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APRILE 2007

     

“La pace è insieme un dono e un compito” Dada Prunotto

 

  “La pace è insieme un dono e un compito”, dichiara papa Benedetto XVI nel messaggio della “Giornata della Pace” 2007, ed esorta all'ascolto delle coscienze, che sono “specchio del sapiente progetto di Dio”, dove è iscritta la “trascendente grammatica con le regole dell'agire individuale e del reciproco rapportarsi delle persone”; ciascuno deve sentirsi impegnato ad “una risposta coerente con il piano divino”; “le norme del diritto naturale non vanno considerate come direttive che s'impongono dall'esterno”.

  La base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e dei credenti con i credenti, deve essere dunque il riconoscimento ed il rispetto delle norme.

  Per instaurare una vera pace nel mondo è anche necessaria la preghiera ecumenica e quella con credenti di altre religioni, perché è dimostrando di essere capaci di vivere gli uni accanto agli altri, tessendo rapporti di giustizia e di solidarietà, stando insieme in armonia e pregando, pur nella diversità delle stirpi, delle culture, delle convinzioni che si può a buona ragione essere considerati cittadini del mondo, uomini capaci di realizzare veramente il bene sociale.

  Questo anelito alla pace ed alla giustizia, sempre più urgenti, in una società globalizzata e multietnica, deve essere in cima ai pensieri dei governanti ed alla gente comune, perché tutti dob-biamo renderci conto che la salvaguardia del diritto alla vita, il rispetto della dignità di ogni uomo e di ogni donna, la necessità di garantire la libertà religiosa a tutti devono essere riconosciuti in ogni società civile, sentiti come propri di ogni essere umano e messi alla base di ogni convivenza moderna.

  Le norme suddette sono diritti inalienabili e solo attraverso questi si può ottenere un'esistenza giusta e pacifica sul nostro pianeta.

  Troppe sono purtroppo ancora le disuguaglianze, a partire dall'accesso ai beni essenziali (cibo, acqua, casa, salute), all'ecologia (°) della natura e a quella sociale, entrambe da curare con forte dedizione.

 

(°) Ecologia – voce di formazione recente (oikos = casa, ambiente, e logia = discorso) in Germania nella seconda metà del XIX secolo – Scienza che studia le interrelazioni tra gli esseri viventi e l'ambiente naturale. In tempi recenti ha assunto particolare importanza lo studio degli aspetti negativi che l'aumento della popolazione umana, l'insufficiente impiego dei processi tecnologici contro l'inquinamento (molto costosi e perciò antieconomici), e le difficoltà di un controllo efficace degli impianti nucleari hanno provocato nell'ambiente fisico, con conseguenze gravissime per qualsiasi forma di vita. Non essendo possibile isolare il concetto di organismo vivente da quello dell'ambiente tra loro in stretto rapporto, e la degradazione dell'ambiente tutt'uno con la degradazione della vita (dal “Dizionario italiano ragionato)

 

Pietro Rossano risponde su “Famiglia Cristiana” ad un lettore.

 

Domanda : Si discute di ecumenismo tanto spesso in modo confuso, oppure non se ne parla affatto. E qui nasce la mia perplessità: i bambini che si avvicinano al catechismo quale preparazione ecumenica trovano nei catechisti? Noto spesso, infatti, che il comportamento concreto di molti cristiani contraddice il concetto di fratellanza che dovrebbe contraddistinguerci.                             Luciano P. Milano

 

Risposta: Il nostro lettore chiama “pensiero ecumenico” quel modo cristiano di pensare e di sentire che apre il cuore a tutti gli uomini ed estende la fraternità a tutte le creature della terra, anzi, in una certa maniera, a tutti gli elementi del cosmo. Si può discutere sull'uso del termine “ecumenico” in questo senso, ma prendiamolo per buono. E giustamente il lettore si preoccupa della formazione dei bambini e degli adolescenti a questo modo di pensare, e si riferisce in particolare ai catechisti che, insieme alla famiglia, alla scuola e ad altre istituzioni, concorrono all'educazione globale dei ragazzi.

 

Un esempio storico

   Sappiamo bene che il cristiano trae l'ispirazione e la forza per aprirsi a tutti dall'amore che viene destato e alimentato in lui dalla Parola e dallo Spirito di Cristo. Il nostro papa ha dato un esempio storico di questo amore senza limiti congiungendo le mani con quelle dei cristiani separati dalla Chiesa Cattolica e dei seguaci delle grandi religioni del mondo, in segno di unità e di fratellanza. Ciò è avvenuto ad Assisi, nella Giornata mondiale di preghiera per la pace, il 27 ottobre 1986. Parlandone il 22 dicembre dello stesso anno ai cardinali e ai prelati della Curia romana nell'incontro natalizio per la presentazione degli auguri, il papa commentava: “L'evento di Assisi può essere considerato come un'illustrazione visibile, una lezione dei fatti, una catechesi a tutti intelligibile di ciò che presuppone e significa l'impegno ecumenico e l'impegno per il dialogo interreligioso raccomandato e promosso dal concilio Vaticano II”.

  E ancora: “Presentando la Chiesa cattolica che tiene per mano i fratelli cristiani, e questi tutti insieme che congiungono la mano con i fratelli delle altre religioni, la giornata di Assisi è stata come un'espressione visibile di queste affermazioni del concilio Vaticano II. Con essa e mediante essa, siamo riusciti, per la grazia di Dio, a mettere in pratica, senza nessun'ombra di confusione e sincretismo, questa nostra convinzione, inculcata dal concilio, sull'unità di principio e di fine della famiglia umana e sul senso e sul valore delle religioni non cristiane”.

 

 

Contro il razzismo

   Il medesimo spirito ecumenico veniva esplicitato il 3 novembre del 1988 da un'istruzione della pontificia commissione per la giustizia e la pace, che prendeva ferma posizione contro il razzismo: “E' il nostro sguardo sugli altri che bisogna purificare. Alimentare pensieri e atteggiamenti razzisti è un peccato che va contro il messaggio di Cristo, per il quale il “prossimo” non è solamente l'uomo della mia tribù, del mio ambiente, della mia religione o del mio paese: è ogni uomo che incontro sul mio cammino” (n.24). E ancora. “La dottrina cristiana che abbiamo esposto ha effettivamente importanti conseguenze morali che possono essere riassunte da tre parole – chiave: rispetto delle differenze, fraternità, solidarietà” (n. 23).

  Citazioni di questo genere si possono moltiplicare, attingendo dai testi del concilio Vaticano II, degli ultimi papi e dei vescovi italiani. Questi infatti pubblicarono, giusto sul finire del 1990, un documento – quadro per ispirare e coordinare tutta l'azione della Chiesa in Italia nel decennio che chiudeva il secondo millennio cristiano. Titolo del documento è “Evangelizzazione e testimonianza della carità”. Ora, nelle conclusioni, si indicano tre vie per annunciare e testimoniare il “Vangelo della carità”. La prima di esse riguarda precisamente l'orientamento dei giovani verso “gli ideali che si fanno strada nella storia: il rispetto delle libertà e dell'unicità della persona, la sete di autenticità, un nuovo concetto e stile di reciprocità nei rapporti fra l'uomo e la donna, il riconoscimento dei valori della pace e della solidarietà, la passione per un mondo unito e più giusto, l'apertura al dialogo con tutti, l'amore per la natura”. Per questo, si legge nel documento, “Bisogna rivolgere costante attenzione alla preparazione spirituale, culturale e pedagogica di educatori in grado di accompagnare e guidare i ragazzi e i giovani (…) occorre puntare su proposte essenziali e forti, coinvolgenti, che non chiudano i ragazzi in prospettive di compromesso e nei loro modi esclusivi, ma li aprano alla più vasta comunità della Chiesa, della società e della mondialità”.

 

 

Priorità pastorale

  Per raggiungere queste mete sono decisive la scelta e la preparazione dei catechisti. Per questo scrivono i vescovi: “Formare i formatori”, per i nuovi tempi e le nuove esigenze che la Chiesa si trova a dover affrontare, è un'evidente necessità pastorale”. Non si deve quindi ritenere che il“pensiero ecumenico” sia assente nella Chiesa italiana. L'urgenza di risvegliarlo e di tradurlo in azione si fa sentire a molti livelli, a cominciare dal vescovi.

  I cattolici vi sono chiamati dai “segni dei tempi” che si manifestano da molte parti e attendono risposta. Avviene regolarmente nella storia della Chiesa che nuovi sviluppi di pensiero e di atteggiamenti siano indotti dal sorgere di nuove congiunture. Ora è indubbio che la situazione attuale, segnata da un pluralismo etnico e culturale, anche in Italia, chiama i cattolici ad uno stile di pensiero e di comportamento ecumenico.

              Pietro Rossano.

 

 

 

 

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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