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FEBBRAIO 2008

 

 

 

LA STORIA DELLA VIA CRUCIS

 

Da “La Via Crucis di Gerusalemme” ed. Centro Studi Leopardiani

 

LE LAUDE (continua dal numero precedente)

 

            La lauda, originariamente in lingua latina, era un componimento lirico che cantava le lodi di Dio, della Vergine, dei santi, commemorava la natività e, soprattutto, la Passione.

            Costituiva una specie di integrazione all'ufficio divino, per mezzo della quale i sacerdoti favorivano la partecipazione dei laici alle funzioni religiose: già nel secolo XIII, prevalentemente in Toscana, esistevano confraternite di laudosi, che avevano il compito appunto di intonare le lodi dopo le sacre funzioni o durante le processioni.

            Successivamente la lauda adottò l'uso del volgare e divenne l'espressione più tipica della religiosità medievale: l'esempio più arcaico è quello delle Laudes creaturarum di san Francesco, composte intorno al 1224.

            Poi questo genere di letteratura religiosa si separò dal contesto liturgico e divenne patrimonio delle confraternite laicali.

            Ulteriore grande sviluppo ebbe, a partire dal 1259, quando nacque il moto dei disciplinanti che da Perugia, guidato dall'eremita Raniero Fasani, si diffuse in gran parte dell'Italia centro-settentrionale, toccando anche la Liguria e in particolare Genova, da dove l’eco della vita orante e penitente dei disciplinanti si diffuse in ambedue le riviere.

            I flagellanti percorrevano le campagne facendo penitenza, fustigandosi, predicando, pregando, recitando e cantando laudi che sono di solito Pianti della Madonna, o, comunque, narrazioni della Passione.

            Queste laude liriche, in dialetto umbro, costituirono una delle prime forme di poesia in volgare; dapprima furono trasmesse oralmente e successivamente scritte.

            Furono raccolte in laudari, tra cui il più famoso è il Laudario Cortonese, datato tra il 1270 e il 1280. (…)

Nota di Dada: Una lauda, compresa nel laudario Cortonese, canta tra l’altro il sacrificio che Cristo fece per amore dell’uomo; si sofferma a descriverlo maltrattato, spogliato, schernito e sanguinante. La colpa della morte di Gesù è attribuita soltanto al tradimento di Giuda, senza che si accenni alla responsabilità dei peccati dell’umanità.

            In questa seconda lauda iniziano a comparire alcuni particolari della Passione che possono preludere, anche se in modo ancora molto latente, alla futura Via Crucis: la flagellazione, la spogliazione, la ferita del costato.

 

Il pianto della Madonna

 

            Un pianto della Madonna sullo stesso argomento e concepito secondo gli stessi principi, in cui è presente, cioè il rimprovero al solo Giuda e sono evidenziate le sofferenze di Cristo, fu composto in un dialetto dell’estremo Ponente Ligure, localizzabile nella diocesi di Albenga o di Ventimiglia, databile nella seconda metà del sec. XIII o nella prima del XIV.

Pur essendo mutila, la parte conservata è più ricca di particolari rispetto alla precedente: vi sono citati il trasferimento di Cristo alla presenza di Anna e di Caifa; la flagellazione alla colonna; gli sputi, e persino il particolare della barba strappata, che non compare né nella Via Crucis né in altre laude.

            Molti di questi motivi confluiranno poi nella Via Crucis: la più vistosa novità di quest'ultima sarà rappresentata dall'attribuzione della responsabilità della passione e della morte di Cristo ai peccati dell'umanità, mentre il tradimento di Giuda assumerà la funzione di un episodio contingente e non determinante.

            Dalla lauda lirica si passò poi a quella drammatica, che si presenta sotto forma di dialogo tra diversi personaggi.

            I gruppi dì penitenti, passando di paese in paese, recitavano le laude sul sagrato delle chiese, con un elementare apparato scenico, con molta semplicità, ma producendo un effetto altamente suggestivo: non avevano velleità artistiche, cercavano di ottenere, mediante la parola, la mimica, la gestualità, il coinvolgimento del pubblico a scopo devozionale.         ;

            La lauda drammatica più famosa è il Pianto della Madonna ne “la Passione del Figliuolo Jesu Cristo” di Iacopone da Todi (ca, 1230-1306), un dialogo a quattro voci in un volgare non omogeneo, in cui si incontrano latinismi frammisti a termini del lessico parlato.

            Opera di Iacopone è anche la famosa lauda Stabat Mater, che racconta ugualmente la sofferenza, della Madre ai piedi della croce del Figlio.                     :

            L'attenzione di Iacopone al mistero della passione e morte di Gesù è spiegata dalla sua appartenenza all'ordine dei Minori Francescani. (…)

            Il Pianto della Madonna contiene in embrione diversi motivi della Via Crucis, dal momento che vi sono contemplate otto situazioni, sebbene siano immaginate in un unico episodio statico, senza la forma itinerante del tragitto verso il Calvario: la cattura di Cristo, il trasferimento a Pilato, l'incoronazione di spine, l'imposizione della croce, l’incontro con la Madre, la spogliazione, la crocifissione, la morte.                  ;

            Nella letteratura sacra la Madonna è sempre stata rappresentata come presente e compartecipe delle sofferenze del Figlio, tanto che Iacopone descrive la passione di Cristo attraverso le emozioni e le parole di Maria.

 

LE SACRE RAPPRESENTAZIONI

 

            Le laude drammatiche, introducendo il dialogo, anticiparono le sacre rappresentazioni.                        Lentamente il dramma liturgico uscì nel portico e sul sagrato e infine arrivò alla piazza; il testo cantato divenne esclusivamente recitato e fu svuotato dei caratteri originari di celebrazione liturgica per assumere, invece, quelli di rappresentazione teatrale, in cui gli argomenti religiosi vennero sempre più spesso contaminati da temi avventurosi, fiabeschi, realistici, fino a raggiungere un alto grado di profanizzazione; aumentò il numero dei personaggi e furono arricchiti gli effetti scenici; sia la composizione che la recitazione passò ai laici.

            Di solito l'azione era preceduta da un prologo che, recitato da un angelo, anticipava il soggetto e invocava la benevolenza degli spettatori.

            Assistiamo così al passaggio alle sacre rappresentazioni; ma per molto tempo non sarà netta la differenza tra dramma liturgico, lauda e sacra rappresentazione.      '

            Delle sacre rappresentazioni più rigorosamente religiose si sono conservati numerosi esempi; molte sono ambientate nella Settimana Santa: venivano messe in scena di solito il Venerdì Santo"; contemplavano tutte la condanna, la passione e la morte di Cristo.

            Al tempo della Controriforma cattolica, queste composizioni rappresentarono uno sforzo di rafforzamento dell'ortodossia cattolica: probabilmente questa è la spiegazione della loro enorme fioritura. Secondo i suggerimenti di san Carlo Borromeo, vescovo di Milano al tempo del concilio di Trento, la loro realizzazione fu sempre prerogativa delle Confraternite.

            E’ merito dei mercanti e dei pellegrini se uscirono dal paese d’origine e si diffusero anche all’estero (…)  (continua al numero successivo)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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