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MARZO 2020

     

Il 9 dicembre 2019 si è tenuto in San Giovanni in Laterano, il secondo incontro del ciclo di riflessioni ispirato alle enciclica Laudato si’. Questa volta l’ospite invitato dal cardinale vicario era il meteorologo Luca Mercalli che nel suo intervento ha illustrato il fenomeno del riscaldamento climatico e le conseguenze che esso provoca sul pianeta Terra, mettendo l’accento soprattutto  sul fatto che “è il nostro stile di vita basato su un uso ingordo delle risorse del pianeta e delle energie fossili che provoca questo cambiamento”.

 

 E’ stato poi letto un brano dalla Lettera ai Romani di San Paolo (che anche papa Francesco cita nella LS al num. 2), a partire dal quale il Cardinale ha sviluppato una interessante  riflessione.

 

Ecco il testo di san Paolo:

 

18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 

24 Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? 25 Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

26 Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; 27 e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. 

 

           

Il cardinale De Donatis considera questo brano una pagina dell’epistolario paolino di non semplice comprensione ma che illumina in modo fecondo il testo dell’enciclica Laudato si’, contemplando il grido di dolore e il travaglio in cui versa la nostra Casa comune ; ricorda che papa Francesco, nel denunciare l’ uso irresponsabile e l’abuso dei beni che Dio ha posto nella terra, afferma in LS2 che  “la violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi”e annovera “fra i poveri più abbandonati e maltrattati, la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto»” (Rm 8,22),

 

Fa poi  rilevare  che  l’intero branocitato sopra  è attraversato dal motivo del gemito, espressione di una sofferenza dalla quale si attende con speranza di essere liberati: “il gemito della creazione” (vv. 18-22), “il gemito dei credenti” (vv. 23-25) e “il gemito dello Spirito” (vv. 26-27). Dice inoltre: Paolo in questa lettera indirizzata ai fratelli della nostra comunità cristiana di Roma, all’inizio assume il tono di una dichiarazione solenne per esprimere la connessione che esiste fra “le sofferenze del tempo presente” e “la gloria futura che sarà rivelata in noi”...Tuttavia - secondo il Cardinale - non possiamo non renderci conto che  a fare da sfondo a questa sua riflessione sulla sofferenza che coinvolge tutta la creazione è la fede nella resurrezione di Cristo . Dice infatti l’Apostolo:  La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (v. 19); E il Cardinale commenta: La creazione... viene presentata quasi come un essere umano che attende con impazienza e speranza la rivelazione dei figli di Dio che avrà compimento nel regno futuro. Cita poi il Dottore della Chiesa san Giovanni Crisostomo (349-407) che, commentando questa lettera ai Romani diceva: tutte le creature fatte e ordinate da Dio al bene dell’uomo, come hanno risentito gli effetti disastrosi del suo peccato, risentiranno in certo modo anch’esse i benefici della redenzione, passando dallo stato doloroso della corruzione alla gloria di una vita del tutto nuova, in ordine alla quale la natura sta ora soffrendo come le pene di un parto per rinnovarsi con l’uomo” (Giovanni Crisostomo, Commento all’Epistola ai Romani XIV, 4-5). 

           

            Commentando in particolare i vv. 20-21 - essa infatti è stata sottomessa alla caducità  ... per volere di colui che l'ha sottomessa e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.–  aggiunge:  La “caducità” alla quale è sottoposta la nostra casa comune e la “schiavitù della corruzione” non sono imputabili alla responsabilità del Creatore né del creato, visto che la causa è il peccato primordiale dell’uomo che ha avuto i suoi effetti nefasti su di esso (cfr. Gn 3, 14-24). Il testo pur insistendo sulla condizione di precarietà e di instabilità del mondo che sarà oggetto dell’intervento salvifico del Creatore, si apre alla dimensione di speranza in vista dell’anelata liberazione dalla sottomissione. 

In altre parole, parafrasando le parole del Cardinale: le sofferenze attuali di tutta la creazione sono transitorie: sono le doglie del parto al termine delle quali ci sarà una nuova nascita. In particolare, noi cristiani che già godiamo dei frutti della redenzione ( che possediamo le primizie dello Spirito, v.23), siamo consapevoli  che la redenzione non è ancora piena e per questo gemiamo interiormente e siamo in attesa  della completa  adozione a figli di Dio che comprenderà anche  la redenzione del nostro corpo. Questa è la nostra speranza, la speranza nella quale noi siamo stati salvati (v.24): in essa attendiamo con perseveranza (v.25). Questa speranza ci invita a “riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi” (LS 61). L’umanità possiede ancora “la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”, visto che il “Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato” (LS 13). 

 

Tuttavia per cambiare rotta abbiamo bisogno dell’aiuto dello Spirito che  venendo in aiuto della nostra debolezza (v. 26), non solo ci insegna e ci aiuta a pregare, ma con “gemiti inesprimibili” intercede e prega per noi e in noi. Prestando ascolto al “gemito della creazione” e condividendo il “gemito dei credenti”, permettiamo al “gemito dello Spirito” di ispirare non solo la nostra preghiera, ma il nostro impegno nella casa comune. 

 

Concludendo la sua riflessione, il Cardinale vicario cita un testo di san Basilio il Grande (Dottore della Chiesa, 330- 379),  che ci aiuta ad alzare lo sguardo verso il cielo, verso Colui da cui abbiamo origine e verso il quale tendiamo: prendersi cura del creato non è sufficiente e neanche meritorio, se nel farlo non  ci ricordiamo di Dio e non  gli permettiamo di abitare dentro di noi:

 

“Dio che ha creato cose tanto grandi, vi conceda in tutto la comprensione della  sua verità affinché, attraverso la realtà visibile, conosciate l’invisibile, nutrendo così, grazie alla grandezza e bellezza delle creature, una adeguata concezione del nostro Creatore… Accadrà così che, nell’osservare la terra, l’aria, il cielo, l’acqua, la notte, il giorno ed ogni altra cosa visibile, distintamente ci rammenteremo di colui che ci ha beneficato. Soltanto se Dio abiterà dentro di noi, attraverso il nostro costante ricordo di lui, non daremo esca al peccato né faremo posto al nemico nei nostri cuori” (Basilio il Grande, Esamerone 3, 10). 


ATTIVITA’ DELLA DIOCESI

 

-9 marzo, h 19.00, basilica di san Giovanni in Laterano:“Insieme per la nostra casa comune”: catechesi sulla “Laudato si'” 

 

26 marzo, h 20,30, chiesa del Gesù:  Veglia di preghiera per i missionari martiri dei nostri tempi presieduta dal cardinale vicario nella Chiesa del Gesù

 

29 marzo, dalle ore 9.30, Santuario del Divino Amore: Festa diocesana per gli adolescenti

 

5 aprile, Domenica delle Palme, ore 10.00 Santa Messa in  Piazza San Pietro celebrata da papa Francesco (sono necessari biglietti d'accesso) 

 

                                          A cura di Antonella

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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