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APRILE 2006

     

 

GESU' AL GETSEMANI (Mt 26,36-46)

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

  Al Getsemani, quella notte si fece il giudizio del mondo. Il “Capro espiatorio” era lì: umiliato, tradito, perseguitato, solo…. I pochi fedeli dormivano!...

  Ma l'inferno infuriava, come turbine impetuoso, e riempiva il mondo e i cuori dei suoi miasmi blasfemi….

  Ed ecco l'Angelo dell'agonia: ha in mano “un calice”, amaro di tutti i peccati del mondo, mentre il tentatore continua a sibilare all'orecchio del Condannato: “E' inutile che Tu doni la tua vita, l'uomo seguirà sempre me!” E purtroppo Gesù, guardando nella profondità del tempo, vedeva che questo sarebbe stato vero per molti suoi figli.

  Il calice era veramente amaro, pieno com'era di delitti esecrandi, di disordini, di violenze, di soprusi, d'infedeltà, di guerre, di deliri diabolici…..

  Trema il suo Cuore divino e, come un bimbo innocente e spaventato, invoca il Padre suo: “ Padre mio, allontana da me questo calice !”. Ma il Padre guarda me, guarda te, guarda tutte le sue povere creature, torturate dal nemico e la compassione si dipinge sul suo volto.

  Anche Gesù, allora, guarda nella stessa direzione e si muove a compassione di noi, i suoi fratelli teneramente amati e pronuncia la parola che ci salva: « Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà ».   

  Allora il male del mondo lo copre con le sue brutture: è una cappa orrenda! Scompare da Lui ogni bellezza: è il GRANDE PECCATORE!

  Il suo Cuore è stretto nella morsa del dolore, del rimorso, della morte che ora vede in tutta la sua terribile realtà…. Il sangue non circola più: esce dai pori della sua pelle, come sudore che impregna i suoi vestiti.

  Quanto ti siamo costati, Gesù caro! Quanto ti siamo costati, Padre santo! Quanto ti siamo costati Madre immacolata! Questo è il prezzo che ha esigito l'incomprensibile scelta del peccato.

  Il Padre misericordioso ha accettato la morte sostitutiva e Gesù ha detto il suo “Sì”, ma ha lasciato a noi l'esempio perché facciamo altrettanto, magari in favore delle poche persone che amiamo. Una madre, un padre misericordioso, che sa soffrire e offrire, per le trasgressioni del figlio, può salvarlo, se unisce la sua sofferenza a quella del Redentore. Non ci sarà chiesto di sudare sangue, non ci sarà chiesta la morte di croce, ma l'agonia del cuore, unita all'agonia del Cuore di Cristo, non sarà vana al cospetto del Padre. “ Imparate da me ”, dice Gesù. “Amatevi come io vi ho amato ”. Non temete. Agli occhi del Padre misericordioso, nessuna lacrima andrà perduta.

 

 

 

     

•  Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».

•  Gesù, Tu conosci la nostra debolezza e, come un Padre e una tenera Madre, ci nascondi le tue sofferenze; solo i più forti, i più preparati chiami a condividere la tua agonia. Aumenta, Signore, le mie forze, perché sappia stare sempre vicino a Te.

 

•  E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».

•  Gesù, Tu sei afflitto da tristezza mortale, il peccato dell'uomo è già su di te, come una cappa opprimente, che schiaccia il tuo Cuore. Ad aggravare il tuo peso c'è anche il mio peccato. Perdonami, Gesù.

 

•  E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

•  La tua preghiera nell'angoscia m'insegna il giusto comportamento nei momenti in cui anch'io sperimento il mio limite, la ripugnanza ad accettare situazioni dolorose che mi umiliano e mi angosciano. Restami vicino, Signore, in quei momenti.

 

•  Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

•  Noi che ci diciamo tuoi discepoli, mentre Tu soffri dormiamo e ci lasciamo prendere dall'apatia, dalla tiepidezza, dallo scoraggiamento e, come gente sconfitta, ci addormentiamo, mentre Tu, come Capitano, vai avanti da solo e accosti le tue labbra divine a quel calice ripugnante e fetido di zolfo infernale! Gesù, quando capirò l'enormità del costo del mio peccato?

 

 

•  E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.

•  Gli Apostoli, come noi, non riuscivano a tenere gli occhi aperti, narcotizzati dai miasmi dell'inferno, che infuriavano in quell'ora in cui, nel silenzio solenne della notte del Getsemani, si celebrava il giudizio del mondo. Giudice sovrano: il Padre; imputati: tutti gli uomini di tutti i tempi; Mediatore: il Cristo; testimoni: gli Angeli.

  E Tu, Gesù, solo, accetti dalle mani del Padre il calice del peccato del mondo, disposto a bere quel fiele amaro, fino in fondo. Io, invece, spesso lo allontano da me e, se sono costretto a trangugiare qualche umiliazione, mi lamento, mi agito, mi vendico, anche se, a presentarmi quel calice, sono persone a me care. Aiutami, Gesù santo, a santificare il dolore che mi viene dai familiari, perché siano rimessi i loro peccati e possiamo ritrovarci tutti a godere in cielo con Te.

 

•  E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

•  “Alzatevi e andiamo”: è Lui, l'agonizzante, che stimola i fratelli ad affrontare la prova; essi, cioè noi, storditi al solo pensiero di dover soffrire, ci chiudiamo nell'impotenza della depressione. Donaci, Signore, il coraggio di affrontare le nostre croci, imitando Te, prendendo forza dal Padre. Donaci lo sguardo lungo della preghiera, perché l'immediato non ci schiacci.

 

 


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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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