VUOI SAPERE  COSA SONO I GEFRELLI?! Da Avvenire
              L’ultima offerta Usa per la procreazione: a una sola  coppia due pance in affitto. 
              Senza correre rischi, i gemelli nascono in  contemporanea.
               
                          Melanie,  l’autrice dell’articolo, si è sposata con Michael a 41 anni: desiderano figli  ma le vie naturali non riescono, e dopo cinque cicli di fecondazione falliti  decidono di ricorrere all’utero in affitto e a una fornitrice di ovociti.  Melanie e Michael di figli ne vorrebbero due, ma il dottore ritiene pericolosa  una gravidanza gemellare: gli uteri quindi saranno due, e le gravidanze  andranno in contemporanea, in modo che possano nascere «gemelli» da due pance  distinte.
                          Ricapitolando:  una sola donna dà gli ovociti, che vengono fecondati dal seme di Michael nello  stesso giorno. Fra gli embrioni generati, due vengono trasferiti  contemporaneamente nell’utero di due donne diverse. Sarà Melanie a fare da  mamma ai bambini, un maschio e una femmina, che nasceranno a cinque giorni  l’uno dall’altra.
                          Per  loro conia una nuova parola, «twiblings» che in inglese vuole essere un  mix fra «fratelli» (siblings) e «gemelli»(twins): potremmo tradurre con  «gefrelli». Con il suo racconto Melanie vuole convincere (e convincersi) che il  modo con cui sono nati i «gefrelli» non è un «dettaglio di produzione», ma «un  tipo di famiglia estesa», un «mosaico», e d’altra parte «se ci vuole un  villaggio per crescere un bambino perché non iniziare dal concepimento?».
                          Melanie  spiega con naturalezza l’aspetto commerciale di tutta la faccenda. Due mamme  «in affitto» e una fornitrice di ovociti costano una somma enorme, ma lei  ritiene giusto pagare certe «professionalità», così come si fa con un dottore o  un insegnante: prestazioni professionali irrinunciabili non sono meno accettabili  solo perché retribuite.
                          Nessun  problema, quindi, per quella che è una vera e propria compravendita del corpo  delle donne, che scivola via nel corso della narrazione, abilmente coperta da  un manto di emozioni e da un alone addirittura magico. Sì, perché sono «uova  magiche» quelle della donatrice di ovociti, «fatata» e «mandata da Dio», un  «angelo che vola sopra le culle»: Melanie la vuole individuare personalmente,  perché sarà la «sua sostituta genetica». Allo stesso modo sceglie accuratamente  le due «portatrici di gravidanza»: donne con una «personalità deliziosa», così  come Melanie vorrebbe fossero i bambini.
                          La  donna che vende i propri ovociti è lieve e forte al tempo stesso, bionda,  sportiva, con un’aria di gaiezza, ragionevole ma non troppo: «Vorrei che i  bambini le assomigliassero», confida Melanie a suo marito. Per le due che  affittano l’utero, invece, si preoccupa che siano responsabili: una ha «le  guance rosa» e «capelli lisci, scuri e lucenti», l’altra ha un’aria intensa, e  tutt’e due sembrano «grandi mamme». Forse Melanie non si rende conto della vena  discriminatoria nelle sue parole: le tre donne che lei ha scelto sono bianche e  di bell’aspetto, con qualità che lei vorrebbe per i propri figli. Avrebbe  pagato gli ovociti o l’affitto dell’utero di donne altrettanto sane ma brutte,  o di un gruppo etnico diverso, latinoamericano o africano, per esempio? Quello  dei «gefrelli» è l’ennesimo esempio dello sconvolgimento portato nel rapporto  fra genitori e bambini dalle tecniche di fecondazione artificiale: se n’è  recentemente detta turbata anche Miriam Mafai, su Repubblica, denunciando che la vendita del corpo delle donne, anche se consapevole, non è  mai una vittoria loro e della loro autonomia, ma «una sua riduzione a puro  strumento della volontà e del desiderio di altri». Nicoletta Tiliacos sul Foglio ha parlato di «amputazione di identità» a proposito di questa  procreazione frammentata in laboratorio.
                          Riflessioni  trasversali, insomma, tutte da approfondire, che emergono man mano che certe  conseguenze della tecnoscienza si svelano con drammatica chiarezza.
               
              Fonte: Avvenire - 13/01/2011
                              Alla storia di due bambini con  quattro genitori (tre mamme e un papà) è dedicata la copertina del magazine del  New York Times. La vicenda della famiglia Thernstrom non ha nulla a che vedere  con tecniche avanzatissime di biologia, ma solo con la possibilità offerta  dalla legge americana di acquistare ovuli e utilizzare mamme surrogate. La  signora Thernstrom, non potendo avere figli e desiderando avere due gemelli perché  crescessero insieme, si è così rivolta a due mamme surrogate affinché  portassero avanti la gestazione. Anziché dimenticare le due donne subito dopo  la nascita dei bambini, come avviene sempre con il fenomeno dell' "amnesia  per i genitori surrogati" i Thernstrom hanno invece chiesto alle due madri  naturali di entrare a far parte della famiglia e seguire lo sviluppo dei  piccoli. Ai due bebé il New York Times dà il nome di "twiblings", da  twins (gemelli) e siblings (fratelli).