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NOVEMBRE 2020

     

 

.4  Il ritorno dei settantadue discepoli (Lc 10,17-20

Antonio Turi

)

10 17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

I settantadue discepoli ritornano “pieni di gioia, dicendo: Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. 

Il tema della gioia (Lc 1,14; 1,44; 2,10; 8,13…) e l’invocazione del nome di Gesù in relazione con esorcismi e guarigioni (Lc 9,49; At 3,6…) sono tipici di Luca. 

Ma i discepoli non erano stati mandati per guarire e predicare (Lc 10,9)? Il potere sui demòni non era stato dato ai Dodici (Lc 9,1)? Queste considerazioni mostrano che per Luca non c’è distinzione tra i Dodici e i settantadue nella loro missione. 

Gesù disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore”. Gesù si riferisce alla caduta definitiva di Satana, alla sconfitta definitiva del Male (visione escatologica)… ma già ora possiamo vedere nell’agire di Gesù l’agire salvifico di Dio: il suo regno è già presente anche se non pienamente.

Per Luca Satana è considerato forse il capo dei demoni; lo vediamo infatti agire nei momenti più decisivi (Lc 22,3.31).

I missionari godono però, nella loro attività di evangelizzazione, della protezione divina che permette loro di vincere Satana e le sue schiere, simbolizzate da serpenti e scorpioni.

La protezione divina ricevuta non significa che gli evangelizzatori possono camminare su serpenti e scorpioni per schiacciarli, ma che possono camminare sopra queste bestie pericolose senza essere vittime dei loro morsi. La protezione divina dei discepoli si allarga contro le numerose manifestazioni nocive

- seduzioni e tormenti - che Satana (nella tradizione cristiana visto come “il seduttore, colui che nuoce”) può recare all’uomo. Ma Gesù rassicura: “nulla potrà danneggiarvi”.

I discepoli - continua a dire Gesù – non devono rallegrarsi tanto perché i demòni si sono sottomessi a loro, ma soprattutto devono rallegrarsi di essere amati da Dio e avere parte alla vita eterna.

10.5  L’inno di lode di Gesù al Padre (Lc 10,21-24)

Alla “gioia” dei discepoli segue la “preghiera di lode” che Gesù innalza verso il Padre.

21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Al ritorno gioioso dei settantadue discepoli (“in quella stessa ora”) Gesù “esultò di gioia nello Spirito Santo”. Lo Spirito Santo è la fonte dell’esultanza di Gesù: è la forza dello Spirito che ha vinto Satana.

E Gesù innalza una lode a Dio. Gli studi attuali sono concordi nell’origine aramaica di questo inno, facendolo risalire a Gesù stesso.

Quante volte abbiamo visto Gesù in preghiera, senza saperne il contenuto. Ora sappiamo che la sua preghiera è una preghiera di ringraziamento al “Padre”, riconoscendolo quale Creatore “Signore del cielo e della terra”.  Ecco il motivo della lode al Padre: “perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.Ma chi sono questi “sapienti e dotti” e i piccoli” cui si riferisce Gesù?

Normalmente i capi, gli intellettuali dei vari gruppi religiosi si consideravano “saggi e intelligenti”. Sono coloro che possiamo identificare con i “dottori della Legge”.  Opponendoli agli “esperti della Legge” i “piccoli” sono, ai tempi di Gesù, gli “ignoranti della Legge”, coloro che il fariseo e lo scriba giudicano con disprezzo.  Agli occhi di Gesù i “sapienti e i dotti” non sono più i “dottori della legge”, ma gli “orgogliosi” e i “piccoli” sono gli “umili”, i “semplici”, i “poveri” che abbiamo incontrato nel Vangelo dell’infanzia (ricordiamo il Magnificat – Lc 1,46-56) ed anche Lc 9,46-48…) Ma cosa sono “queste cose” che Dio ha nascosto ai sapienti e ai dotti per rivelarle ai piccoli? Si potrebbe pensare che Gesù si riferisca alle parole dette prima: alla caduta di Satana, al potere di calpestare serpenti e scorpioni, all’iscrizione dei loro nomi nei cieli. E’ più probabile che Gesù si riferisca a ciò che dirà subito dopo e cioè alla rivelazione ai discepoli della “benevolenza di Dio”:

Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo

Il Padre ha dato “tutto” al Figlio: egli è mediatore e l’unica via verso il Padre. C’è una “reciproca conoscenza” tra Padre e Figlio: solo il Padre conosce l’identità del Figlio e solo il Figlio quella del Padre. “Io e il Padre siamo una cosa sola” in Gv 10,30.   Ma questa conoscenza è data anche a coloro ai quali il Figlio la vuole rivelare, a quelli cioè che lo seguono. I discepoli, purché rimangano “piccoli” entrano nella comunione d’amore che unisce il Padre ed il Figlio. Si capisce allora che, dopo aver lodato il Padre, Gesù si volti verso i discepoli per dichiararli “beati”: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”.

Rispetto a Mt 13,16-17, ci sono dei cambiamenti significativi: - Luca omette i “vostri” occhi: il tempo privilegiato al quale appartengono i discepoli di Gesù viene prolungato nel tempo della Chiesa. - Luca parla solo di occhi che vedono e non di “orecchi” che ascoltano: l’ascolto non conviene tanto ai discepoli che, in questo contesto, devono annunciare il messaggio, ma alla folla che ne è destinataria. I discepoli che hanno vissuto al tempo di Gesù hanno “visto e ascoltato” ciò che “profeti e re” dell’Antico Testamento hanno atteso: l’intervento di JHWH che porta a compimento le promesse salvifiche. Ricordiamo che i profeti avevano il compito di annunciare il tempo messianico; i re della linea davidica erano i depositari della promessa del re Messia (Lc 1,32). Il regno di Dio è “vicino”, ha annunciato Gesù stesso agli uomini del suo tempo. Il profeta Simeone ha visto con i suoi occhi questo tempo di salvezza...ora, nel tempo della Chiesa, tocca a noi aprire gli occhi… Ascoltiamolo quando, dialogando con un “dottore della Legge”, risponderà alla domanda, che è anche la nostra: “Chi è mio prossimo?”


Approfondimento personale

  1. Oggi assistiamo ad una crisi profonda delle “vocazioni”, proprio in un tempo che ha tanto bisogno dell’annuncio del Vangelo.  Preghiamo, come ci insegna Gesù, il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe?
  2. Andiamo ad annunciare il Vangelo con umiltà e sobrietà e con la fiducia totale in Dio?
  3. Di fronte alle difficoltà, ad un rifiuto riusciamo a non cedere a giudizi frettolosi, a discussioni infruttuose, ma piuttosto a pregare perché Dio volga verso chi non lo accoglie uno “sguardo particolare”?
  4. Riusciamo a rinunciare, almeno qualche volta, al “superfluo”, a rincorrere le “novità”  che tanta pubblicità ci suggerisce? Pensiamo che un tesoro più grande, inimmaginabile, ci attende?
  5. Riusciamo ad entrare in una casa ad annunciare il Vangelo senza domandarci prima se coloro che la abitano siano degni o meno?
  6. Sono consapevole che “tutti” siamo inviati ad annunciare il Vangelo?
  7. “Nulla potrà danneggiarvi” rassicura Gesù ai suoi discepoli. Chiediamo a Dio di affrontare le numerose “tentazioni” di ogni giorno con la sua vicinanza?
  8. Certo i successi che riusciamo a raggiungere ci danno “gioia”. Questa gioia ci allontana dalla gioia più profonda e sicura che proviene dall’essere amati da Dio? 
  9. Ci consideriamo “sapienti e dotti” o “piccoli”?
  10. Profittiamo della nostra conoscenza, non solo religiosa, per alimentare il nostro orgoglio e umiliare, o peggio approfittare delle persone inesperte ed ingenue?
  11. Dio manifesta la sua preferenza verso gli “emarginati”. Condividiamo le parole di Gesù: “Si, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”?
  12. Eleviamo, come ha fatto Gesù, la nostra preghiera di lode a Dio per tutto quello che ci dona?
  13. Vediamo in Gesù il volto e la parola di Dio?
  14. Sentiamo vicino Dio nella nostra vita quotidiana?

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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