Sconcertanti  rivelazioni eugenetiche
              Un incredibile   articolo del quotidiano danese “Berlingske” sostiene che entro il 2030  la sindrome di Down (trisomia 21) scomparirà in Danimarca grazie alla diagnosi  prenatale, che permette di individuare ed eliminare prima della nascita i  bambini affetti dalla malattia genetica. «Nel 2030  nascerà l'ultimo bambino Down»,  questo è il titolo farneticante.
              E’ chiaro che sarà impossibile eliminare  l’imperfezione genetica, quindi non sarà debellata la malattia ma semplicemente  saranno abortiti tutti i bambini down. Per eliminare la malattia si elimina la  persona e questo è paradossale. E non è detto che si fermino solo alle persone  down. In Inghilterra, ad esempio, lo Stato si è spinto anche più in là  ritenendo inaccettabile qualsiasi anomalia fisica; la legge infatti consente  l'aborto fino al nono mese se il bambino ha il labbro leporino o se ha un dito  in più.    Chi stabilirà il limite  dell’imperfezione  ?
              Siamo in presenza di un violento e crudele eugenismo  che invece di cercare le cause delle malattie e le possibili cure, rinuncia al  progresso della medicina. Questa mentalità riporta alla memoria la tragedia del  nazismo che si accanì proprio sui disabili con una ferocia inaudita. Anche l’articolo  del quotidiano danese sembra parlare di una programmazione studiata e attuata  per convincere le donne e le coppie ad abortire i loro figli con la sindrome di  down. L’accanimento contro queste persone ha una violenza che non trova  riscontro per altre disabilità.
              Josephine Quintavalle, la più nota esponente laica  del movimento pro-life britannico, fondatrice e direttrice del “Comment on  Reproductive Ethics” ( l’osservatorio sulle tecniche riproduttive umane), dice  che….« Mentono perché non è stata fatta alcuna scoperta per combattere la  malattia. La verità è che rimediano uccidendo chi ne è affetto. Ma siamo sicuri  di preferire la perfezione alla carità ? ».
              Un altro sconcertante eugenismo accade in India ed è  la soppressione delle bambine prima che nascano. La Bbc inglese, sulla scorta  di uno studio dell’Università di Oxford, rivela che anche le comunità indiane  che vivono in Inghilterra praticano l’infanticidio attraverso l’aborto  eugenetico. Le chiamano “bambine perdute”. Il Times di Londra usa esplicitamente  la parola “genocidio”.
              La dottoressa Shanta Durge, fondatrice del movimento  “Save the Girl Child”, afferma che ogni giorno in India, dove in teoria  l’individuazione del sesso mediante ecografia è vietata per legge, si praticano  migliaia di aborti selettivi. Secondo le Nazioni Unite duemila feti femminili  vengono abortiti illegalmente ogni giorno nel “giardino dell’induismo”.  In India 10 milioni di feti femminili sono  stati abortiti in 20 anni. A rivelarlo è la prestigiosa rivista inglese The  Lancet: ogni anno scompare una città di 500.000 bambine. In India mancano  all’appello più di sessanta milioni di femmine entro i sei anni. L’Indian  Medical Association ha parlato di un “olocausto silenzioso”. Il giornale “India  Today” è arrivato a definire i medici come una vera e propria “Gestapo dei  generi”. « Dove sono andate a finire tutte le bambine ? » chiedeva il Financial  Times nel febbraio del 2003. L’India è diventata la nazione al mondo con la  percentuale più bassa di donne.  Secondo  l’Onu in Cina c’è il rischio di aborti o infanticidi per 40-60 milioni di  bambine. In base alle stime del governo comunista in Cina ci sono 120 maschi  ogni 100 femmine. Bisogna ricordare che Il Fondo delle Nazioni Unite per la  popolazione fissa a 950 maschi ogni 1.000 femmine il normale rapporto della  natalità maschio/femmina, e questo è largamente disatteso.
              In Corea del Nord l’eugenetica ha un ghigno  totalitario. Il dottor Ri Hwang-chol, fuggito dai gulag di Pyongyang grazie a  New Right Union, organizzazione religiosa che assiste i fuoriusciti dal regime  rosso  del defunto Kim Jong Il, ha da  poco denunciato che: « Non ci sono disabili nella Corea del Nord ».  « I bambini con disabilità sono uccisi appena  nati o abortiti negli ospedali o a casa, seppelliti in tutta fretta. La pratica  è incoraggiata dallo stato come un modo per purificare le masse ed eliminare le  persone che possono essere considerate differenti ».
              C’era stato il libro di Bradley Martin, “Under the  Loving Care”, nel quale si parla dell’assenza di handicappati a Pyongyang.  Il 16 gennaio 2003 l’Herald Tribune pubblicò  l’inchiesta di Nicholas Kristof: « La volta in cui mi fu concesso di entrare in  Corea del Nord, anni e anni fa, non ho potuto trovare nessuno in carrozzella,  sulle stampelle o senza una gamba ». Le notizie simili sono molte di più e  fanno rabbrividire. Per questo insistere sul valore della vita nascente è un  compito profetico di tutti. 
              Gabriele Soliani (sessuologo)