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Madre Speranza


GIUGNO 2012

     

Madre SperanzaCorrispondere alle finezze dell’amore di Dio

Dagli scritti di Madre Speranza

 

 

 

 

 

Padre mio, non so cosa mi stia succedendo, ma ho tanta paura di non dare a Gesù quello che mi chiede, o meglio, di non corrispondere alle finezze del suo amore. (El Pan 18, 1459; Collevalenza 8 febbraio 1954).

Credo ci siano tre categorie di anime che servono Gesù; ossia diverso è il modo con cui Egli si comunica loro. Ad alcune Gesù si rivela in mezzo a luci e chiarori divini, ad altre tra le ombre, alle restanti nell’oscurità.

  • Credo che le prime possano conoscere meglio la comunicazione che ricevono;
  • le seconde hanno nozioni confuse dei favori che ricevono, ma ne godono gli effetti e conservano     le impronte che imprime in esse la divina presenza nello stesso modo delle prime.
  • Le ultime percepiscono Gesù nell’oscurità e nelle tenebre divine; sentono la presenza di Gesù          nella loro anima, sentono che le ama e si comunica a loro, godono dei suoi doni e degli effetti        che la grazia produce in esse, con la stessa intensità delle prime e delle seconde, ma non     conoscono la natura della comunicazione ricevuta, perché si è consumata nell’oscurità.

(El Pan 2, 137).

Tra le anime che desiderano avanzare nella perfezione, ce ne sono alcune che si dedicano con ardore agli esercizi di penitenza e sacrificio; altre che non si preoccupano minimamente di mortificare i loro sensi. Alcune, sollecite nel cercare sempre il contrario di quello che la natura chiede loro, tengono a freno il loro cuore, sono molto generose con Dio e non sanno negargli nulla. Altre a mala pena corrispondono agli impulsi della grazia, e poi vanno a lamentarsi perché non progrediscono e dubitano di essere chiamate a santificarsi. (El Pan 16, 184).

Credo che Gesù, chiamandoci alla vita consacrata ha voluto associarci alle sue sofferenze interiori ed esteriori. Egli ci invita a soffrire, ad amare; quindi non dobbiamo vivere per noi stessi, ma per la sua gloria e morire di dolore nel vedere quanto è offeso, rinnegato, non amato. Questo è molto più triste quando succede tra religiosi. Egli, che sperava di trovare in queste anime rifugio, sollievo dalle sofferenze, amore e affetto, è rattristato dalla loro cattiva accoglienza, dalla loro ingratitudine e dimenticanza, dal loro silenzio. (El Pan 2, 116).

Pensiamo spesso che Dio si è abbassato fino a noi, come il padre più affettuoso verso il proprio figlio e ci invita ad amarlo e a dargli il nostro cuore. Questo amore, che potrebbe esigere con autorità e per diritto, preferisce chiedercelo dolcemente e amorevolmente perché la nostra risposta sia più spontanea e ricorriamo a Lui con affetto filiale. Come corrispondiamo a tanta delicatezza e finezza?

Questo sarà un amore penitente per purificarci dalle colpe passate e presenti, probabilmente molto numerose e soprattutto fatte a Dio. È un amore particolare che ci fa avere con Dio un rapporto tenero e delicato, come con il più fedele e generoso degli amici. Questo amore ci spinge a guardare sempre all’interesse di Dio, a cercare la sua gloria e a far si che sia benedetto il suo nome?

Fa’, Gesù mio, che l’amore dei figli e delle figlie non sia passeggero, ma così generoso che li spinga al più grande sacrificio, a dimenticare se stessi e a rinunciare alla propria volontà per fare soltanto la tua. Aiutali, Gesù mio, affinché con l’esercizio continuo delle virtù giungano a formare una sola cosa con te. Pregate tutti perché questa vostra madre possa dare sempre al buon Gesù quanto le chiede, costi quello che costi e giunga a godere tanto nel dolore come nell’amore. Che la mia volontà, quella dei figli e delle figlie sia sempre al servizio della volontà di Dio. (El Pan 9, 19-22).

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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