questo è successo con l’evento dell’incarnazione e della redenzione, cioè in quel periodo che chiamiamo appunto “La pienezza dei tempi”.

In Lui, essendo stati fatti figli, siamo stati fatti anche eredi dei beni celesti.

Paolo inizia la sua catechesi agli abitanti di Efeso, presentando loro proprio il meraviglioso piano di Dio e dice che in un principio eterno c’era il Verbo: il Figlio generato da Dio che già nel pensiero divino si sarebbe fatto uomo, per salvare l’uomo dalle sue povertà creaturali.

La creatura umana, dotata di intelligenza, libertà e sensibilità era chiaro che prima o poi avrebbe fatto scelte contrarie al suo vero bene.

Questo pericolo non poteva sfuggire all’Eterno Presente, a Colui che è, a Colui al quale non sfugge nulla di quanto era, è e sarà, perché Egli è, è la stabilità, non vive la dinamicità del tempo che logora, consuma, invecchia, Egli è, è l’eterna giovinezza, l’eterna pace, l’eterno Amore!

(1° Eccesso dell’amore divino)

 

Dio pensa al Redentore prima ancora di creare la creatura libera

che avrebbe rifiutato il suo progetto.

 

            Il suo Verbo, la sua emanazione, l’espressione del Suo pensiero avrebbe assunto la natura umana: fragile realtà, meravigliosa creazione dell’artista divino, la quale, accostata e fusa con la divinità, ci avrebbe dato il Redentore della nostra vulnerabilità creaturale.   Proprio sprofondando il suo sguardo compiacente in questo specchio luminoso del Redentore, ci sceglie prima ancora di creare il mondo, quando esistevano solo nel Suo pensiero creatore, per renderci, mediante il Sangue di Cristo, santi e immacolati, per l’amore eroico di Gesù, che ci avrebbe redenti e fin da quell’inizio eterno si beava di vivere con noi la sua eternità.

            Qui possiamo capire l’incomprensibile amore di un Dio Onnipotente, che permette alla sua creatura di accusarlo, di giudicarlo, di condannarlo, di crocifiggerlo e poi ancora dalla sua bocca escono parole di comprensione misericordiosa e di perdono: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

            Qui il Verbo, il pensiero del Padre raggiunge il vertice dell’amore: il suo Cuore si dilata a dismisura per contenere nel Suo amore la creatura infedele ma teneramente amata.

            L’invenzione del perdono da parte del Padre è espressione del Suo Amore Misericordioso. La misericordia è amore sofferente, intriso di perdono, è una duttilità del suo Cuore che, a differenza del nostro, si dilata man mano che l’ingratitudine umana aumenta. Noi chiudiamo il cuore a chi ci offende, Lui lo dilata e c’invita, con l’esempio del Figlio, mandato in terra per farsi nostro modello, a fare nostra questa capacità di dilatare il cuore, per crescere nell’amore misericordioso

 

Perché tanto amore per questa creatura ingrata?

 

            A noi, rinchiusi nei nostri schemi di sensibilità malate, di intelligenze offuscate dalle tre concupiscenze, un amore così totale e così oblativo stupisce, sembra inverosimile. Gli stessi abitanti di Atene, quando Paolo cercò di dare questa bella e grande notizia, dissero: “Su questo ti ascolteremo un’altra volta”. Pensarono: “Sta esagerando, non è possibile che un Dio onnipotente faccia tanto  per la sua creatura ingrata”.

            Il fatto è che, nel progetto di Dio, l’uomo fatta a sua immagine e somiglianza, può essere accolto nell’intimità divina, nel suo Paradiso, dove si respira amore perfetto, libero da ogni forma di egoismo; ma noi, vulnerati dall’esperienza e dall’eredità del peccato, che si manifesta  attraverso le tre concupiscenze: avere, piacere e potere, con difficoltà riusciamo a capire un amore così altruista, così conciliante, così equilibrato.

Questo poteva esserci propiziato solo per dono gratuito (Grazia) da un amore vittimale e riparatore, e il Padre pensò proprio di mandarci Gesù, Figlio diletto, fatto uomo, per dire all’uomo, con le parole e con l’esempio, come si può vivere il massimo amore anche nella situazione di somma ingratitudine della persona amata, di estremo rifiuto del Suo amore.

            Quello che per noi era addirittura incomprensibile, perché segnati dall’egoismo, Dio lo rende possibile con la grazia: “E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto”.

 

LA COPPIA NEL PROGETTO DI DIO

 

            Che dice tutto questo alla coppia cristiana, che ha consacrato all’altare il suo amore verso la persona amata, con la quale è chiamato a condividere lo stesso progetto di vita?

            L’amore del Padre, nel Figlio, ci dà la misura dell’amore. L’amore si misura sulla base di quanto siamo disposti a pagare per rimanere nell’amore consacrato, anche se questo amore diventerà crocifiggente per povertà proprie o della stessa persona amata, per tentazioni non superate brillantemente, per malattia, per debolezze permanenti, vecchiaia, delusioni, tradimenti, ecc.

            L’amore perfetto è quello di Cristo, intriso di misericordia, aperto al perdono non appena l’offensore dimostri un sentimento di pacificazione, di revisione della propria condotta. Giustamente la coppia deve prevedere, dopo il perdono, la volontà sincera di modificare la propria condotta e di tornare alla fedeltà fattiva, ma l’atteggiamento della parte ferita dalla persona amata, deve avere a modello l’amore che Gesù ha dimostrato sulla croce per la sua sposa che è la Chiesa.

            Se la coppia lavora sul suo amore, se lo tiene sotto controllo con un serio cammino di fede, non farà queste esperienze estreme, perché ognuno dei due cercherà di non ferire mai la persona amata e quindi si metterà al riparo da esperienze forti, dolorose e molto rischiose.

            Il Padre, fin dalle origini eterne, ci ha dato la misura estrema dell’amore nell’amore oblativo, del Figlio Redentore, perché fin da quell’eterno inizio, voleva metterci al riparo dalla nostra limitata capacità di amare, dalla nostra sensibilità vulnerabile e vendicativa.

            L’amore vero non conosce la vendetta. Nel vocabolario dell’amore i vocaboli, odio, rancore, vendetta, separazione … non ci sono, sono vocaboli utilizzati dal nemico di Dio, che non sa amare, e perciò non dovrebbero mai far parte del vocabolario di chi ha consacrato all’altare il suo amore, con l’avallo di Gesù stesso che si è offerto come garante di quell’amore fragile e incostante.

            Il progetto di Dio sulla creatura legata nel sacramento del matrimonio, è la bella esperienza della fedeltà costi quel che costi, un amore che cresce man mano che gli eventi si presentano e c’interpellano sulla nostra capacità di rendere ragione della promessa che abbiamo fatto.

            Continuiamo a leggere la lettera agli Efesini:                                                                  

 

Dalla lettera di S. Paolo agli Efesini 15-23

Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.

San Paolo è soddisfatto degli Efesini, possa Dio essere soddisfatto di tutti noi!

 

GESTIONE DELLA BUONA VOLONTA’

 

Paolo si compiace dei cristiani di Efeso che hanno capito il linguaggio dell’amore e della croce e lo vivono coerentemente e rende grazie a Dio per questo, perché non è affatto scontato che l’ascolto della Parola porti davvero ad un cambiamento di vita, se la persona non mette in atto la sua buona volontà.

La volontà buona è quella a cui gli Angeli del Presepio hanno augurato la pace: “Gloria a Dio nei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

E’ l’uso della volontà che noi dobbiamo imparare a gestire; essa viene provocata dal comportamento non amabile e forse anche offensivo della persona da amare, ma non è detto che non si può superare .0, che abbiamo coinvolto nel nostro matrimonio. Lui, come garante, nei momenti di difficoltà, offre se stesso e c’invita a fare altrettanto e perdona, cioè non permette che il male della creatura ingrata giunga al suo cuore e si trasformi in odio, chiusura, vendetta, anzi, dilata il cuore a misura dell’ingratitudine, perdona e chiede perdono al Padre, offrendo in riparazione della giustizia divina offesa per il peccato, il suo sacrificio redentore.

La buona volontà si gestisce con l’autocontrollo e la sana riflessione. Quando la persona amata (marito, moglie, figlio, suocera, nuora) si comporta male nei miei riguardi, in effetti sta compromettendo la sua santità, si sta macchiando di mancanza di carità, quindi si sta facendo male; anche se dalla sua bocca fossero uscite parole offensive verso di me, sarebbe sempre lei a rimanere ferità, perciò, giustamente, dovrei sentirmi in dovere di soccorrerla anche se si auto ferisce; quindi il sentimento più adeguato alla situazione dovrebbe essere quello della compassione.

La gestione della volontà buona esige il superamento di sé, un uscire in soccorso del ferito, invece di rinchiudersi in se stessi a leccarsi le piaghe, dando spago al tentatore di frullare le nostre sensazioni, di concatenarle con altri accadimenti passati per convincerci che la separazione è la cosa più conveniente.

L’ALIBI DELLA GIUSTIZIA

 

Il tentatore riveste questo sentimento di rifiuto della persona amata con l’alibi della giustizia, (Non è giusto che tu subisca) ma la misericordia supera la giustizia, perché Dio ha ritenuto giusto essere misericordioso. La giustizia è la prima forma della carità e va esercitata, ma dove essa fallisce subentra la misericordia, che permette alle storie d’amore di continuare.

Il fatto sta che siamo chiamati a capire quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti …”

Noi siamo chiamati alla santità, a vivere per l’eternità nel Regno dell’amore, della pace, della gioia e tutto questo ha il suo prezzo proprio nel superamento di noi stessi e nel far dono dell’amore e del perdono ai fratelli che ci sono compagni in questo viaggio terreno, sull’esempio di Gesù.

La vocazione è grande ed è santa e vale bene la pena di investire tutte le nostre risorse per ottenere la grazia che ci serve per garantircela. E’ un valore troppo grande per barattarlo per un po’ di orgoglio ferito o per un giudizio sfavorevole nei nostri riguardi. La saggezza che Paolo ci augura e ci ottiene con la sua preghiera è virtù divina, facciamone tesoro.

 

QUESTIONARIO DI APPROFONDIMENTO

 

  1. Riesci a capire l’amore di Dio che, prima ancora di crearci liberi, pensa a non perderci, investendo nel perdono se stesso, cioè il sacrificio del suo Figlio diletto?
  2. Sull’esempio di Dio, come devi concepire l’amore che devi ai tuoi figli?
  3. Pensi che i figli debbano essere il tuo orgoglio o la tua missione?
  4. In che senso il perdono è un eccesso dell’amore divino?
  5. Tu riesci a penetrare in questo abisso d’amore e ad imitarlo?
  6. Ricorda qualche momento in cui sei riuscita a dilatare il cuore ad un amore più grande di quello che la persona da amare meritava e raccontacelo per dare gloria a Dio, che in quell’occasione ha vinto sul tuo egoismo.
  7. Pensi che qualche volta sei stato tu a mettere alla prova l’amore delle persone che trattano con te, comportandoti in maniera offensiva, sgarbata, poco delicata?
  8. Descrivici i tuoi sentimenti e soprattutto la tua delusione nel vederti ancora lontano dal modello divino.
  9. Come si possono riparare le mancanze d’amore?
  10. Secondo te cosa occorre per non perdere le occasioni di crescita che la vita ci presenta?
  11. Quale atteggiamento ti sembra opportuno per riuscire a valorizzare le occasioni?
  12. Puoi notare che, con il passar del tempo riesci a gestire meglio la tua volontà?
  13. Se la risposta è affermativa, sei già sulla buona strada.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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