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OTTOBRE 2018

     

 

RIFLESSIONI SULLA PASSIONE DI GESÙ

 

Arresto di Gesù – Gv 18, 1-11

Antonio Turi (Comunità di Genova)

 

1 Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

 

Dopo aver detto queste cose” richiama i cinque capitoli precedenti dell’”Ultima Cena”

(Gv 13-17) dove Gesù ha lavato i piedi ai discepoli, ha dato il boccone a Giuda, ha lasciato il comandamento dell’amore, ha predetto il rinnegamento di Pietro, ha promesso l’invio dello Spirito Santo, ha annunciato il suo ritorno al Padre nel dono estremo di sè, ha pregato il Padre per i suoi discepoli e per tutti quelli che crederanno alla sua Parola.

Gesù esce dal cenacolo con i suoi discepoli: è la luce del mondo  che esce nella notte. Entra in un “giardino”, non orto: si vuole richiamare il paradiso delle origini, l’Eden dove c’è stato il primo scontro tra la luce e le tenebre, tra la verità e la menzogna. Anche Giuda conosce il “luogo”: il luogo è dove è presente Dio, il Calvario sarà l’altro luogo. E in quel luogo Gesù era andato spesso di notte con i suoi discepoli.

Giuda viene insieme ad un gruppo di soldati romani e guardie  mandate dai capi dei sacerdoti e dei farisei: i nemici tra di loro si alleano contro il giusto e sono così  numerosi… per arrestare una sola persona, per di più innocua. Arrivano con “lanterne, fiaccole ed armi”. C’è un gioco di luci con lanterne e fiaccole (la luce) che illuminano le armi (le tenebre). Siamo allo scontro definitivo.

Gesù “sapendo…” Altre volte si dice che “Gesù sa”, non vuol dire che ha una consapevolezza mentale, c’è qualcosa di più che abbraccia la volontà, l’affettività: conosce e fa. Gesù esce incontro a loro - la luce esce incontro alle tenebre -  e domanda loro: “Chi cercate?”. La prima domanda che fa Gesù all’inizio del Vangelo (Gv 1,38) è: “Che cosa cercate?” E chiedevano: “Rabbì, dove dimori?” e dimorarono con lui. Ora domanda “Chi cercate?”. Anche alla Maddalena Gesù domanda:”Chi cerchi?” (Gv 20,15). Si può cercare Gesù perché lo si ama (la Maddalena) o perché lo si vuole uccidere (Giuda).

E la risposta è: “Cerchiamo Gesù il Nazareno”. Gesù risponde: “Io sono”. La parola “Io sono” richiama JHWH, il nome con il quale Dio si è rivelato, il Dio dell’Esodo che ha liberato il popolo dalla schiavitù d’Egitto. Gesù è Dio, il Signore, il Messia, il re, non come lo sono gli uomini che opprimono, che uccidono, usano violenza, vogliono possedere, lui è re in quanto Dio, in quanto è Colui che dà la vita.

A questa rivelazione di Dio c’è anche Giuda. Poi non si parla più di “Giuda”.  Perché? Dove arriva la luce non c’è più la tenebre. La luce è Dio, la luce è la vita, la luce è l’amore.

Alla rivelazione del nome di Gesù, i nemici “indietreggiarono e caddero a terra”: è l’onnipotenza della luce. Davanti alla luce, la tenebra scompare, è la vittoria del Signore, proprio mentre lo prendono è il Signore. Così la Croce in Giovanni, ma anche già anche negli altri Vangeli, non è la sconfitta di un impotente, ma la vittoria del potere di Dio che è il potere dell’Amore.

E poi Gesù ripete di nuovo: “Chi cercate?Gesù, il Nazareno”. (in greco Nazoreo, il Messia, il Re) Gesù ribadisce “Io sono” per poi preoccuparsi dei suoi discepoli che in quel momento non sono disposti a seguirlo: “Lasciate che questi se ne vadano”. Poi dopo torneranno quando avranno capito. Forse, più che tornare loro, sarà lui che li richiamerà. Gesù non vuole perdere nessuno: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”.

Vediamo adesso la reazione di Pietro che è la nostra reazione davanti alla scena. Se tutti fuggono, io no: “Darò la mia vita per te” (Gv 13,36-38). Fa tenerezza, fa ridere; cosa pretende di fare con la sua spada di fronte a tanti uomini armati? Il suo gesto rivela che:

- non accetta un Messia debole, meglio morire con la spada in mano che soccombere…

- sta dalla parte dei nemici di Gesù, perché usa le stesse armi.

Se ci fossero stati gli angeli, sarebbero stati uccisi gli altri: che bel Messia avremmo avuto. Con la spada si fa solo il male, non si difende alcun bene. E vince chi è più forte, quello che ha meno scrupoli. Pietro è in questa logica ed è per questo che taglia l’orecchio destro di Malco, il servo del sommo sacerdote ed è per questo che rinnegherà.

Gesù rimprovera Pietro: “Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato non dovrò berlo?”. Non si vince il male col male. Si vince il male col bene. Sarà Gesù a bere il calice che contiene tutto l’odio dei fratelli, donandoci il suo amore, il suo sangue, il suo spirito.

In fondo la reazione di Pietro rappresenta noi discepoli che ci mettiamo tra i nemici di Gesù, nel nostro piccolo. Non per cattiveria, perché gli vogliamo bene, perché lo vogliamo difendere. Come Pietro non capiamo ancora, vorremmo essere con Gesù, ma in realtà siamo dalla parte opposta.

 

Gesù davanti ad Anna e Caifa – Gv 18, 12-24

 

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

 15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

Gesù nel giardino ha rivelato che è Dio, che è Re. Ora vediamo come Lui regna nei confronti dei discepoli e dei giudei e poi dei pagani. Lo vedremo infine regnare sulla Croce. E’ difficile da capire, soprattutto per i discepoli, come per Pietro. Pietro vuole bene a Gesù, è discepolo, come noi, ma deve però scoprire che non è un discepolo di Gesù, perché Gesù è diverso da come lui credeva.

Gesù è preso, legato, portato da Anna. Gli altri Vangeli non raccontano l’interrogatorio davanti ad Anna, raccontano invece a lungo quello davanti al genero che è Caifa, il sommo sacerdote. Caifa era quello che, dopo la risurrezione di Lazzaro, aveva consigliato ai Giudei: “È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo”.

Quando Gesù parla della sua morte non dice “conviene”, ma “bisogna, devo, è necessario”. Qui è lo scontro tra i due poteri: un potere di morte, di dominio, esattamente il contrario del potere di Dio, che è il potere di lavare i piedi, di servire, di dare la vita, il potere di amare.

E Pietro cosa fa? Segue Gesù. Poche ore prima aveva domandato a Gesù: “Signore, dove vai”? E Gesù gli dice: “Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Lo dice dopo la lavanda dei piedi, quando gli aveva detto: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Quando Pietro avrà capito potrà seguire Gesù. Ma dice Pietro: “Signore perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Gesù, invece di apprezzare la sua generosità, gli dice: “Darai la vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”. (Gv 13, 1-11.36-38).

Nel giardino Pietro aveva tirato fuori la spada, era pronto a sacrificare la sua vita perché Gesù trionfasse su tutti i nemici. Pietro non capisce che:

  • Dio non vuole che io muoia, ci ha creati per la vita. La salvezza non è dare la vita per lui; è lui che dà la vita per me, per me che lo rinnego.
  • Dio mi ama gratuitamente ed io capisco questo Amore nel fatto che Lui muore per me che lo rinnego.

Alla fine Pietro capirà che Dio è misericordia eterna e proprio perché lo rinnega capirà che Cristo è morto per i peccatori, dei quali lui è il primo. Sbagliando capisce che è come gli altri e capisce allora cosa è la fede: Gesù mi è fedele anche se lo rinnego, se lo tradisco, se sbaglio, se sono suo nemico. Basta nulla per separarmi da Gesù, ma nulla mi separa dall’amore che Lui ha per me: né il peccato, né il male, né la morte…E’ la conversione.

Pietro rinnega Gesù perché è come gli altri, vuole vincere con la violenza, è contro l’amore ed è perciò nemico di Gesù, non un suo discepolo. E’ come Giuda, vuole prendere il potere, mentre il potere di Dio è il potere dell’amore e del servizio. Infatti, quando Gesù ha lavato i piedi a Pietro, Pietro gli dice: ”Tu non mi laverai i piedi”. Vuole un Messia e noi come lui, che domina tutti, non un Dio che serve.

Pietro come Giuda non è con Gesù perché Gesù non è come loro pensavano, ma Pietro, nonostante le sue idee, vuole bene a Gesù.

Insieme a Pietro c’è un “altro” discepolo (Giovanni), il discepolo che aveva posato il capo sul grembo e sul cuore di Gesù, colui che sapeva di essere amato. Lo troveremo ai piedi della Croce insieme a Maria, al sepolcro dopo la Maddalena, nella pesca sul lago di Tiberiade, dove per primo riconosce Gesù risorto e , alla fine come l’autore  del Vangelo., di cui Gesù dice che resterà fino alla fine dei tempi quale testimone dell’Amore, mediante la sua Parola. Quest’altro discepolo diventerà anche Pietro e ciascuno di noi quando avremo capito che Lui ci ama gratuitamente e dà la vita per noi. Pietro dovrà capire che la vera “roccia” è la fedeltà del Signore che è fedele a lui che è infedele. Quando scopriamo che la fedeltà del Signore rimane in eterno, nella mia infedeltà, non posso più dubitare del suo amore. Allora anch’io divento un “altro”, libero dalle mie presunzioni di persona “brava”.

Quest’altro discepolo, è conosciuto dal sommo sacerdote, sanno che è un discepolo ed entra tranquillo con Gesù. Pietro sta fuori e l’altro discepolo allora esce e parla con la portinaia per fare entrare Pietro. La portinaia gli domanda: “Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?”. Pietro risponde: “Non sono”. Pietro è un vigliacco? No, è coraggioso,  perché ha mostrato il suo coraggio nel giardino e perché, nonostante il pericolo di essere riconosciuto, si espone di nuovo.

Ma perché dice: “Non sono”? Perché vede Gesù preso, legato, condotto, impotente. Lui non è discepolo di quell’uomo, è discepolo di colui che risuscitava i morti, dava il pane, faceva camminare i morti, faceva tacere i potenti. Con Pietro ci siamo anche noi.

Fa freddo e Pietro è a scaldarsi attorno ad una brace con i servi e le guardie, è uguale a loro, Dopo l’interrogatorio  di Pietro fatto dalla portinaia, comincia l’interrogatorio a Gesù da parte di Anna.

Non gli muove alcuna accusa, vuole sapere sui discepoli ed il suo insegnamento. La domanda è rivolta, in realtà, a ciascuno di noi oggi, perché Gesù dice: “Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”.

Il parlare di Gesù è sempre stato franco e aperto, senza nulla nascondere. Gran parte delle nostre parole servono invece per nascondere, per imbrogliare, per apparire. Gesù dice ciò che è ed è ciò che dice. La sua Parola si mette nelle nostre mani, sta a noi accettarla o rifiutarla. Questa Parola si riduce ad una unica Parola: l’Amore.

Il modo di umiliare una persona è interrogarla, mentre se mi lascio interrogare da ciò che ascolto, arrivo a capire. Chi ha ascoltato Gesù?: Anna, i soldati, i servi, Pietro e noi. Il sapere, infine ci rende uomini liberi e responsabili.

Gesù non risponde e subito una guardia gli dà uno schiaffo: è la risposta di chi, non avendo nessuna ragione da opporre, usa la violenza.  Lo schiaffo è più umiliante di un colpo di spada, di un colpo di pistola. Sei talmente debole che basta uno schiaffo.

            “Così rispondi al sommo sacerdote?” In realtà Gesù non ha risposto, ha interrogato e sono io che devo rispondere alla verità: è giusto o sbagliato quanto Gesù ha detto?

Il processo, infatti, non è contro Gesù, ma per quanti lo ascoltano e tra questi ci siamo tutti, compresi i nemici che lo hanno ascoltato, compreso Pietro.

Al male Gesù reagisce con il bene, cercando di far prendere coscienza alla persona che sta sbagliando ad usare la violenza e non la ragione: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”. Non c’è un perché, non vogliamo riconoscere che il male lo porta chi non lo fa. A chi lo fa, sembra di star meglio facendolo.

La coscienza è la risposta al male. E la coscienza vuol dire intelligenza per capire la verità, per non agire secondo le schiavitù che noi chiamiamo libertà, cioè fare quello che mi pare e piace. Gesù ci salverà proprio perché non fa il male.

L’unica risposta che dà Anna a Gesù è mandarlo legato da Caifa, da chi lo vuole uccidere.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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