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APRILE 2020

     

(Dagli scritti di Maria Valtorta, ricerca a cura di Guglielmo)

 

“IO SONO” 4 agosto.

Dice Gesù:

«No. Non una volta, né tre volte come dice Elia, ma con inesausta pazienza vi parla Dio per ricondurvi al bene. Con sogni, e tu lo sai, con ispirazioni, con consigli, con esempi, con letture, con dolori, con malattie, con morti, con tutti i modi più dolci e più severi, Egli si rivolge a voi per dirvi: “Io sono. Ricordatevi di Me. Pensate che dimenticare Me e la mia legge vuol dire sovrumana sventura”. Se Dio dovesse parlare al vostro spirito una sola volta, per ricondurre questo spirito sul retto sentiero, non uno di voi giungerebbe alla mèta che è la Vita eterna. Così potevano pensare quelli dell‘antica Legge. Ma da quando Io regno con la mia croce, un’altra Legge vi giudica e regola ed è quella della Misericordia, la quale si è abbracciata alla Giustizia della immutata e immutabile Legge del Sinai, e l’ha talmente abbracciata e ricoperta dei suoi fiori che la pietra rude e severa ne è stata tutta fasciata di una veste fiorita di cui ogni stame è una pietà del Signore per voi. Sulla Legge antica si è steso il velo del mio Sangue, ed esso grida al Padre: “Misericordia!” per voi. Io, Figlio dell‘Amore, sono venuto a instaurare l‘Amore sulla terra, e l’Amore è pazienza e perdono. Io, Maestro, ho insegnato all’uomo di perdonare al proprio simile settanta volte sette  per dire di perdonare senza numerare le volte. Ma se questo voglio dall’uomo, dal povero uomo in cui, a dispetto di ogni mio volere e prodigio, e nonostante ogni mio sacramentale aiuto, viene dal Nemico inoculato odio - e vi fermenta perché la carne è terreno propizio al fermentare dei vizi satanici - questo devo volere da Me stesso, che sono Perfezione, perfettamente. Perciò non settanta volte sette, ma settanta e settanta e settanta volte sette, ma sempre, dal momento in cui vi si aprono al comprendere i lumi della ragione sino al momento in cui l‘estrema agonia ve li spegne, Io parlo e consiglio e perdono purché veniate a Me con retta intenzione. Ma la debolezza dell‘uomo è tanto grande che da sé solo non saprebbe comprendere e agire, pentirsi e salvarsi. Più l’uomo è debole - e il peccato è debolezza per lo spirito, una debolezza che tanto più cresce quanto più grave è il peccato o più numeroso e ripetuto, e giunge a uccidere come per consunzione le forze dell’anima - e tanto meno è capace di comprendere, agire, pentirsi e salvarsi. Ecco allora che per la Comunione dei santi vengono a lui infusioni di forze soprannaturali che lo rendono capace di comprendere, agire, pentirsi e salvarsi.

Elia dice: “Se un angelo parlerà in suo favore, Dio ne avrà pietà”. Al tempo di Giobbe il Cielo non era popolato che di angeli. I giusti attendevano il Cristo nella sosta del Limbo per divenire cittadini dei Cieli. Ma ora agli angeli si uniscono le teorie dei santi del Cielo e di quelli della terra. O quale dolce catena unisce e rinserra fra le sue maglie d’oro caritativo Terra e Cielo e i santi del Cielo e i giusti della Terra, per circondare di un abbraccio, il cui frutto è aiuto e salvezza, i poveri della Terra: i veri poveri, coloro che sono privi o ben poco dotati di Grazia! Troppo poco conosciuta nella sua verità questa sublime Comunione degli spiriti “vivi” della Terra e del Cielo, i cui programmi sono quelli di comunicare ai poveri fratelli malati, morenti, e talora già morti, la Vita di cui essi sono pieni essendo una sola cosa con Me-Vita. Preghiere per ottenere una ancor più longanime pazienza da Dio, preghiere per ottenere da Lui folgori non di punizione ma d’amore che convertano i peccatori come lo fu Saulo sulla via di Damasco, offerte per essi, segrete e non mai abbastanza benedette immolazioni che vanno come flutto di imponente fiume a riversarsi nei bacini delle grazie celesti, per cui più da essi bacini vengono tratti tesori e più essi ne rigurgitano, perché ogni giusto che vive e ogni santo che ascende alimentano questo oceano formato inizialmente dal Sangue mio a cui associo le vostre lacrime e i vostri meriti, perché voi siate “una sola cosa con Me” nel redimere come nell’amare, nel patire e nel godere. Vi fu chi ti chiese come e per quale luce vengono date quelle indulgenze che non sono state convalidate da un miracolo notorio. È uno degli scogli contro i quali dànno di picco o si incastrano gli animi non sapienti nella Fede. Ecco che Io, Maestro buono che voglio la vostra sapienza e non l‘ignoranza vostra - perché conoscere è amare, conoscere è salvarsi, ed Io, Re oltre che Maestro, vi voglio salvi perché sono il Re buono, e un re buono ama i suoi sudditi e li vuole salvi nei confini dei suoi regni, non preda al dolore, all‘indigenza, alla morte - ecco che Io vi istruisco in questa verità.

Le indulgenze vengono applicate traendone i mezzi dai tesori della Comunione dei Santi. Dal  Santo fra i santi, Io, Gesù, a quello dei giusti. Come prati a primavera dopo una tepida acquata notturna, che appaiono al bacio del sole tutti costellati di fiori, così Io vedo, sotto la rugiada della Grazia, fiorire sugli aridi campi della terra le anime giuste e vivere, olezzare e morire con la corolla tesa al Cielo in cui riversano vita e fragranze che poi, fuse a quelle luminose dei beati, ridiscendono a santificare la terra. Fortunate quelle zolle che le accolgono e sull‘arida selce sanno far fiorire un nuovo spirito figlio di Dio. Avete forse timore che i milioni e milioni di giorni di indulgenze non trovino riscontro nella somma dei meriti? Oh! non temete! Io moltiplico all‘infinito i meriti dei santi perché li fondo coi miei che sono infiniti. Se anche ogni uomo ne fruisse ogni giorno, e per la somma totale di tutti i giorni di indulgenza di tutte le preghiere della terra, i tesori dei meriti non ne apparirebbero diminuiti tanto sono grandi. Temete invece che chi li applica li applichi con errore? Io ho detto a Pietro: “Ciò che scioglierai in terra sarà sciolto anche nei Cieli”. Se Io dunque ho dato facoltà al mio Pietro, e a coloro che da lui vengono, di assolvere dalle colpe, e sciogliervi perciò dal nodo del Maligno, è logico che Io gli abbia dato anche la facoltà di prendere fra i tesori del Cielo quelle ricchezze che vi condonano anche il debito, o parte dello stesso, che resta dopo la assoluzione dalla condanna. Se è possibile all‘investito del mio spirito di giudicare e assolvere, come non deve esser possibile di applicare ricchezze certe? Una colpa può esser giudicata personalmente. Ciò non avviene che raramente al mio Tribunale, perché Io sopperisco alle lacune dei miei giudici e li illumino nel vedere. Solo quelli che sono indegni d‘esser tali li lascio senza lumi. Ma per le anime questo non ha pericolo, perché Io supplisco con la mia misericordia verso le stesse, guidandole ad altri sacerdoti degni di guidarle. Io veglio sempre. Una colpa può esser giudicata personalmente. Perciò vi sono differenze e differenze nella severità dei giudici. Ma i meriti dei santi sono certi e sicuri nella loro vastità. Non vi è dunque da temere che, attingendone a piene mani, il Capo della Chiesa e i capi delle diocesi si abbiano a trovare un giorno ad applicare ciò che non esiste più. State sicuri, dunque. Mi si obbietta: “Ma è poi giusto mettere questa o quella indulgenza a questa o quella preghiera, pratica o festività?”. Non ve ne preoccupate. Anche nel caso non fosse giusto - ma vi faccio notare che nelle cose del culto i miei Pastori sono divinamente guidati - anche in questo caso, Io non permetterei mai che le anime fossero ingannate nella loro fiducia. Perciò quella o quell‘altra preghiera, pratica o festività, daranno alle anime quella indulgenza ad esse applicata per il merito della fede delle anime, merito e fede che Io non trascuro mai ma premio infallibilmente.

Prendiamo dunque in considerazione anche il caso che un Pastore conceda indulgenza ad una cosa che non la meriti. Più ancora: ad una cosa che sia errore. Più ancora: che il Pastore sia privo della luce perché morto nello spirito per colpa mortale. Le anime vengono per questo defraudate del tempo di indulgenza concesso a quella cosa? No. Mai. Esse, le anime buone, compiono quella cosa con retto e santo fine. Parte perciò la loro opera da un punto santo per venire ad uno ancor più santo: la Comunione dei santi. Se a mezza via si alza il pilone di un errore, non ne ostacola il venire, poiché la loro opera vola e non striscia, sorvola, supera ben alto lo scoglio e viene a tuffarsi direttamente nei tesori celesti senza menomazione di sorta. Io premio la vera fede. E ricordatevi di una grande verità: ogni atto di fede è frutto dell‘amore. L‘amore è per se stesso la indulgenza totale che annulla la moltitudine dei peccati. Anche se senza nessuna autorità fosse stata applicata un‘indulgenza, per l‘anima che per amore mio cerca di acquistarla è serbato e applicato l‘indulto del mio amore infinito, che la libererà da ogni ombra di spirituale morte per vivere e vedere la Luce. Va‘ in pace. Io sono con te.»

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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