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OTTOBRE 2021

     

CONTRASTO TRA GESÙ E I FARISEI

(Ricerca a cura di Antonio Turi)

 

13.6 Minacce o accuse contro i farisei e i dottori della Legge (Lc 11,37-54)

 

1137Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 

39Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 

40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? 

41Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

 

Abbiamo già meditato sulla incomprensione delle folle riguardo Gesù (Lc 11,14-36) negli incontri precedenti Ora la polemica si rivolge non contro le folle in generale, ma contro l’élite religiosa di Israele: i farisei e i dottori della Legge. Senz’altro Gesù si è scontrato con il fariseismo ed ha reagito contro il formalismo religioso: i detti su cui mediteremo possono essere ritenuti “autentici” (“loghia” di Gesù).  L’invito a tavola fatto da un fariseo è tanto pressante da venire rivolto a Gesù “mentre stava parlando”. L’invito è subito accettato e Gesù “si mise a tavola”. Il banchetto diventa l’occasione di un “discorso” di Gesù che ha il carattere di una “critica totale” sul giudaismo. Il discorso è articolato in due serie di tre “guai”: la prima indirizzata ai farisei e la seconda ai dottori della Legge. Anche Matteo, nel capitolo 23,1-36 raggruppa un “discorso” contro ”scribi e farisei ipocriti” e lo riporta (seguendo Marco 12,38-40 per la posizione del discorso) durante l’ultima settimana di Gesù a Gerusalemme (Mt 22,41-46; Mc 12,35-38).

Come altre volte (Lc 6,24-26: Il discorso della pianura; Lc 10,13: L’invio in missione dei settantadue discepoli) ad un insegnamento di Gesù ai discepoli (alle folle in Luca – Lc 11,14.29) segue una serie di “guai”.

♦ La scena ricorda da vicino il banchetto presso il fariseo Simone (Lc 7,36-50). Anche questa volta la reazione del fariseo è provocata da un atteggiamento di Gesù che non corrisponde alla loro pratica religiosa: “vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo”. Ed anche questa volta il fariseo non esprime il suo giudizio ad alta voce.

Notiamo che in Marco 7,2 e in Matteo 15,2 sono i discepoli che non si lavano le mani, trasgredendo la “tradizione degli antichi”. I riti di purità erano importanti nella visione religiosa del fariseo, in particolare ai pasti: la tavola, nella sua casa, era come l’altare del Signore nel tempio di Gerusalemme. Questi riti dovevano infatti sottolineare la qualità sacerdotale del popolo eletto (“Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” – Es 19,5). Perché Luca sceglie il titolo di “Signore” per introdurre le parole di Gesù? Vuol dirci che  il Gesù che parla è il “Signore della Chiesa”: le sue accuse contro i farisei e i dottori della Legge valgono anche contro i comportamenti dei credenti di “ogni tempo”. Perché Gesù, incomprensibilmente:

- passa dalla purificazione delle mani a quella del bicchiere e del piatto?

- passa dall’esterno del bicchiere e del piatto all’interno del fariseo?

Vuole mettere in luce il contrasto tra  la minuziosa osservanza di prescrizioni di purità (“pulite l’esterno del bicchiere e del piatto”) e un comportamento disonesto nei confronti degli altri (”il vostro interno è pieno di avidità e cattiveria”). Rimprovera i farisei, chiamandoli “stolti”, cioè “incapaci di riflettere”. Essi non comprendono che Dio è il Creatore dell’uomo nella sua totalità: Egli dichiara  buono sia l’esterno che l’interno dell’uomo (Gen 1,31: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”). Infine  Gesù invita a dare: ”piuttosto in elemosina quello che c’è dentro”.  Ciò significa che il modo migliore per essere liberati dal proprio egoismo (avidità e cattiveria) è manifestare con un amore concreto la conversione (metànoia) del cuore: “..ed ecco che per voi tutto sarà puro”. 

♦ Con una prima serie di tre “guai” indirizzata ai farisei continua l’accusa iniziata al verso 39: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro cuore è pieno di avidità e di cattiveria”.

I tre guai, con alcune differenze, sono riportati anche da Matteo 23,23.6.27. 

  1. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. 
  2. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 
  3. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Come interpretare la parola“guai”? Possiamo pensare ad un “grido di dolore, di lamento (per un lutto) o di minaccia”. Non esprime comunque una maledizione. Allora? Visto l’amicizia tra Gesù e i farisei (più volte è da loro invitato a tavola) il “guai” non è ancora una minaccia, ma un “appello accorato” a comportarci come Lui esige.

 

● Il “ma” col quale inizia il primo “guai” allude ad un comportamento contrario a quanto Gesù ha appena invitato a fare (v. 41).

Il tema riguarda il dovere di “pagare la decima”: era la parte offerta a JHWH per il sostentamento dei sacerdoti e dei leviti del tempio, ma anche per i poveri (Dt 14,22-29). Il Deuteronomio prescriveva di prelevare “la decima da tutto il frutto della tua semente, che il campo produce ogni anno…la decima del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio e i primi parti del tuo bestiame grosso e minuto” (Dt 14,22-23). Non sappiamo esattamente cosa fosse sottoposto alla decima al tempo di Gesù e perciò non sappiamo spiegare la differenza nell’elenco delle piante tra Matteo e Luca. Matteo elenca “la menta, l’anéto ed il cumino” (Mt 23,23); Luca, invece, “la menta, la ruta e tutte le erbe”. Solo la menta è citata in entrambi i testi. I farisei, lamenta Gesù, osservano scrupolosamente le prescrizioni della Legge, ma dimenticano la fondamentale legge dell’amore verso il prossimo e verso Dio.  E’ la legge dell’amore che Gesù ci ha insegnato, tema della meditazione nel nostro “trentaduesimo incontro” (Lc 10,23-37: La parabola del buon Samaritano). Luca parla di “giustizia” nel senso di un comportamento retto nei confronti dell’uomo e di “amore di Dio”, l’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per Dio: l’ ”agape”, il vertice più alto dell’amore che dona tutto se stesso all’altro senza pretendere nulla in cambio.

Notiamo che l’amore del prossimo è prima dell’amore per Dio che ne è il fondamento. Per Matteo scribi e farisei trasgrediscono “giustizia, misericordia e fedeltà” (Mt 23,23). Il primo “guai” termina con una riflessione: “Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle”. La legge dell’amore per Dio e per il prossimo viene cioè prima delle prescrizioni rituali che sono però ritenute ancora valide. Ma che senso ha ritenere valida una usanza praticata forse soltanto da zelanti farisei? Forse Luca pensa ad un gruppo di giudeo-cristiani, rimasti fedeli alla legislazione farisea, ma che vuole – contro il fariseismo – dare una gerarchia di valori: l’amore viene prima delle prescrizioni rituali, le quali non devono far dimenticare l’essenziale.

 

● Il secondoguai” riguarda la vanità dei farisei, forse dovuta alla loro scrupolosa osservazione delle prescrizioni religiose. La vanità (il senso di “grandeur”) li spinge  a prendere i primi posti nelle assemblee in sinagoga e a farsi salutare per primi in pubblico.  Delle parole simili, ma più estese, troviamo in Marco 12,38-39 (“amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti”) che Luca riprende in 20,46 (“vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti”). Lc 11,43 riprende Matteo 23,6-7 (“si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze”).

 

● Nell’ultimoguai” della prima serie Luca non nomina i farisei (“guai a voi) o perché non vuole ripetersi o perché vuole preparare l’obiezione del dottore della Legge che si sente incluso nell’accusa. I farisei sono paragonati a “sepolcri” come in Mt 23,27, ma l’immagine cambia poi nei due racconti: - in Matteo si tratta di “sepolcri imbiancati: all'esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume”; in Luca si parla di tombe in terra “sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”.

- in Matteo c’è il contrasto tra esterno splendido ed interno corrotto; in Luca il tema è la contaminazione a contatto con la tomba; -  Matteo accusa i farisei di ipocrisia: appaiono esteriormente modelli di santità, in realtà sono corrotti; Luca denuncia la pericolosità dei farisei: contaminano la gente senza che costoro se ne accorgano, attratti da una dottrina e da un comportamento che seduce.

(Continua al numero successivo)

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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