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NOVEMBRE 2007

 

 

CAMPOSCUOLA 2007 MEDUGORJE Dada

 

                Veritatis splendor” 98 “Di fronte alle gravi forme di ingiustizia sociale ed economica e di corruzione politica di cui sono investiti interi popoli e nazioni, cresce l’indignata reazione di moltissime persone calpestate e umiliate nei loro fondamentali diritti umani e si fa sempre più diffuso e acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza. (…) come la storia e l’esperienza di ciascuno insegnano, non è difficile ritrovare alla base di queste situazioni cause propriamente “culturali”, collegate cioè a determinate visioni dell’uomo, della società e del mondo. In realtà, al cuore della questione culturale sta il senso morale, che a sua volta si fonda e si compie nel senso religioso” (Giov.Paolo II)

 

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            Il libro della Sapienza, didattico, porta facilmente ad attualizzare quanto dice, a motivo di riflessione, pensando alla nostra vita. Chi non ha provato nella sua storia personale, le pene del contrappasso? Chi non ha subito le “piaghe”, quali conseguenze della propria iniquità e di una certa stoltezza? In questo mondo siamo ormai 6,6 miliardi di esseri umani e mi viene da concludere, vedendo la realtà delle cose, che in maggioranza siamo ancora insipienti, ingiusti, meschini e stolti. La storia ha insegnato poco e niente all’uomo del terzo millennio! Dio, nel libro della Sapienza, invita il popolo a riflettere sulle opere del Creatore e su se stesso, con le azioni che derivano dalle varie modalità di comportamento. I sapienzali furono scritti circa 2700 anni fa, ma oggi, come allora, ci troviamo in difficoltà quando dobbiamo riflettere, perché la riflessione vera vuole umiltà e sincerità nel cuore, “condizione necessaria per l’armonia interiore dell’uomo e per la sua interiore bellezza.” (Giov. Paolo II). Le piaghe d’Egitto costrinsero gli uomini di allora a dare un’interpretazione, ma non tutti capirono, e subirono le conseguenze della loro insensatezza.

            Oggi tanti sono i “segni” che Dio ci manda, ma siamo troppo distratti e pochi si fermano a riflettere, mentre il tempo sembra passare inutilmente.

            I governanti, che dovrebbero essere la guida saggia, i servitori e l’esempio per il popolo che sono chiamati a governare, sono al contrario i primi insipienti, perché hanno perso di vista la ragione vera per cui sono stati chiamati a governare, o meglio non interessa, perché trovano più comodo occupare un posto di governo, senza più guardare il raggio dei loro doveri, convertendo e ponendo la loro autorità al servizio dell’ansia di potere e di avere. Ed ecco che per ragioni puramente politiche, il mondo comincia ad usare la scienza a scopo offensivo e bellico, perdendo di vista il vero significato della parola scienza ed il vero compito dello scienziato. Lo scienziato è tenuto a leggere ed a cercare di interpretare con umiltà ciò che è scritto nel libro della Natura, da Colui che ha creato il mondo e tutte le cose visibili ed invisibili. E’ nostro dovere leggere questo libro con umiltà e rigore, per capire a fondo l’intento di Dio, che è quello di volere il bene delle sue creature e di tutto il creato.

            Se in questo mondo esiste tanta ingiustizia, se la natura e le sue creature sono rovinate, guastate da malattie, inquinamento, corruzione, guerre e follia collettiva è perché non si fa buon uso dei Doni di Dio, in quanto non li si riconosce più come tali, anzi non si ricorre neppure al Dio Creatore. Oggi abbiamo un Dio frammentato in idoli, che col Dio vero non hanno nulla a che vedere. Le passioni accecano veramente l’uomo, gli obnubilano la mente e portano l’anima ad ammalarsi, la mente ad assopirsi in uno stato comatoso, da cui non pare ci sia un ritorno. Allora è lecito domandarsi: “Ma siamo davvero sulla via del non ritorno?” Davvero non capiamo che la salvaguardia della nostra salute fisica, mentale, spirituale passa necessariamente al vaglio delle virtù? La salvaguardia delle nostre acque, delle foreste, della Terra, del clima, dei mari significa prima di tutto la nostra salvaguardia ed è un diritto di tutti! Ma perché vogliamo distruggerci? Dove sta Dio per l’uomo del terzo millennio? Migliaia di anni fa la Bibbia insegnava all’uomo la sapienza e la saggezza, volte al suo bene; e l’uomo umile, capace di riflettere, accoglieva la Parola di Dio nel suo cuore e imparava ad interpretarne i segni.

            Adamo ed Eva trasgredirono, ma non si ribellarono a Dio, perché compresero il loro peccato.

            S’è detto che fra qualche centinaio di anni, nella rilettura storica del periodo attuale, ed in particolare degli ultimi anni del 1900 e dei primi del 2000, saremo considerati i “nuovi barbari”, i senza Dio, coloro che distruggono senza ricostruire, per mancanza di cultura, di civiltà, di amore.

            L’uomo d’oggi è incapace di fermarsi e di fare silenzio, per guardare dentro di sé e cercare delle risposte ispirate da Dio.

            Dio è ispirazione nella misura in cui ci rendiamo capaci di ascolto, nel silenzio umile e sapiente del nostro cuore. Al contrario, quanto rumore inquinante l’ambiente e le coscienze c’è in questa nostra società dei consumi!

            Si consumano oggetti, persone e prodotti di ogni genere, senza più saper distinguere se questi beni “di consumo”, sono realmente utili per la nostra salute o se portano ad un sopore irresponsabile. Stiamo ad imitare ciò che fanno gli altri, magari personaggi dello spettacolo, elevati a idoli da “scimmiottare”, solo perché compaiono spesso sulle riviste patinate e in televisione. Possedere una certa automobile, una borsa griffata, un tipo di orologio alla moda ci fa sentire forti, potenti, degni dell’attenzione ed ammirazione altrui. Sicché gli stessi personaggi dello spettacolo e del mondo dorato dei ricchi in genere, diventano essi stessi oggetto di consumo inconsapevole, perché capaci, attraverso il loro successo, tanto eclatante quanto effimero, di creare una certa immagine di sé, imitata da tutti coloro, e sono tantissimi, che vorrebbero diventarne il clone. La moda, nelle sue variegate accezioni, diventa essa stessa un idolo che può cambiare connotazioni in breve tempo, volutamente camaleontica, per incantare ed irretire il maggior numero di persone.

            Diceva un giovane al camposcuola, che fra i giovani si fa distinzione fra vizio e moda; per esempio il fumo di comuni sigarette è “solo”vizio, ma oggi non è moda, quindi interessa relativamente; mentre moda oggi è la cocaina e il fatto che sia anche vizio è un dettaglio trascurabile.

            Il disvalore del vizio e l’eccellenza della virtù si confondono in modo inquietante, perdendo la loro vera identità, non c’è più il senso del male né del bene, ma si obbedisce alla filosofia radicale del fare ciò che piace. La temperanza, virtù che modera i bisogni e i desideri naturali, è cosa d’altri tempi, ormai misconosciuta. Spesso viene lodata nell’Antico Testamento “Non seguire le passioni, poni freno ai tuoi desideri “ (Sir 18,30), citando modelli di sobrietà, giustizia e pietà; ma quanti sono coloro che oggi conoscono la Bibbia?

            “Temperante è colui che non abusa di cibi, di bevande, di piaceri; chi non beve smodatamente alcolici; chi non si priva della coscienza mediante l’uso di stupefacenti o di droghe. In noi possiamo immaginare un “io inferiore” e un “io superiore”. Nel nostro “io inferiore” si esprime il nostro “corpo” con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue passioni di uomo sensibile. La virtù della temperanza garantisce ad ogni uomo il dominio dell’”io superiore” su quello inferiore. Si tratta forse, in questo caso, di una umiliazione, di una menomazione per il nostro corpo? Al contrario! Questo dominio lo valorizza, lo esalta” (Giov. Paolo II)

                La droga purtroppo ci offre esempi sempre più frequenti, di vera e propria disgregazione della personalità. Potere, piacere ed avere esercitano un forte ascendente sulla società ricca, opulenta, edonistica ed ingiusta, che riduce le persone, con la violenza dichiarata o surrettizia dei mezzi di comunicazione, ad un valore d’uso, peccando contro la dignità e i diritti fondamentali.

            S. Paolo ordinava ad un padrone cristiano di trattare il suo schiavo come uomo…, nel Signore (Fil 16).

            Anche l’essere umano diventa “bene di consumo”, nella misura in cui è capace, non sempre consapevolmente, di essere o di diventare oggetto di piacere o di desiderio. Cercare di ottenere piacere fisico e/o utile in termini economici, dalla frequentazione di una persona, provoca un senso di potere, perché dà la sensazione di avere su di essa un certo ascendente.

            Si vale quando si possono frequentare ambienti di ricchezza, di potere, di piacere.

            Quando mai questa nostra società disgregante, sarà capace di silenzio? Quando avrà il coraggio di staccare tutte le spine: quelle della TV, del computer, della play stations, delle avidità, per rientrare finalmente in se stessa, senza paura della solitudine e del silenzio, ma proprio per prendere confidenza con essi e scoprire di nuovo la coscienza, che è la voce di Dio che ci parla? Abbiamo mai fatto caso al criterio con il quale vengono scelti e strapagati certi conduttori televisivi? Nelle misura in cui essi sanno parlare “a mitraglia” e gridando! Proprio così, il rumore elevato a virtù!? Poco importa ciò che dicono, basta riempire di parole inutili e urlate il silenzio. Le pause possono essere deleterie: farebbero probabilmente pensare!

            Guardare fisso lo schermo TV per ore, è stato dimostrato che provoca una sorta di stato ipnotico, che viene artatamente indirizzato dove vogliono le multinazionali, le quali finanziano, con cifre da capogiro, programmi subordinati al benessere, siamo i primi beni di consumo? Non siamo noi che guardiamo la TV, ma è lei che guarda noi! E in questo modo i grandi colossi ci vendono il detersivo, l’automobile, l’orologio, la vacanza sull’isola famosa ecc. Proprio così, con la complicità di programmi per lo più stupidi se non scadenti. Eppure chi ottiene un passaggio in televisione, ancorché breve ed effimero, si sente potente, ed in un certo qual modo lo è, perché si serve di un mezzo in grado di persuadere un popolo di spettatori ormai sonnolenti, pronti ad “inglobare” tutto. La TV ci offre idoli da imitare e il nostro sopore non ci pone in grado di produrre una critica costruttiva.

            Il libro della Sapienza racconta la storia di un popolo, il popolo di Dio, che riflette sulle opere del Signore, e sulle proprie, evidenziando le ragioni degli errori commessi, ogni qualvolta si è allontanato da Dio. E’ un popolo che riflette sul proprio valore e sull’uso che ne ha fatto, alla luce della Sapienza, della giustizia e della saggezza, nell’uso del potere nel quotidiano ordinario. A queste riflessioni il popolo di Dio, che si mette in atteggiamento di umile ascolto, Dio sa dare una risposta definitiva, immutabile nel tempo, sempre attuale, semplice e grandiosa insieme. La Sapienza è madre di tutte le virtù, perché sa fare le scelte giuste e vantaggiose per tutti, proteggendo da ogni pericolo. La Sapienza è intelletto, volontà e giustizia al servizio di Dio, è coscienza ispirata per fare il bene, è Amore.

            Se vogliamo un mondo rinnovato, un mondo in armonia, dobbiamo saggiamente fermarci, fare silenzio e cercare Dio nelle nostre coscienze, per risvegliarle alla luce dello Spirito Santo.

            Chiediamo al Signore che ci dia abbondanza di Sapienza, perché solo questa è un “bene di consumo” che edifica la nostra dignità di figli di Dio e potenzia tutte le altre virtù. Noi stiamo attraversando un deserto inquietante, al buio. Dio ci porti la Sua luce in questo nostro esodo, che rischia di andare verso il nulla; ed il combattimento al buio ci faccia conoscere l’alba di una vita nuova, dove sappiamo riconoscere che Dio, basta che lo vogliamo, è sempre con noi e per noi.

 

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SPERANZA Giuseppina Mineo – Premio Lerici

               

            Colma di affetti

            vesto l’anima di poesia.

            La mia antica estate

            schiudeva giorni di luce,

            di orgogliosa giovinezza

            e incendiava arcobaleni.

            Finita è la mia corsa selvaggia,

            il mio cuore aperto.

 

            Dammi forza, mio domani

            per capire, accettare, sopportare.

            Il silenzio fa vibrare

            il mio spirito di poesia

            che possa saggiare nel tempo

            la forza del sorriso, sperando.

 

 
 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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