CULTURA DI MORTE       
                          In sei scuole nella  contea dell'Oxfordshire, intanto, per la pillola del giorno dopo basta un sms.  Grazie ad un progetto-pilota, bambine di 11 anni possono richiedere la  pillola del giorno dopo alla scuola che frequentano con un semplice Sms,  con la garanzia che i genitori non ne saranno informati. Non pagano niente e  non vi sono limitazioni, in teoria possono richiederne quante ne vogliono.
                          L'iniziativa è partita  dal Consiglio regionale per limitare le gravidanze indesiderate tra le  adolescenti. Le obiezioni vengono da sociologi e educatori che parlano di  invito alla irresponsabilità più totale. C'è anche un numero verde di emergenza  da contattare durante il week-end quando la scuola è chiusa. Il tutto con la  garanzia assoluta che i genitori non ne sapranno mai niente
                          La Gran Bretagna ha  tanti record nella cultura della morte, ma la corsa continua senza sosta.
              Domanda: Se un Paese ha il record di malattie sessualmente trasmesse, il  record di minorenni incinte, il record di settimane di gestazione entro il  quale si può abortire (24, cioè 6 mesi!), qual è la soluzione?
                          MANDARE IN ONDA SPOT  TV IN PRIMA SERATA (DALLE 19) PER PUBBLICIZZARE TRA I MINORENNI L'USO DEL  PRESERVATIVO E L'ABORTO! 
               
              Avvenire 27\3\09
                          Alla Gran Bretagna il  triste primato in Europa: il 4% delle nascite avviene da «mamme-bambine»                                                                                                                    DA LONDRA 
                          Il numero delle  gravidanze di adolescenti in Gran Bretagna continua a crescere. Un’indagine  pubblicata il mese scorso dimostra che il tasso di concepimento è salita dal  40.9 per mille nel 2006, nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, al 41.9 per mille  nel 2007. L’indice di quelle ancora più giovani, tra i 12 e i 15 anni, è salito  dal 7.8 per mille nel 2006 all’8.1 nel 2007. Circa ottomila e 196 ragazze sotto  i sedici anni sono rimaste incinte nel 2007, un dato che rappresenta l’un per  cento del totale dei concepimenti. Altri dati mostrano che l’anno scorso in  alcune parti di Londra i numeri delle gravidanze di minorenni sono saliti del  40 per cento. Nella sola Enfield, una zona nel nord della capitale, l’anno  scorso ci sono state 83 gravidanze più del solito. La Gran Bretagna è il Paese  dove i numeri delle minorenni incinte sono i più alti in Europa con il quattro  per cento del totale delle nascite. Al secondo posto c’è l’Irlanda con il due  per cento; al terzo la Germania con l’1.9, mentre l’Italia si trova al sesto  posto con lo 0.9 per cento preceduta dalla Spagna e dalla Francia e seguita  dall’Olanda. Il governo ha promesso di investire 20 milioni di sterline, poco  più di venti milioni di euro, per rimarginare la piaga e la maggior parte di  questi saranno invesititi in campagna pubblicitaria. 
              ==============
              la polemica
                          La decisione è  stata presa per tentare di arginare il record di gravidanze fra le adolescenti  La campagna, prima delle nove di sera, mostrerà le attività delle cliniche e  dei consultori specializzati. Critici gli antiabortisti: «In questo modo ci si  lava le mani dell’educazione dei giovani senza preoccuparsi realmente della  salute della madre e del figlio» 
               L’INIZIATIVA «CHOC» 
                          Il provvedimento  segue di pochi giorni l’annuncio che in sei scuole dell’Oxfordshire basterà  l’invio di un sms per avere gratuitamente la pillola del giorno dopo  all’insaputa dei genitori 
               Londra, spot tv sull’aborto per «istruire» le minorenni
                           Favorevole  l’autority sulla pubblicità. I «Pro-life» insorgono 
               
              DA LONDRA ELISABETTA DEL SOLDATO 
                          I numeri parlano con  una chiarezza agghiacciante. La Gran Bretagna è il Paese che in Europa detiene  il duplice e triste record di gravidanze fra le adolescenti e di malattie  trasmesse sessualmente. Il governo sta cercando da anni di affrontare  l’emergenza, ma senza risultati. Poche settimane fa Gordon Brown ha deciso di  investire altri venti milioni di sterline – di cui 7 diretti ad una campagna  sui media per il ricorso ai contraccettivi – per cercare di arginare questa  piaga in una gioventù allo sbaraglio e che, tra l’altro, è tra quelle che beve  e si droga di più in Europa. Ma dubbi e preoccupazioni ancora maggiori sta  sollevando la scelta della Bcap, l’autorità britannica che regola la pubblicità  radiotelevisiva, di consentire la trasmissione tra poco su alcuni canali  televisivi britannici – per ora di certo su Channel Four, ITV e Sky  – di  spot che pubblicizzano le attività dei consultori e delle cliniche  specializzate negli aborti. Gli spot saranno trasmessi prima delle nove di sera  così da permettere ai ragazzi di vederli ed essere informati direttamente.  Finora nessuna televisione britannica ha mai trasmesso spot di questo genere e  solo Channel Four manda in onda la pubblicità dei preservativi dalle 7 di sera  in poi. Un portavoce ha spiegato che con questo provvedimento verrà «stimolato  il dibattito pubblico su una materia così delicata in vista della nuova regolamentazione  del settore prevista per il prossimo anno». La consultazione pubblica si  chiuderà il 19 giugno, poi l’iniziativa sugli spot «abortisti» dovrebbe  partire.
                          L’annuncio fa seguito  alle rivelazioni di alcuni giornali britannici, che solo due giorni fa hanno  reso noto come in sei scuole secondarie della contea dell’Oxfordshire, per  prevenire gravidanze tra le giovanissime, la pillola del giorno dopo venga  distribuita a ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Il tutto tenendo i loro  genitori all’oscuro. Le ragazze possono richiederla anche attraverso un  semplice sms ed è gratis. Inoltre la nazione è ancora sotto choc per il caso di  un ragazzino di 13 anni che qualche settimana fa è divenuto padre di una  bambina da una ragazza di 15 anni. E non è il primo caso del genere.
                          Ulteriore  preoccupazione viene inoltre per i dati sempre più sconfortanti di ragazze che  abortiscono anche per la seconda o terza volta prima dei diciotto anni: sono  almeno cento ogni mese in Gran Bretagna quelle che effettuano pluriaborti. Tuttavia  per una fetta della popolazione, che si presenta come una minoranza ma forte e  decisa, pubblicizzare l’aborto non sarà la soluzione. Anzi, sostengono i  critici, il provvedimento ne aumenterà ancora i numeri così come quelli delle  gravidanze indesiderate e forse più gravemente porterà ad ignorare il problema  completamente. «In questo modo le autorità si lavano le mani della vita di  molti giovani – dice ad Avvenire 
                          Julia Milligan,  direttore di un movimento pro-life –. In questo modo l’aborto viene proposto  come una soluzione quando sappiamo bene che è circondato da moltissime  problematiche, dalla salute della madre a quella del figlio». L’idea della Bcap  è quella di autorizzare cliniche e consultori privati a farsi conoscere al  grande pubblico, ma non tutti avranno i fondi per permettersi spot sui canali  nazionali a orari competitivi. Ieri la catena di consultori più conosciuta in  Gran Bretagna, Marie Stopes, nonostante abbia dato il benvenuto alla notizia,  ha messo in dubbio le possibilità di potersi permettere spot pubblicitari nella  fascia d’orario più gettonata. «Interessante, ma molto costoso», ha commentato  Julie Douglas, capo dell’amministrazione.
              ===============
              l’intervista 
                          John Smeaton, della  Società per la protezione del bambino: «Ci saranno grosse somme per chi  finanzia l’interruzione di gravidanza mentre noi che forniamo una informazione  oggettiva non abbiamo i fondi per ribattere»  «Così verranno offerti aiuti  alle lobby contro la vita»
                                                                                                                                               DA  LONDRA 
                          John Smeaton è direttore  della Società per la protezione del bambino non nato ( The Society for the  Protection of the Unborn Child), una organizzazione che difende e promuove  l’esistenza e il valore della vita umana dal momento del concepimento. Nel  dibattito sempre più acceso in Gran Bretagna sulle gravidanze delle minorenni,  la sua è una delle voci più autorevoli contro l’aborto. La causa di numeri così  alti in Gran Bretagna di gravidanze di minori – argomenta – è da far risalire  alle politiche del governo laburista e agli interessi economici delle lobby  abortiste, «che sono enormi». Perché «la lobby del controllo delle gravidanze  spinge per produrre di più e accumulare più profitti. Si parla di voler  proteggere i ragazzi da esperienze indesiderate ma non è così. Si tratta invece  di salvaguardare e incentivare forti guadagni».
              
                - Cosa ne pensa della proposta di pubblicizzare  l’aborto in televisione?
            Penso che minacci di  commercializzare ulteriormente l’uccisione del bambino non ancora nato. Non  solo, la proposta sottovaluta gli effetti dell’aborto sulla salute delle donne. 
              
                - Che effetto avrà questa sulle agenzie che si  oppongono all’aborto?
            Non un buon  effetto e spiego il perché. Le agenzie con un interesse finanziario nell’aborto  avranno a disposizione grosse somme per comprare pubblicità sui media, mentre i  gruppi che forniscono informazione oggettiva sull’aborto e sulle conseguenze di  tale atto non avranno i fondi necessari per ribattere. Viviamo sempre al limite  del collasso finanziario, non ci possiamo permettere di fare pubblicità perché  ci mancano le risorse. E non è la prima volta che veniamo penalizzati. È già  successo in passato quando ci hanno impedito di scrivere, nei manifesti a  favore della pillola del giorno dopo, che questa può provocare aborti  prematuri. 
              
                - E la proposta di trasmettere pubblicità relativa  ai preservativi prima delle nove di sera?
            Un’altra pessima idea.  Non farà altro che accentuare la promiscuità nei giovani e questa non farà  altro che aumentare gli aborti, le gravidanze dei minori e le infezioni trasmesse  sessualmente che, come sappiamo, sono tra le più numerose in Europa. Gli stessi  giovani ci dicono che la tv è una via importante dalla quale ricevono forti  messaggi sul sesso. 
              
                - La Gran Bretagna è a volte pioniera di politiche  di questo genere in Europa e nel mondo. Crede che questo modo di trattare  l’aborto influenzerà gli altri Paesi? 
            Senza dubbio.  Purtroppo è già capitato che la Gran Bretagna fosse guardata come modello nel  campo dell’aborto dove il limite rimane tra i più alti in Europa, 24 settimane.  Ci sono stati tentativi in passato di ridurlo a venti o ventidue settimane ma  sono stati deboli, soprattutto all’interno del Parlamento. La Chiesa, specie  quella Cattolica, ha spinto per una limitazione in molte occasioni. E anche  l’ex leader dell’opposizione Michael Howard aveva chiesto di portare il limite  a venti settimane. I loro sforzi, però, hanno visto una maggioranza sempre più  tenace su posizioni abortiste, guidata da una lobby abortista sempre più  agguerrita che, oltre che a ridurre i numeri delle gravidanze indesiderate,  vuole soprattutto espandere il mercato della contraccezione. 
                                                                                     Elisabetta  Del Soldato
               EMBRIONI «CHIMERA» 
                          Quest’anno  il Parlamento britannico ha approvato una legge che darà il via alla creazione  di embrioni ibridi, formati da materiale genetico umano e animale. Questi sono  destinati a scopi di ricerca ma implicano lo scarto e l’abuso di vite umane.  Nella stessa legge si cancella la necessità della figura del padre nei  trattamenti in vitro. Alla voce padre, nei certificati di nascita, ora può  apparire chiunque, da un’amica a uno sconosciuto facilitando così le coppie  omosessuali. 
               IL GOVERNO SI SPACCA
                          Sei mesi fa tre  ministri del governo guidato da Gordon Brown, i cattolici Ruth Kelly, ex  ministro dei Trasporti, Des Browne, ministro della Difesa e Paul Murphy,  ministro del Galles, si sono rifiutati di votare a favore della legge sugli  ibridi chiedendo la libertà di coscienza, una possibilità che ai membri di  gabinetto viene garantita solo in rare occasioni e solo su questioni di  coscienza come nel caso dell’aborto o della pena di morte. I tre ministri hanno  ottenuto un sorta di compromesso: potranno votare contro alcuni aspetti della  legge, vedi gli ibridi, ma non contro il progetto di legge totale. 
              SUICIDIO ASSISTITO 
                          Il suicidio  assistito, come l’eutanasia, è illegale in Gran Bretagna. Ma il dibattito è  molto acceso dopo che alcuni malati terminali hanno portato il loro caso di  fronte alla corte di Alta Giustizia chiedendo che i loro cari non fossero  incriminati se li avessero aiutati a morire. La legge britannica punisce fino a  14 anni di reclusione chiunque aiuti un altro essere umano a commettere  suicidio. Finora la Corte non ha punito nessuno ma la scorsa settimana ha  rifiutato l’appello di un paziente che voleva essere accompagnato in Svizzera  da un familiare. 
              SELEZIONE GENETICA 
                          Per motivi di salute è  possibile in Gran Bretagna effettuare una selezione genetica in provetta.  Questo è stato già fatto in embrioni che avevano forti probabilità di ammalarsi  di tumore, in particolare al seno, da famiglie dove la storia di tumori era  ricorrente. Solo qualche settimana fa è nata in questo modo la prima bambina  priva del gene tumorale al seno. Non è possibile fare la selezione per il sesso  o per motivi estetici. È, però, un campo minato perché esistono cliniche  private, alcune gestite da medici stranieri, che incoraggiano la selezione per  difetti genetici minori tra cui il labbro leporino o lo strabismo. (E.D.S.)