IL  SINODO DELLE FAMIGLIE
                
              Il 4 ottobre ha avuto inizio  in Vaticano la XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul  tema: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”  che durerà fino al 25 ottobre. La maggior parte dei padri sinodali sono stati  nominati dalle varie conferenze episcopali sparse in tutto il mondo; 45 sono  stati invece nominati direttamente dal Papa. Al sinodo partecipano anche come  uditori 51 laici, fra cui 17 coppie di sposi provenienti da tutto il mondo, due  delle quali italiane. Un'altra coppia di sposi è presente nel gruppo dei 23  esperti che collaborano direttamente con il segretario generale del Sinodo: si  tratta dei  coniugi Giuseppina e Franco  Miano. In tutto i partecipanti al Sinodo sono più di 300.
                          Come  si ricorderà, questa Assemblea ordinaria è stata preceduta nell'ottobre del  2014 dall'Assemblea straordinaria dei Vescovi sul tema  “Le  sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” che si  era conclusa con un documento finale, la Relatio Synodi: una relazione nella  quale venivano riassunte le discussioni dei padri sinodali e le conclusioni a  cui erano giunti, insieme alle obiezioni che alcuni di loro avevano formulato  in ordine ad alcune tematiche. Successivamente, questa relazione, accompagnata  da un questionario, è stata sottoposta all'attenzione di tutte le diocesi del  mondo, che l'hanno esaminata e hanno risposto alle 46 domande loro indirizzate,  spesso consultando anche le parrocchie e i fedeli. I documenti che sono  scaturiti da questa analisi sono stati inviati alla segreteria del Sinodo, che  li ha studiati e che ha poi redatto una sintesi. Questa sintesi, infine, è  stata a sua volta esaminata dal Consiglio di segreteria, presieduta dal Santo  Padre, che si è riunito nei giorni 25 e 26 maggio 2015 ed ha redatto il  cosiddetto Instrumentum Laboris, cioè il documento che costituisce la base  sulla quale si sta svolgendo l'attuale Sinodo ordinario. Questo documento è  stato presentato in una conferenza stampa il 26 giugno scorso;  esso è diviso in tre parti: 
               
              1- L'ascolto  delle sfide della famiglia. 
              In questa prima sezione del  documento si descrivono le sfide ( o i problemi) che la famiglia deve  affrontare: esse sono soprattutto la povertà, l'esclusione sociale, la  disabilità, le migrazioni, il ruolo delle donne, la bioetica (cioè tutto ciò  che riguarda la procreazione, il fine vita). Sono problemi che dipendono  essenzialmente dal contesto sociale, culturale, economico in cui le varie  famiglie sono inserite.
               
              2 -  Il discernimento della vocazione familiare.
              In questa sezione il  documento affronta le tematiche relative al matrimonio naturale,  all'indissolubilità, alle caratteristiche e alle difficoltà della vita familiare,  ai  giovani e alla loro  paura di affrontare un legame che sia 'per  sempre'. 
               
              3-  La missione della famiglia oggi. 
              Qui invece si parla dei  problemi relativi alla evangelizzazione delle famiglie e con le famiglie e si  affrontano le tematiche relative alla integrazione dei fedeli in situazioni  "irregolari", all'eventuale introduzione di una via penitenziale per  accedere ai sacramenti, all'adozione e al   rispetto della vita. 
               
              Quelli elencati sopra sono  appunto i temi che il Sinodo sta affrontando. Al termine delle tre settimane  previste, i padri sinodali elaboreranno un documento che sarà consegnato al  Papa. In simili casi, il Pontefice di solito dopo qualche tempo emana una Esortazione  apostolica postsinodale redatto a partire dalle proposte dei padri. Così fece,  ad esempio  Giovanni Paolo ll nel 1981,  quando pubblicò -sotto forma appunto di Esortazione apostolica conseguente al  VI  Sinodo dei vescovi, svoltosi l'anno  precedente sul tema della famiglia- quel documento fondamentale e bellissimo  che è la Familiaris consortio : dovremmo forse rileggerlo e farci  guidare da esso nella preghiera che tutti noi cristiani siamo tenuti a fare,  per chiedere allo Spirito Santo che guidi e sostenga tutti coloro che sono  impegnati in questo Sinodo. Scriveva san Giovanni Paolo II in quella  Esortazione:
              “In un momento  storico nel quale la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di  distruggerla o comunque di deformarla, la Chiesa, consapevole che il bene della  società e di se stessa è profondamente legato al bene della famiglia (cfr. «Gaudium et Spes», 47), sente in modo più vivo e  stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul  matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità e promozione umana  e cristiana, e contribuendo così al rinnovamento della società e dello stesso Popolo  di Dio.” (F.C.,3)
              Questa stesse parole potrebbero essere pronunciate oggi, in un  momento storico in cui  le “forze che  cercano di distruggere o di deformare la famiglia” sono  più numerose e agguerrite che mai, come  vediamo chiaramente ogni giorno. I Padri sinodali hanno quindi una grandissima  responsabilità: quella di “proclamare” a gran voce “il disegno di Dio sul  matrimonio e sulla famiglia”, anche se questo disegno può apparire ai distratti  e ai lontani diverso da quello che il mondo vorrebbe che fosse. Forte è la  tentazione, anche fra i cristiani, di adeguare quel disegno divino alle  aspettative del mondo. Bisogna quindi pregare, perché i padri sinodali sappiano  essere fedeli all'insegnamento di Gesù e della Chiesa, pur conservando uno  sguardo comprensivo e misericordioso nei confronti delle diverse situazioni. Il  compito non è facile, perché occorre contemperare la giustizia con la  misericordia, la verità con la carità.
              Sempre nella Familiaris consortio, al numero 33, Giovanni Paolo  scriveva: “la pedagogia concreta della Chiesa deve sempre essere connessa e non  mai separata dalla sua dottrina” . E , ad ulteriore sostegno di questa sua  convinzione, riportava le parole di Paolo VI : “Non sminuire in nulla la  salutare dottrina di Cristo è eminente forma di carità verso le anime” (Paolo  PP. VI «Humanae Vitae», 29). 
              Dando inizio ai lavori del Sinodo straordinario dell'anno scorso,  papa Francesco aveva ricordato ai padri che le Assemblee sinodali  “servono per coltivare e custodire meglio la  vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo  popolo” e li aveva esortati ad allontanare la tentazione (che prima o poi tocca  tutti ) di “impadronirsi della vigna” per trasformarla a proprio piacimento,  come i contadini della parabola di Matteo (Mt. 21, 33-44)  che -dice il Papa-  “si sono impadroniti della  vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che  vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul  popolo che si è scelto.” 
                          Preghiamo  dunque perché i Padri sinodali si lascino guidare dallo Spirito Santo che “dona  la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera  libertà e umile creatività”, in modo che la vigna del Signore possa essere ben  custodita e coltivata, secondo l'autentico progetto di Dio.
                                                                                            Antonella
               
               
              Pubblichiamo  qui di seguito   un discorso pronunciato  da papa Francesco nel corso della Veglia di preghiera di sabato 26 settembre a  Philadelphia, durante l'Incontro mondiale delle famiglie.
               
              Cari fratelli e sorelle,Care famiglie
              Grazie a coloro che hanno dato  testimonianza. Grazie a coloro che ci hanno rallegrato con l’arte, con la  bellezza, che la via per arrivare a Dio. La bellezza ci porta a Dio. E una  testimonianza vera ci porta a Dio perché Dio è anche la verità. E’ la bellezza  ed è la verità. E una testimonianza data come servizio è buona, ci rende buoni,  perché Dio è bontà. Ci porta a Dio. Tutto ciò che è buono, vero e bello ci  porta a Dio. Perché Dio è buono, Dio è bello, Dio è verità.
              Grazie a tutti. A quelli che ci hanno dato  un messaggio qui e alla vostra presenza, che pure è una testimonianza. Una vera  testimonianza che vale la pena la vita in famiglia. Che una società cresce  forte, cresce buona, cresce bella e cresce vera se si edifica sulla base della  famiglia.
              Una volta, un bambino mi ha chiesto – voi  sapete che i bambini chiedono cose difficili – mi ha chiesto: “Padre, che cosa  faceva Dio prima di creare il mondo?”. Vi assicuro che ho fatto fatica a  rispondere. E gli ho detto quello che dico adesso a voi: prima di creare il  mondo Dio amava, perché Dio è amore; ma era tale l’amore che aveva in sé  stesso, l’amore tra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo, era così grande,  così traboccante – questo non so se è molto teologico, ma potete capirlo – era  così grande che non poteva essere egoista; doveva uscire da sé stesso per avere  qualcuno da amare fuori di sé. E allora Dio ha creato il mondo. Allora Dio ha  creato questa meraviglia in cui viviamo; e che, dato che siamo un po’ stupidi,  stiamo distruggendo. Ma la cosa più bella che ha fatto Dio – dice la Bibbia  – è la famiglia. Ha creato l’uomo e la donna. E ha affidato loro tutto. Ha  consegnato loro il mondo: “Crescete, moltiplicatevi, coltivate la terra, fatela  produrre, fatela crescere”. Tutto l’amore che ha realizzato in questa creazione  meravigliosa l’ha affidato a una famiglia.
              Torniamo un po’ indietro. Tutto l’amore che  Dio ha in sé, tutta la bellezza che Dio ha in sé, tutta la verità che Dio ha in  sé, la consegna alla famiglia. E una famiglia è veramente famiglia quando è  capace di aprire le braccia e accogliere tutto questo amore. Certamente il  paradiso terrestre non sta più qui, la vita ha i suoi problemi, gli uomini, per  l’astuzia del demonio, hanno imparato a dividersi. E tutto quell’amore che Dio  ci ha dato, quasi si perde. E in poco tempo, al primo crimine, al primo  fratricidio. Un fratello uccide l’altro fratello: la guerra. L’amore, la  bellezza e la verità di Dio, e la distruzione della guerra. E tra queste due  posizioni camminiamo noi oggi. Sta a noi scegliere, sta a noi decidere la  strada da seguire.
              Ma torniamo indietro. Quando l’uomo e sua  moglie hanno sbagliato e si sono allontanati da Dio, Dio non li ha lasciati  soli. Tanto era l’amore. Tanto era l’amore che ha incominciato a camminare con  l’umanità, ha incominciato a camminare con il suo popolo, finché giunse il  momento maturo e diede il segno più grande del suo amore: il suo Figlio. E suo  Figlio dove lo ha mandato? In un palazzo? In una città? A fare un’impresa? L’ha  mandato in una famiglia. Dio è entrato nel mondo in una famiglia. E ha  potuto farlo perché quella famiglia era una famiglia che aveva il cuore aperto  all’amore, aveva le porta aperte. Pensiamo a Maria ragazza. Non poteva  crederci: “Come può accadere questo?”. E quando le spiegarono, obbedì. Pensiamo  a Giuseppe, pieno di aspettative di formare una famiglia, e si trova con questa  sorpresa che non capisce. Accetta, obbedisce. E nell’obbedienza d’amore di  questa donna, Maria, e di quest’uomo, Giuseppe, si forma una famiglia in cui  viene Dio. Dio bussa sempre alle porte dei cuori. Gli piace farlo. Gli viene da  dentro. Ma sapete quello che gli piace di più? Bussare alle porte delle  famiglie. E trovare le famiglie unite, trovare le famiglie che si vogliono  bene, trovare le famiglie che fanno crescere i figli e li educano, e che  li portano avanti, e che creano una società di bontà, di verità e di bellezza.
              Siamo alla festa delle famiglie. La  famiglia ha la carta di cittadinanza divina. E’ chiaro? La carta di  cittadinanza che ha la famiglia l’ha data Dio perché nel suo seno crescessero  sempre più la verità, l’amore e la bellezza. Certo, qualcuno di voi mi può  dire: “Padre, Lei parla così perché non è sposato. In famiglia ci sono  difficoltà. Nelle famiglie discutiamo. Nelle famiglie a volte volano i piatti.  Nelle famiglie i figli fanno venire il mal di testa. Non parliamo delle suocere…”.  Nelle famiglie sempre, sempre c’è la croce. Sempre. Perché l’amore di Dio, il  Figlio di Dio ci ha aperto anche questa via. Ma nelle famiglie, dopo la croce,  c’è anche la risurrezione, perché il Figlio di Dio ci ha aperto questa via. Per  questo la famiglia è – scusate il termine – una fabbrica di speranza, di  speranza di vita e di risurrezione, perché è Dio che ha aperto questa via.
              E i figli, i figli danno da fare. Noi come  figli abbiamo dato da fare. A volte, a casa, vedo alcuni dei miei collaboratori  che vengono a lavorare con le occhiaie. Hanno un bimbo di un mese, due mesi. E  gli domando: “Non hai dormito?” - “No, ha pianto tutta notte”. In famiglia ci  sono le difficoltà. Ma queste difficoltà si superano con l’amore. L’odio non  supera nessuna difficoltà. La divisione dei cuori non supera nessuna  difficoltà. Solo l’amore è capace di superare la difficoltà. L’amore è festa,  l’amore è gioia, l’amore è andare avanti.
              E non voglio continuare a parlare perché  si fa troppo tardi, ma vorrei sottolineare due piccoli punti sulla famiglia,  sui quali vorrei che si avesse una cura speciale; non solo vorrei, dobbiamo  avere una cura speciale: i bambini e i nonni. I bambini e i giovani sono il  futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo  la speranza. I nonni sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno  dato la fede, ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei  bambini è la prova di amore, non so se più grande, ma direi più promettente  della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura  dei bambini e un popolo che non sa prendersi cura dei nonni è un popolo senza  futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti.
              Dunque, la famiglia è bella, ma costa, dà  problemi. Nella famiglia a volte ci sono ostilità. Il marito litiga con la  moglie, o si guardano male, o i figli con il padre… Vi do un consiglio: non  finite mai la giornata senza fare pace in famiglia. In una famiglia non si può  finire la giornata in guerra.
              Dio vi benedica. Dio vi dia le forze, Dio  vi dia il coraggio per andare avanti. Prendiamoci cura della famiglia.  Difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro. Grazie! Dio vi  benedica e pregate per me. Per favore.