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DICEMBRE 2014

     

 Il Papa ai medici cattolici

 

          Questo mese ho scelto di proporre alla nostra riflessione un discorso di papa Francesco che non ha avuto molto spazio sui giornali e in televisione, come accade ogni volta che ciò che il Papa dice non piace ai sostenitori del pensiero unico dominante. Con questo discorso il Papa li ha spiazzati, riproponendo con chiarezza la dottrina della Chiesa sulla vita umana.

          Mi riferisco al discorso che il 15 novembre scorso il Papa ha rivolto ai medici cattolici ricevuti in udienza. In esso papa Francesco ha detto senza mezzi termini che la procreazione assistita, l'aborto e l'eutanasia sono espressione di una cultura che irresponsabilmente e colpevolmente gioca e sperimenta con la vita, specie la più debole e indifesa.

Ma vediamo come si sviluppa il discorso del Papa. Dopo aver osservato che "ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica", papa Francesco ci fa notare che però "per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa". Il Pontefice ricorda perciò ai medici cattolici che devono impegnarsi a vivere la loro professione "come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale."

          A questo punto, il Papa ha voluto ribadire il diritto-dovere della Chiesa di partecipare al dibattito sulla vita umana, perché "l'attenzione alla vita umana, particolarmente a quella maggiormente in difficoltà, cioè all’ammalato, all’anziano, al bambino, coinvolge profondamente la missione della Chiesa" che ha una propria proposta da presentare, una proposta basata sulla parola del Vangelo. I medici cattolici, dunque, devono esercitare la loro missione alla luce degli insegnamenti del Magistero della Chiesa nel campo medico-morale. Questo significa che i medici sono moralmente tenuti a stare attenti a che le scelte terapeutiche e le decisioni che essi prendono o propongono ai pazienti, siano conformi alla dottrina della Chiesa.

          Oggi si dibatte molto sul concetto di 'qualità della vita' e in nome di essa si giustificano scelte che comportano la vera e propria soppressione della vita stessa: si osserva, ad esempio, che un certo bambino nascerà malato e ci si sente in diritto di concludere che è meglio per lui che non nasca affatto.  Oppure si sostiene che una certa persona è troppo ammalata, soffre troppo: e se ne conclude che è meglio per lei che la sua vita abbia termine, decidendo magari di ricorrere all'eutanasia. Il Papa però ci ricorda che ben diversa dovrebbe essere la posizione di una persona dalla coscienza rettamente formata. Dice infatti papa Francesco: "Da molte parti, la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al “benessere”, alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell’esistenza. In realtà, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! " Alla stessa maniera "non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori".  In altre parole, il Papa dice che nessuna vita è migliore di un'altra solo perché uno è più sano, più forte, più bello o più ricco di un altro. Sembra un concetto ovvio ma in realtà non è così: vi sono paesi, che passano per civili, che ammettono l'eutanasia dei bambini o la soppressione di anziani che sono diventati un peso per le loro famiglie. I medici cattolici quindi devono "testimoniare con la parola e con l’esempio che la vita umana è sempre sacra, valida ed inviolabile, e come tale va amata, difesa e curata." Rivolgendosi direttamente ai medici il Papa continua: "Questa vostra professionalità, arricchita con lo spirito di fede, è un motivo in più per collaborare con quanti – anche a partire da differenti prospettive religiose o di pensiero – riconoscono la dignità della persona umana quale criterio della loro attività. Infatti, se il giuramento di Ippocrate vi impegna ad essere sempre servitori della vita, il Vangelo vi spinge oltre: ad amarla sempre e comunque, soprattutto quando necessita di particolari attenzioni e cure. Vi esorto a proseguire con umiltà e fiducia su questa strada."

          Avviandosi alla parte finale del suo discorso, il Pontefice dice: "Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica produrre un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che vede, ha compassione, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33). La vostra missione di medici vi mette a quotidiano contatto con tante forme di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come buoni samaritani, avendo cura in modo particolare degli anziani, degli infermi e dei disabili. La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza. E a tante conseguenze sociali che tale fedeltà comporta. Noi stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la vita. Ma uno sperimentare male. Fare figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Giocare con la vita. Siate attenti, perché questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così. Quando tante volte nella mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. “Ma, dimmi, perché la Chiesa si oppone all’aborto, per esempio? E’ un problema religioso?” – “No, no. Non è un problema religioso” – “E’ un problema filosofico?” – “No, non è un problema filosofico”. E’ un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. "Ma no, il pensiero moderno…” – “Ma, senti, nel pensiero antico e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!”. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta...  E questo è dire a Dio: “No, la fine della vita la faccio io, come io voglio”. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo!"

          E infine un augurio, al quale ci associamo con tutto il cuore: "Possiate collaborare in modo costruttivo con tutte le persone e le istituzioni che con voi condividono l’amore alla vita e si adoperano per servirla nella sua dignità, sacralità e inviolabilità. San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle mani». Mettete più cuore in quelle mani. È questo anche il mio auspicio. La Vergine Santa, la Salus infirmorum , sostenga i propositi con i quali intendete proseguire la vostra azione".

 

                                                  A cura di Antonella

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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