Carissima  Sr. Rifugio!!! 
              
               
                          Spero  che tu stia bene. Voglio ringraziarti per tutto quello che fai per noi e per  tutte le coppie, voglio ringraziarti per il tuo impegno continuo, instancabile,  per il tuo amore infinito verso tutti. Voglio donarti queste righe, esprimere  le impressioni, le sensazioni scaturite dall'incontro per i fidanzati del 27  Aprile. Non avrei mai pensato di giungere ad un’esperienza così forte, credevo  che il mio fidanzato non mi avrebbe appoggiato fino in fondo in questa scelta,  cioè fino all'incontro con il Signore Gesù, e invece sì. La sua partecipazione e' stata semplice, spontanea,  ricca di buoni propositi ma soprattutto ricca di momenti importanti. 
                          Mirco  dice di essere sorpreso dal fatto che ogni volta che tu Sr. Rifugio c'insegnavi  l'AMORE, il tempo in quella stanza scorreva velocemente e lui ricorda di averti  ascoltato con piacere, senza sentire la minima stanchezza, senza avvertire noia  o altre sensazioni avverse. Ricorda con affetto tutto quello che ci hai  trasmesso e ti stima per la dolcezza con la quale hai saputo condurci (non solo  per mano ma abbracciandoci) in questa esperienza. Si e' sentito accolto da te,  dai fratelli, si e' sentito accolto da un mondo diverso. E in questo mondo il  Signore lo sta chiamando. Ha parlato al suo cuore e lui forse sta aprendo le  porte.
                          Domenica  tornando a casa in macchina  mi ha detto di aver avuto delle belle  emozioni durante la messa, di essersi sentito partecipe come mai prima, di  essere rimasto colpito da Don Giuseppe, dalle parole usate, dal modo in cui ci  ha voluto conoscere e di averlo sentito davvero vicino alle nostre  difficoltà come un fratello.
                          Prima  di confessarsi Mirco era un po’ in ansia poi invece appena finito mi ha  riferito che è stato un gran bel momento, che Padre Felice ha saputo rivolgersi  a lui con delicatezza, facendolo sentire un amico, un confidente. Grazie amico  Gesù! Grazie fratello Gesù! Grazie Gesù! 
                          Sr.  Rifugio questa per me rappresenta già una grande grazia perché mai Mirco  si è avvicinato così a dei momenti importanti e ora lo ha  fatto  cogliendone anche il vero senso.
                          Ma c'è  di più: mi ha espresso il desiderio di voler partecipare qualche venerdì,  così ha detto. 
                          In quei  giorni lo ha colpito il Vangelo che tu hai usato per mostrarci come aprirlo per  vedere cosa il Signore ci vuole dire, bene il giorno dopo, il lunedì si e'  messo alla ricerca in casa sua perché ricordava di averne avuto uno uguale,  peccato però mai usato. Risultato? Lo ha trovato, è identico, scritto con  caratteri molto grandi, sarà perché il Signore vuole parlarci chiaro!
                          Quando  Mirco viene a casa gli propongo di aprirlo a caso e ascoltare cosa il Signore  vuole dirci e vuole essere sempre lui a scegliere dove aprire questo Santo  Libro!
                          Sr.  Rifugio ho tantissime altre cose da raccontarti, tutto quello che ho vissuto io  voglio dirtelo a voce perché meriti, dopo tutti i sacrifici che fai, e ne sono  certa, meriti di sentire quanto sono serena perché sento che il Signore abita  in me, meriti di sentire che ti voglio tantissimo bene perché sei lo strumento  più melodioso che il Signore potesse scegliere di farmi ascoltare per la  conversione del mio cuore... Grazie Gesù! Grazie Sr. rifugio!!!!
               
              P.s Non so quando ma presto ci rivedremo perché già ci  manchi, ci mancate tutti. E per sentirvi meno lontano prego per voi... 
              Le foto in formato elettronico? Benissimo, non vediamo  l'ora di rivivere qualche momento riguardandole. Mirco poi mi suggeriva che le  foto saranno pure in formato elettronico ma tu Sr. Rifugio sei un Angelo in  formato di suora!!!
                          Ti  abbraccia forte forte forte tutta la nostra famiglia!
                          Con  profonda stima ed infinito affetto, Barbara di Sora.
               
              Da Luciana Canapa,  una lettrice de “L’Incontro”
               
                          Per  me l’orologio della vita ha cominciato a girare 84 anni fa, nel carcere di  Marassi (Genova).
                          Tutto è cominciato quando il  fratello di mia madre (mio zio). Lavorando in fabbrica 10 – 12 ore al giorno  con uno stipendio da fame si scoprì sindacalista, inserendo nella mente dei  compagni lavoratori il diritto del rispetto di chi lavora.
                          Eravamo in pieno regime fascista  alla fine dell’anno 1927. Naturalmente queste idee non erano gradite.
                          Era un pomeriggio quando mia madre  uscì di casa per una passeggiata: Incontrò un’amica che, agitata, l’avvisava di  correre a casa per far scappare il fratello, perché i fascisti andavano ad  arrestarlo. Infatti, mio zio Antonio Borgatti e l’amico Benzi lasciarono di  corsa la casa. Quando quegli individui arrivarono non si fecero nessuno  scrupolo a portare in carcere mia nonna e mia mamma col pancione incinta di me,  che nacqui, come ho detto sopra, due mesi dopo a Marazzi.
                          Se ne racconto la storia è perché  non me ne sono mai vergognata!
                          Quando mio zio venne arrestato ebbe  a scontare sette anni di carcere: era un uomo intelligente, passò tutto quel  tempo a leggere e studiare.
                          Dopo il carcere fu pure fortunato,  trovò da lavorare a Carasco nella fabbrica del tannino. La purezza delle sue  idee restarono sempre integre e quando la guerra di Mussolini portò tragedie e  morte, egli, con l’altruismo e l’onestà di cui era capace, prese parte alla  Resistenza di città, prima nell’entroterra ligure, poi a La Spezia. Quando  prima di lui morì mia zia a Chiavari, tanti vennero a porgere condoglianze a  lui che meritava tanto rispetto.
                          Quando morì lui ne parlò anche E.  Macaluso nella prima pagina dell’Unità e il Secolo XIX di Genova.
                          La memoria di questi avvenimenti mi  fanno pensare che ricordare quel passato è tanto importante, aggiungo che anche  mia madre condivise sempre le idee del fratello. Peccato che quelli della mia  età si stiano assottigliando sempre più.
                          Oggi 4 marzo 2012 anni 84 Luciana  Canapa lettrice de “L’Incontro”.
               
              Resistenza e Liberazione
               
                          Cos’era  che spingeva quei ragazzi a dare la loro giovane vita? Loro conoscevano il  rischio, non lo facevano né per denaro né per gloria e quando con il freddo con  i morsi della fame, con lo struggente desiderio di sentire i loro cari,  venivano assaliti da quella malinconia che attanaglia l’anima, solo allora la  reazione istintiva del pensare al domani li portava a capire che la tirannide  Nazifascista doveva terminare, dovevano finire i dolori di quel popolo ridotto  allo stremo, con quella guerra che, avevano detto: durerà 6 mesi. La verità fu  un’altra. E poi?
                          Perché tanti, troppi italiani hanno  dimenticato?
                          Perché tanti, troppi non sanno?
                          Perché da subito, i libri di scuola  hanno taciuto la verità?
                          Questi erano i Partigiani, quelli  che offrivano il loro sangue, la vita, nella consapevolezza di sapere che i  loro valori avrebbero portato alla Libertà, quella che il popolo aspettava dopo  gli anni nefasti del nazifascismo.
                          Io c’ero, ne ho anche conosciuto di  quei “ribelli” lo vedo e lo sento quel sangue e… mi si stringe il cuore. E  allora mi chiedo: Perché? Da chi sono voluti i rigurgiti fascisti di quelli che  credono di poter riportare la storia in dietro! Perché?
               
                                                                                                Luciana  Canepa anni 84
               
              P.S. Nelle  librerie forse potreste trovare “Lettere dei condannati a morte per la  Resistenza”