Storia  di Shazia, 12 anni, cristiana di Antonio  Socci 
              Tratto da Libero [2] del 31 gennaio 2010 
               
              Nessuno a Hollywood le dedicherà un film  (che pure sarebbe da Oscar), nessuno scrittore la immortalerà in un romanzo,  nessun giornale occidentale – che dedica pagine e pagine al burqa in Francia –  ha sollevato clamore.
              Perché i cristiani sono tornati come al  tempo di san Paolo: “siamo diventati la spazzatura del mondo, il rifiuto di  tutti”. Dunque la triste storia di Shazia Bashir, 12 anni, cristiana, non può  far notizia. Come non fa notizia che proprio i cristiani siano il gruppo umano  più perseguitato del pianeta. Nemmeno i credenti lo sanno e si fanno semmai  bersagliare dalle accuse opposte.
              L’Avvenire di Dino Boffo aveva mostrato  una certa sensibilità per il dramma dei cristiani oppressi, in decine di paesi  del mondo (250 milioni di cristiani ogni giorno a rischio e migliaia di vittime  ogni anno): era un forte incentivo ad aprire gli occhi. Ma di recente Boffo è  stato ingiustamente indotto alle dimissioni dopo un’assurda polemica.
              Detto questo la storia di questa  ragazzina cristiana, Shazia Bashir, non si può tacere. Oltretutto è solo la  punta dell’iceberg.
              L’ha fatta emergere dal silenzio, una  settimana fa, l’agenzia missionaria Asianews (del Pontificio istituto missioni  estere), che fa un lavoro eccezionale, ma come una voce che grida nel deserto.  Ha lanciato la notizia così, dal Pakistan: “Lahore, domestica cristiana 12enne  torturata e uccisa”. L’agenzia riferisce che viene accusato il padrone  musulmano: “La giovane lavorava presso la famiglia di un potente avvocato della  città, dove era soggetta a violenze sessuali, fisiche e psicologiche. La morte  della ragazza ha scatenato le proteste della comunità cristiana, che chiede giustizia.  Attivista per i diritti umani: il 99 per cento delle giovani cristiane che  lavorano per musulmani sono vittime di violenze e abusi”.
              Vedremo se e come le autorità arriveranno  a individuare e punire il o i colpevoli. Ma non ci si possono fare illusioni  sulla tutela dei cristiani in un paese come il Pakistan.
              L’agenzia Asianews aggiunge: “ ‘I  genitori di Shazia non hanno potuto vedere la figlia’ denuncia Razia Bibi, 44  anni, zia della vittima. La 12enne è morta il 22 gennaio scorso in ospedale a  causa delle ferite subite. Sohail Johnson, (attivista per i diritti umani, nda)  conferma che il cadavere presentava i segni delle torture in 12 punti diversi  del corpo ed è stata ricoverata ‘con la mandibola fratturata’. In un primo  momento la famiglia dell’avvocato ha proposto un risarcimento di 250 dollari ai  genitori per non sporgere denuncia; poi si sono dati alla fuga. La polizia li  ha arrestati dietro pressioni del governo federale”.
              Il giorno dopo la morte di Shazia i  cristiani hanno manifestato di fronte agli uffici dell’Assemblea provinciale  del Punjab. “L’associazione dei legali di Lahore, invece, si è schierata a  difesa del potente avvocato musulmano. La minoranza cristiana” scrive ancora  Asianews “esprime dubbi sull’indipendenza e l’efficacia delle indagini avviate  dalla polizia”.
              Va detto che non stiamo parlando di un  paese marginale: il Pakistan ha 180 milioni di abitanti, è addirittura una  potenza nucleare e si trova in una posizione geopolitica strategica,  fondamentale nella lotta occidentale al terrorismo islamico.
              Ma gli Stati Uniti sbagliano  profondamente se si illudono di potere vincere quella guerra solo tramite la  via militare, in alleanza col regime pakistano.
              Anche perché il Pakistan, che dovrebbe  essere un pilastro di questa lotta al terrorismo, è uno dei paesi più  integralisti, quello dove è stata inventata ed è tuttora in vigore la  vergognosa “legge sulla blasfemia” che dà praticamente diritto di vita o di  morte sui cristiani o su chi non si riconosca nel credo coranico.
              I cristiani lì sono una minoranza ridotta  alla miseria, vessata in ogni modo. Le famiglia cristiane sono così povere che  per sopravvivere sono costrette a mandare le figlie a lavorare già da bambine e  in genere l’unico lavoro che possono fare è quello delle serve presso le ricche  famiglia musulmane.
              Dove però – scrive Asianews – “sono  sovente vittime di abusi e violenze fisiche, sessuali e psicologiche”. 
              Secondo un’organizzazione per i diritti  umani “in alcuni casi i loro padroni le danno in spose a domestici musulmani, obbligandole  a convertirsi all’islam”. In sostanza “queste vulnerabili ragazze cristiane non  godono di alcuna protezione”.
              La Chiesa italiana e il Vaticano si sono spesso  (anche in queste ore) pronunciati in difesa degli immigrati. Giustamente. Ma  chi si occupa dei poveri cristiani di quei paesi, così poveri da non poter  neanche tentare di emigrare?
              Ragazzine come Shazia sono costrette a  subire una vita infernale per una paga di 12 dollari al mese, a volte neanche  corrisposta: perché la Chiesa,  tramite le parrocchie, la   Caritas o tante altre organizzazioni, non lancia una grande  campagna per le “adozioni a distanza” di queste ragazzine cristiane?
              Io credo che tantissimi sarebbero  disposti a dare 12 dollari al mese, cioè 8 euro al mese, per salvare queste povere  fanciulle da un simile inferno. La vita di una fanciulla cristiana di dodici  anni vale almeno 8 euro?
              Mi chiedo perché gli stessi cattolici,  che nei primi secoli onoravano e veneravano le giovani cristiane martirizzate  dai pagani, ignorano la sorte terribile e il martirio di tante fanciulle in  molti paesi.
              Nei primi secoli addirittura i padri  della Chiesa scrivevano pagine immortali in onore di queste fanciulle: penso al  caso di sant’Agnese, martire a 16 anni. Sant’Ambrogio, san Girolamo e san  Damaso esaltarono il suo esempio, la   Chiesa la venera da 1700 anni, a lei ha dedicato chiese e  memorie liturgiche.
              Mentre noi cristiani del XXI secolo  neanche conosciamo i nomi dei martiri di oggi. Nel tempo dell’informazione  planetaria globale i cattolici stessi ignorano la vastità e la crudeltà  dell’odio anticristiano e delle persecuzioni nel mondo.
              Così nessuno ha mai pensato di aiutare le  povere famiglie cristiane di questi paesi, né di realizzare un qualche  osservatorio internazionale o un’agenzia di difesa sul modello dell’ “Anti  defamation league” o di Amnesty international.
              Non si potrebbe sostenere di più il  lavoro di associazioni come “L’Aiuto alla Chiesa che soffre”? Non si potrebbero  moltiplicare gli sforzi e le organizzazioni di questo tipo?
              Non potrebbero i cattolici e il Vaticano,  anche in accordo con le organizzazioni cristiane protestanti (questo sarebbe il  vero ecumenismo), creare ad esempio un’équipe di avvocati specializzati con la  missione di fornire assistenza legale gratuita a livello internazionale, per  patrocinare le cause dei cristiani perseguitati in ogni sede giuridica,  politica o amministrativa?
              Sono domande che personalmente pongo da  anni, con articoli, libri e conferenze. Ma non ho mai avuto il barlume di una  risposta. Forse perché i molti uffici del Vaticano sono impegnati con tanti  altri problemi delicati.
              Ma siamo sicuri che la tragedia dei  cristiani perseguitati sia una questioncella secondaria? Siamo sicuri che non  si possa fare di più?
              Quando leggo articoli come quello apparso  ieri sul Foglio, dove Vittorio Feltri rivela che è stato “un informatore  attendibile, direi insospettabile” che, riassume il Foglio, “ha spacciato per  vero un documento falso sull’ex direttore di Avvenire Dino Boffo, creando il  caso” e portando alle sue dimissioni, e che tutto questo è nato quando –  aggiunge Feltri – “una personalità della chiesa della quale ci si deve fidare  istituzionalmente mi ha contattato”, viene da chiedersi con amarezza: veramente  ci sono “personalità della chiesa” che si dedicano a questo?
              Si deve sperare che si faccia chiarezza  assoluta. E che i cattolici dedichino le loro energie ai poveretti che, nel  mondo, soffrono a causa della loro fede cristiana e aspettano aiuto.