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GENNAIO 2009

     

 

L’ISLAM: dalla fonte principale: il Corano (Cfr “Islam” Stefano Nitoglia)

 

            La fonte principale della dottrina e della legge islamica è il Corano. Esso, per i musulmani non è solo un libro ispirato ma “copia terrestre del Libro celeste, increato, attribuito a Dio, a Lui coesistente” (Corano 13,19). Esso sarebbe stato rivelato a Maometto (570-632), cammelliere arabo, dall’Arcangelo Gabriele che, consegnandogli il libro lo avrebbe consacrato “ultimo profeta e messaggero di allah”. Per i musulmani il Corano contiene tutto ciò che è necessario e sufficiente per la vita dell’uomo. Nel Corano l’Islam pretende di determinare il monopolio assoluto di ogni verità e di ogni bene. Molti credono che la dottrina islamica, proclamando il Corano come terza e definitiva “rivelazione” divina dopo l’Antico Testamento e il Vangelo, accetti questi due Libri sacri. In realtà, sempre secondo il Corano, Pentateuco e Vangelo sarebbero stati manipolati da Ebrei e Cristiani, per giustificare il loro abbandono di Allah. Quindi il Corano pretende addirittura di correggere il Pentateuco e il Vangelo.

 

I cinque pilastri dell’Islam

            La religione cattolica, come sappiamo, si basa sulla vita interiore: esige dal fedele un sincero e profondo rinnovamento del "cuore", che può avvenire sotto l'influsso determinante della Grazia.

            Al contrario l’adesione all’Islam si limita a una serie di obblighi puramente esteriori, che costituiscono i cosiddetti “5 pilastri della fede maomettana:

  1. la “professione di fede” di fronte a testimoni
  2. il digiuno nel mese di ramadan, (astenersi dai cibi dall’alba al tramonto)
  3. il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta in vita,
  4. la preghiera rituale, 5 volte al giorno rivolti verso la Mecca
  5. l’elemosina rituale.

            A questi doveri si aggiunge un sesto pilastro: “la guerra santa”.

 

3.   La negazione della Ss.ma Trinità

            Per meglio comprendere la dottrina islamica ci sembra opportuno esporla paragonandola a quella cristiana, rispetto alla quale, come vedremo, si pone come negazione radicale.

            I misteri principali della nostra Fede, professati nel Credo, sono due, strettamente connessi l'uno all'altro: Unità e Trinità di Dio e Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Essi sono mirabilmente compendiati nel segno della croce.

            La Trinità, il più sublime dei misteri cristiani, si enuncia in questi termini: Dio, assolutamente uno nella natura o essenza, è relativamente trino nelle persone (Padre, Figlio e Spirito Santo) uguali e distinte fra loro. La Chiesa lo ha stabilito come verità di fede nel Credo degli Apostoli e nel Simbolo niceno-costantinopolitano .

            Il mistero della Santissima Trinità fu rivelato esplicitamente solo da Nostro Signore Gesù Cristo. Se nell'Antico Testamento esso poté essere solo confusamente adombrato, nel Vangelo è stato chiaramente ed esplicitamente annunciato più volte, soprattutto nel passo del battesimo di Gesù Cristo, in quello della sua trasfigurazione, e in quello dell'Ascensione. Per citare il solo passo dell'Ascensione San Matteo narra che, prima di ascendere al cielo. Gesù disse agli apostoli: "A me è stato dato ogni potere in ciclo e in terra. Andate, dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo" {Mt. 28,19-20).

            Il Corano, invece, influenzato dalle eresie antitrinitarie e dalla fuorviante concezione della divinità diffusa dal giudaismo talmudico, “respinge con orrore il dogma cristiano della Trinità” (Corano 112,1-4) , e accusa il Cristianesimo di Politeismo.

 

Il rifiuto della paternità divina

            Secondo la dottrina cattolica il Padre è la prima Persona della Santissima Trinità perché non procede da altra Persona, mentre da Lui procedono le altre due, cioè il Figlio e lo Spirito Santo. Con un atto unico e perfetto il Padre genera eternamente il Figlio nel quale viene a conoscersi e compiacersi.

            Per contro, nel Corano, si legge: "Dio non generò ne fu generato, e nessuno gli è pari!" (Cor. 112,1-4). Con questa frase si nega la nozione di un Dio Padre e, di conseguenza, quella della filiazione divina del Verbo.

            Negando la paternità interna di Dio di conseguenza i musulmani non riescono a considerare Allah come vero padre degli uomini. "L'Onnipotente per i musulmani è certamente il Creatore degli uomini, ma da ciò a stabilire tra Allah e l'uomo una relazione da Padre a figlio, questo è un passo che il musulmano non saprebbe fare. Il musulmano è prosternato con un infinito rispetto davanti ad Allah, il Potente, il Dispensatore, il Misericordioso, ma sarebbe un errore introdurre in questo atteggiamento una nozione d'amore filiale che risulterebbe fuori luogo. Dio è infinitamente troppo alto e inaccessibile perché la sua creatura si permetta di vedere in Lui un padre"19. Ne è la riprova il fatto che i musulmani non ammettono che sia possibile avere con Allah un rapporto di familiarità paragonabile a quello dei figli col loro Padre, nemmeno alla fine dei tempi in paradiso.                 (Cor. 78,37).


5.   Il rifiuto dell'Incarnazione del Verbo

            Nel bellissimo passo del prologo del Vangelo di San Giovanni si legge: "In principio era il Verbo e il Verbo era in Dio e il Verbo era Dio. (...) Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e nulla fu fatto senza di Lui, di quanto è stato fatto. In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; e la luce risplende fra le tenebre, e le tenebre non hanno potuto estinguerla. E il Verbo si è fatto carne e abitò tra noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, degna dell'Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv. 1, 1-14). Gesù Cristo è quindi parimenti vero Dio e vero Uomo. In molti altri passi il Vangelo afferma esplicitamente la divinità di Gesù, come quello in cui Gesù, davanti ai giudici, pur sapendo di offrire il pretesto alla condanna capitale, proclamò di essere il divino Messia e il sommo Giudice (Cfr. Mt. 26,63-65).

            Il Corano, invece, "pur parlando sempre dì Gesù col più grande rispetto, ne condanna e respinge in modo non meno categorico la divinità" 21. "Certo, sono miscredenti quelli che dicono: 'II Messia, figlio di Maria, è Dio'" (Cor. 5, 72). "i cristiani dicono:  II Cristo è figlio di Dio'. Questo è ciò che dicono con la loro bocca, imitando ciò che dicevano i miscredenti che li hanno preceduti. Dio li maledica! Come sono fuorviati!" (Cor. 9, 30-31). "I cristiani dicono che il Misericordioso si è preso un figlio. Rispondi loro: avete detto una cosa mostruosa! Non si addice al Misericordioso di prendere per sé un figlio, nè di associare alcuno al suo regno " (Cor. 19, 91-93).

            In questo rifiuto dell'Incarnazione del Verbo è manifesta l'influenza delle eresie di Ario e di Eunomio, che riducevano Cristo a una mera creatura, sebbene eccelsa. Volendo peraltro appropriarsi della figura di Gesù, adattandola alle proprie convinzioni. Maometto gli mette in bocca l'affermazione di non aver mai preteso di eguagliarsi a Dio, di non aver fondato alcuna chiesa (Cfr. Cor. 5, 116-117), e di aver anzi preannunciato l’avvento di un profeta e di una legge più perfetta della sua (Cfr. Cor.61,6) che ovviamente sarebbe quella di Maometto stesso.

            Il Corano, inoltre nega la crocifissione di Gesù. “Gli ebrei affermano: “Abbiamo ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio!” In realtà non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma qualcun altro fu reso ai loro occhi simile a Lui” (Cor. 4,156-158).

            La dottrina islamica non ammette la “soddisfazione vicaria”, cioè che Gesù ha espiato i nostri peccati per amore, perché l’Islam non  ammette la punizione di un innocente, come condizione per il perdono dei peccatori colpevoli.

            In questo modo si nega l’intera sostanza del Cristianesimo: cioè la Redenzione.

                                              

                                                                  (Continua al numero successivo)

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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