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GENNAIO 2014

     

 “Non chiudete gli occhi”

 

Scarpa calpestare rosa, l'amore e il concetto cuore spezzato Archivio Fotografico - 13082003            Nessuno lo sa ma la vita può cambiarti perché per un attimo decidi di chiudere gli occhi. C'è chi in autostrada socchiude gli occhi assonnato per un istante, e poi si ritrova spento, volato via in un soffio veloce. E c'è chi come me si risveglia nel buio, dove gli occhi guardano avidi e cercano nuovi orizzonti, ma trovano solo il silenzio; non esistono più i colori, le voci sono gridi e lamenti che ricordano il pianto di un bambino. Chi ha chiuso gli occhi come me sono migliaia di donne disperate che, per paura, si sono arrese davanti a un simbolo, una sigla che si confonde come una targa, ma che rimane invece un tatuaggio indelebile sulla pelle, nella mente e nel cuore: IVG.

            IVG vuol dire interruzione, vuol dire fine, vuole dire chiudere gli occhi senza il coraggio di guardare oltre, senza poter vedere un orizzonte celeste, dopo aver perso ogni fede e persino se stesse. Colpevoli appaiono le donne che sono tenute a firmare un foglio, il consenso ad uccidere tuo figlio, ma in realtà siamo tutti colpevoli, in una società che è disposta a nascondere, a eliminare, a pagare per cancellare scomode verità, e invece non si preoccupa di ciò che sta dietro allo sguardo di una madre che vorrebbe ribellarsi e tenersi il suo bimbo.

            “I” sta per interruzione, non solo di una nuova vita, ma anche della speranza, della gioia, dell'amore. Si interrompe un percorso che due persone hanno iniziato amandosi, come è successo a me.

            “V” sta per volontaria, dove quasi sempre non c'è una reale volontà, ma solo rassegnazione, paura, spavento, confusione, stanchezza. Troppo spesso sono gli uomini e i genitori a decidere o a fare di tutto per influenzarti, e nessuno ti dà una mano a scegliere di tenere il tuo bambino. Anche se poi trovi persone che ti aiutano capita che hai troppa paura e alla fine pensi di non farcela. Io avrei voluto lottare, ma quel giorno in ospedale ero così stanca e sola nell'animo che non ce l'ho fatta e mi sono arresa. Ora so che a volte bisogna perdere le battaglie. Ma tutto questo poteva anche essere evitato.

            “G” sta per gravidanza, l'esperienza più unica e speciale nella vita di una donna. Appare quasi una bestemmia per coloro che non l'hanno programmata, per quei fidanzati disattenti che dopo averti amata si tirano indietro, dicendoti che l'aborto è una soluzione ed è la cosa migliore per tutti.

            Io ho questo tatuaggio nel mio animo. Non avrei mai pensato di arrivare a questo. Pensi sempre che a te non capiterà mai. Invece è successo. Quando ho fatto il test di gravidanza ero una donna sorridente, forse spaesata, ma felice. Mi sentivo bella e potente, portatrice di vita e di amore. La mia pancia non era mai stata così bella.

            Dopo l'aborto mi sono trasformata in un cencio buio e triste, una donna svuotata alla quale è stato strappato l'animo e che si tormenta ogni mattina chiedendo a Dio: “Perché l'ho fatto?!”.

            Io non lo so perché, ho avuto paura, mi è mancato il coraggio. Perché quando sei incinta vorresti essere amata e non sentirti un fastidio. Non è così facile come può sembrare. Io mi sono ritrovata a decidere da sola in poco tempo, la mia vita stava per cambiare indelebilmente e tutto mi sembrava complicato.

            Noi tutti viviamo negli occhi dei nostri bambini. Lasciar sola una donna che sta per abortire e non far nulla per fermarla equivale a guardarla morire e togliere un nuovo sorriso al mondo.

 

 Daiana 25.05.2010

                    Pubblicato con il permesso dell’autrice, che ha partecipato al weekend della Vigna di Rachele.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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