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OTTOBRE 2021

     

Riprendiamo, in questo inizio di autunno, la  consueta rubrica Vita Diocesana. L’attenuarsi della pandemia che ci ha afflitto negli ultimi due anni soffocando di fatto molte iniziative programmate, permetterà – vogliamo sperarlo – lo svolgersi di attività che nascono con l’intento di coinvolgere tutti: vescovi, presbiteri, consacrati, fedeli laici, parrocchie, congregazioni.

La Diocesi di Roma quest’anno ha due importanti appuntamenti da vivere (e quindi da organizzare e sostenere, con l’impegno personale, e con la preghiera): 1) la fase diocesana del sinodo dei vescovi italiani 2) l’Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Roma  nel mese di giugno 2022.

In questo numero ci occupiamo del primo dei due appuntamenti.

 

Dal Sinodo dei vescovi alla Chiesa sinodale

 

Anzitutto: Che cos’è il Sinodo?

 

            Con la parola sinodo (dal greco synodos, che vuol dire: camminare insieme) si indica la riunione in assemblea dei vescovi di tutto il mondo (assemblea ordinaria) o di una parte di essi (assemblea straordinaria dei vescovi di delimitate regioni geografiche). Il Sinodo è stato istituito da Paolo VI nel 1965 e da allora si è riunito regolarmente in assemblea ordinaria ogni tre anni. E’ convocato dal Papa e concerne ogni volta determinati argomenti di carattere pastorale, sui quali i vescovi discutono elaborando un documento finale da presentare al Papa detto Instrumentum laboris, contenente propose inerenti l’argomento discusso. Quasi sempre i Papi, dopo il Sinodo, hanno emanato Esortazioni apostoliche che riprendono, in tutto o in parte, le considerazioni e le proposte elaborate dai vescovi: ad es,  dopo il sinodo dell’anno 1974, Paolo VI emanò la Evangelii nuntiandi. Anche la Familiaris consortio (1980)   e la Christifedeles laici (1988), per fare altri esempi, sono Esortazioni emanate da Giovanni Paolo II dopo un sinodo, come anche la Verbum Domini (2010) di Benedetto XVI e, da ultimo, la Amoris laetitia (2016) e la Christus vivit (2019) di papa Francesco. Fino al 2019 il Sinodo dei vescovi (come già detto) si è riunito in assemblea ordinaria una volta ogni tre anni. Il prossimo (XVI assemblea ordinaria) avrebbe dovuto svolgersi ad ottobre 2022, ma papa Francesco, il 24 aprile 2021 ha approvato  un nuovo itinerario sinodale che prevede un percorso di tre anni che inizierà ad ottobre di quest’anno e  si concluderà con la vera e propria assemblea dei vescovi. Questo percorso prevede:

1) fase diocesana (ottobre 2021- aprile 2022), da attuarsi in tutte le diocesi del mondo

2) fase continentale (settembre  2022- marzo 2023), che impegnerà le Conferenze episcopali di tutto il mondo

3) fase della Chiesa universale: Assemblea in Vaticano dei vescovi di tutto il mondo (ottobre 2023)

Si tratta quindi di un itinerario sinodale “diffuso” nel mondo intero .

 

            Il tema proposto è:“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. 

Non si tratta più quindi un Sinodo, cioè di una assemblea, cui partecipano solo i vescovi, ma di un percorso che prevede la partecipazione di tutti i cristiani. 

La Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ha elaborato un Documento preparatorio e un Vademecum per il Sinodo, due strumenti che serviranno da guida nella prima fase dell’itinerario sinodale

            Nella conferenza stampa di presentazione dei due documento di cui sopra, il giorno 8 settembre scorso, mons. Luis Marìn de San Martìn, uno dei sottosegretari della Segreteria generale (l’altra è una donna, suor   Nathalie Becquart,) ha specificato che la fase diocesana “non è da intendersi come preparazione al Sinodo” ma “è già Sinodo”.  In effetti, se riflettiamo sull’argomento oggetto di questo percorso sinodale (“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”), ci rendiamo conto che in qualche modo il Sinodo  (inteso come insieme di  fedeli laici, consacratati presbiteri, vescovi) è chiamato a   ragionare  sulla sinodalità stessa. Al punto 2 del Documento preparatorio leggiamo: Un interrogativo di fondo ci spinge e ci guida:: Come avviene oggi questo “camminare insieme” a diversi livelli (da quello locale a quello universale), permettendo alla Chiesa di annunciare il Vangelo? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale? 

 

 E ancora, ai punti 31 e 32:

            31.Scopo della prima fase del cammino sinodale è favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di sinodalità vissuta, nelle loro differenti articolazioni e sfaccettature, coinvolgendo i Pastori e i Fedeli delle Chiese particolari a tutti i diversi livelli, attraverso i mezzi più adeguati secondo le specifiche realtà locali: la consultazione, coordinata dal Vescovo, è rivolta «ai Presbiteri, ai Diaconi e ai Fedeli laici delle loro Chiese, sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai Consacrati e dalle Consacrate» . In particolar modo viene richiesto il contributo degli organismi di partecipazione delle Chiese particolari, specialmente il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale, a partire dai quali veramente «può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale». Ugualmente sarà prezioso il contributo delle altre realtà ecclesiali a cui sarà inviato il Documento Preparatorio, come quello di chi vorrà mandare direttamente il proprio. Infine, sarà di fondamentale importanza che trovi spazio anche la voce dei poveri e degli esclusi, non soltanto di chi riveste un qualche ruolo o responsabilità all’interno delle Chiese particolari.

            32. La sintesi che ciascuna Chiesa particolare elaborerà al termine di questo lavoro di ascolto e discernimento costituirà il suo contributo al percorso della Chiesa universale. Per rendere più agevoli e sostenibili le fasi successive del cammino, è importante riuscire a condensare i frutti della preghiera e della riflessione in una decina di pagine al massimo. Se necessario per contestualizzarle e spiegarle meglio, si potranno allegare altri testi a supporto o integrazione. Ricordiamo che lo scopo del Sinodo e quindi di questa consultazione non è produrre documenti, ma «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani».

           

Un grande lavoro aspetta quindi le parrocchie e le varie comunità: si dovranno nominare commissioni, individuare modalità per favorire l’ascolto reciproco delle persone e dei gruppi, elaborare  quanto via via emerge  e comunicarlo ai vescovi delle singole diocesi che, a loro volta,  prepareranno una sintesi da inviare alla Segreteria generale la quale stilerà il documento finale di questa prima fase, il primo Instrumentum laboris.

Il percorso sinodale sarà ufficialmente inaugurato dal Papa il 9 e 10 ottobre prossimi.

Il 17 ottobre avrà ufficialmente inizio la fase diocesana.

                                                                                               A cura di Antonella

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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