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NOVEMBRE 2018

     

 

Gesù è rinnegato da Pietro – Gv 18, 25-27

Antonio Turi (Comunità di Genova)

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

 

Pietro ha già rinnegato Gesù, prima dell’interrogatorio davanti ad Anna. Dopo che Gesù è stato schiaffeggiato e mandato legato da Caifa, Pietro è ancora l’ in piedi a scaldarsi, nella notte. E allora gli domandano: “Non sei anche tu uno dei suoi discepoli”? Prima lo aveva interrogato la portinaia, ora sono le altre persone che stanno con lui.

E Pietro di nuovo risponde:”Non sono”. Non nega per paura, ma perché si sta rendendo conto che lui non è discepolo di Colui che lava i piedi, che si consegna nelle mani degli uomini, che dona la sua vita per i nemici: dice la verità, non la menzogna. E’ disposto a morire per il Cristo vittorioso, ma non per quel Gesù che non capisce. Ma Dio non vuole la vita di nessuno, è Lui che dà la vita per me.

Non è facile far entrare in noi questo pensiero: essere cristiani vuol dire accettare l’Amore incondizionato di Dio per tutti gli uomini, incominciando dai peccatori, dei quali io sono il primo.

Uno dei servi dice: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino”? Prima la domanda era se fosse “dei discepoli”, ora “se era con lui nel giardino”.

Si, Pietro era nel giardino con Gesù, però non era con Gesù, era contro Gesù. Ha tirato fuori la spada come i nemici, voleva impedire che Gesù bevesse il calice. Si può essere discepoli e essere contro Cristo. Essere con Lui è fare le stesse scelte. E’ quello che deve capire Pietro e che dobbiamo capire anche noi.

Siamo contro Cristo tutte le volte che siamo contro i poveri cristi di questo mondo, ogni volta che siamo contro le persone che incontriamo. Perciò si può pensare di essere con Lui ed essere, in realtà contro di Lui. Come Pietro, che pure gli vuole bene.

E Pietro negò di nuovo e subito un gallo gridò. Pietro deve capire che non deve dare la vita per Cristo; deve capire che, dentro il suo cuore, c’è il male che c’è in tutti. E così arriverà a capire che Cristo muore per lui. Quando si renderà conto di essere un cieco, può essere guarito. Conoscere il male che è in me ci fa capire la misericordia di Dio.

Qui finisce il racconto di Giovanni. Cosa avviene dopo? Ce lo racconta Luca 22, 61-62:

 

61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della -parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

Dopo il rinnegamento di Pietro, si dice che il gallo canta. Il gallo canta al sorgere della luce. Pietro che si scopre cieco, finalmente ha la luce.

Pietro finalmente capisce chi è lui:

- è uno che non ama e non conosce quel Signore,

- è uno che si riconosce non con lui, ma con i nemici di Gesù

Allora può capire chi è Gesù: è Colui che dà la vita per i suoi nemici.

E scopre, attraverso il rinnegamento, che la vera fede è nell’Amore gratuito di Gesù e non nella sua bravura.

Adesso è il momento più difficile, vede la sua colpa, ma piuttosto che chiudersi in sé stesso, si apre all’Amore incondizionato di Colui che dà la vita per lui. Ora Pietro può seguire Gesù, non sé stesso.  Gesù si volge e guarda dentro il cuore di Pietro. Gesù sapeva che lo rinnegava, ma lo aveva scelto lo stesso.

Perché? Non perché era bravo, ma perché gli vuole bene. Pietro capisce finalmente come è guardato dal Signore, e ricordandosi che Gesù aveva predetto il suo rinnegamento, “uscì e pianse amaramente”.

A questo punto Pietro scompare nella Passione. Il triplice rinnegamento cosa diventerà? Lo vedremo al capitolo 21, 15-19: Gesù e Pietro.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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