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APRILE 2011

     

LE QUALITA’ DELL’AMORE

 

AMORE RIPARATORE (Gv 19,17-30)

 

Ogni anno la Pasqua presenta alla nostra contemplazione il Cristo che sale il Suo Calvario d'amore, esponendosi nudo sulla croce del Suo martirio -riparatore.

Cosi si ama.

Se non sappiamo amare così, il Vangelo ci è passato per la mente e per la bocca ma non è arrivato al cuore.

Sembra ardito ciò che si chiede, ma questo è quanto Cristo, nel momento culminante delle Sue nozze con l'umanità, ha fatto per noi e poi ci ha detto: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchè chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria  vita  per  causa mia, la  troverà" (Mt.16,24-25).

Il matrimonio esprime l'unità di Dio nella vita della coppia, promuovere tale unità, anche a costo della propria vita, significa anteporre Dio a se stessi.

Non fate così con i vostri figli? Se si mettono nei guai, non vi sostituite loro, potendolo, per riparare ai loro errori?

L'amore per il coniuge non può essere diverso: se è amore, tende a liberare l'amato e a rendersi garante della sua serenità, pagando di persona.

Un cammino di purificazione e di riparazione della coppia, si rende inoltre necessario, se la coppia ha vissuto anni di disattenzione alla Parola di Dio e si è macchiata di colpe che gravano sulla coscienza.

In questo caso, e in qualunque caso, la prima cosa da fare è accettare in spirito di  riparazione quanto di spiacevole ci accade nella vita, offrire a Dio la sofferenza che il disagio comporta, pregandoLo di unirlo al martirio di Cristo sulla croce, perchè acquisti forza di purificazione e di salvezza.

L'unico Salvatore è sempre Lui e, solo entrando in sintonia e possibilmente in consacrificio con Lui, potremo liberarci dai nostri peccati ed essere salvati a motivo dell'amore.

Non pensiamo alla salvezza come ad un fatto automatico, perchè. Dio è buono e alla fine, tappandosi un po' il naso, farà passare tutti in Paradiso. Dio è anche purezza infinita e il Paradiso è il Regno della luce, della pace e della gioia, dove non sarà ammessa alcuna ombra di tenebra.

Nella parabola degli  invitati alle nozze del Figlio del Re (Mat. 22, 1-14), l'invito era stato fatto a tutti, ma chi rispose negativamente non vi entrò e l'uomo colto senza la veste nuziale fu respinto nelle tenebre.

Quel Figlio del Re è chiaramente Gesù, quegli invitati siamo noi, la veste nuziale ci è stata data nel Battesimo con l'invito di portarla senza macchia fino a quando ci saremmo incontrati con Dio. Quella veste di grazia,  che ci rende figli di Dio, si può macchiare solo con il peccato e si può smacchiare solo con la riconciliazione, seguita dalla conversione riparatrice. Se questo non lo facciamo in terra, limitandoci a ricevere il perdono senza darci pensiero per la riparazione, dovremo farlo nel luogo di purificazione per eccellenza, che è  il  Purgatorio, ma nella "sala  del banchetto", cioè nel  Regno dei  Cieli, saranno ammessi solo gli innocenti e quelli che "avranno lavato le loro vesti col Sangue dell'Agnello" (Apoc.7,14). Questo è quanto ci dice la Parola di Dio nel libro dell'Apocalisse.

Allora,  un proposito potrebbe essere quello di vivere quella parte di  sofferenza che ogni giorno ci presenta, in spirito di riparazione e potremmo dare un colpo d'ala all'amore coniugale,  caricandoci  dei mali del nostro coniuge, come Gesù, vero Sposo dell'umanità,  si è caricato di quelli di tutti noi. Ma è necessario viverne il disagio con amore, senza recriminazioni, con pazienza e bontà.

Il digiuno che Gesù più gradisce è quello dell'intolleranza, cioè l'astensione dalla critica,  dalla maldicenza, dal puntare il dito per accusare.  Il digiuno del cibo, può far bene anche alla salute ma è secondario.

Facciamoci allora Cirenei pazienti gli uni nei confronti degli altri, caricandoci delle croci delle altrui fragilità, senza fare di ogni cosa un dramma, di ogni croce una condanna anziché uno strumento di santificazione e di riparazione.

Il tempo passa,  e con esso passano le occasioni di compiere atti d'amore, che rendano eterna la nostra vita,  perché nell'eternità resterà solo l'amore, perchè solo l'amore ci rende simili a Dio che è AMORE. Tutto ciò che non è amore è paglia da bruciare nel fuoco della purificazione o, Dio non voglia, della condanna.

Esaminiamoci, passiamo al vaglio le nostre giornate, per vedere quanto tempo dedichiamo all'amore:

 

  • Le faccende familiari, il lavoro, il servizio vicendevole, il tempo libero... è tutto vissuto nell'amore?
  • Conduco le mie giornate di amore in amore, senza lasciare spazio all'egoismo, al ripiegamento su me stesso, alla pigrizia, al pressapochismo?
  • So scegliere sempre ciò che vale di più, ciò che dà maggiore gloria a Dio, ciò che testimonia maggiormente il mio inserimento nell'amore di Cristo per le sue creature?
  • Temo forse che Lui non sappia riempire il mio cuore?
  • Penso forse di aver maggiore soddisfazione scegliendo da me le gioie da vivere piuttosto che lasciare a Lui la scelta?

 

Il nostro Dio è il Dio della gioia,  della pace,  della serenità profonda; se ci invita ad allargare il cuore, lo fa per poterlo riempire.

Se chiudiamo il cerchio intorno a noi stessi e alla nostra famiglia, ci sarà poco spazio da riempire d'amore.

Ad una fontana si può andare con un ditale, con un bicchiere, con un'autobotte... si  può  addirittura  allacciare  un acquedotto.

Alla sorgente dell'AMORE, se porto un ditale, avrò una vita insignificante, se porto un bicchiere, a stento disseterò me stesso, se porto un recipiente più capiente, formerò forse una famiglia serena, ma se allaccerò un tubo, avrò acqua per dissetare chiunque, sarò ricco d'amore, sarò la mano lunga di Dio, che potrà servirsi di me per raggiungere le Sue creature e dissetarle del Suo Amore. Ogni battezzato è chiamato ad essere un  punto  di  rifornimento e di riferimento.

Non deludiamo le attese di Dio e Dio sicuramente, sovrabbonderà con il centuplo, nel soddisfare le nostre attese.

 

*********************************************

 

Roma 1960 (Da “Poesie d’amore” di Nazim Hikmet)

 

Quante donne belle ci sono nel mondo

quante belle ragazze

s’affacciano sulla terrazza della città.

 

contemplale, vecchio

e mentre da un canto i tuoi versi

si fanno più tersi e lucenti

 

dall’altro

devi contrattare cercando di tirarla in lungo

con la morte che ti sta accanto.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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