Aborto: una realtà che non si riesce a  cancellare  (di Gianfranco  Amato)
(di Gianfranco  Amato)
                          La moda è nata negli U.S.A. ma sta  diffondendosi a macchia d’olio anche nel Regno Unito. Si tratta dei cosiddetti  “foetus’ party”, ovvero feste organizzate dalle puerpere per mostrare alle  amiche l’immagine ecografica del nascituro, e festeggiare insieme il lieto  evento. La moda si deve alle innovazioni tecnologiche, ed in particolare alla  ecografia quadrimensionale, che riesce a visualizzare nel dettaglio i movimenti  fetali, fino alle espressioni del volto, come un sorriso o uno sbadiglio.
                          In Italia il gruppo di ricercatori  guidati dal Prof. Umberto Castiello, docente di psicobiologia a Padova,  attraverso l’osservazione – grazie proprio all’ecografia quadrimensionale – del  comportamento di cinque coppie di feti gemelli, ha registrato che già fin dalla  quattordicesima settimana di gestazione si possono verificare nell’utero  movimenti volontari, precisi e diretti tra gli stessi gemelli. Vere e proprie coccole  e carezze. Ognuno dei due feti, infatti, è consapevole della presenza  dell’altro, e riesce a sfiorarlo con le mani, come conferma la decelerazione,  ossia il rallentamento del gesto quando viene toccato il corpo del gemello,  attraverso un movimento più controllato e accurato.
                          In Gran Bretagna il pioniere della  tecnica ecografica quadrimensionale, il Prof. Stuart Campbell, nel momento in  cui è riuscito a catturare l’immagine del sorriso di un nascituro di  diciassette settimane, ha esclamato: «Ecco l’espressione gioiosa dell’umanità  del feto».
                          Eppure queste immagini, che  spalancano il nostro cuore al mistero della vita, ad alcuni fanno paura. La  Professoressa Cathy Warwick, Presidente del Royal College of Midwives (Collegio  Reale britannico delle Ostetriche), ha criticato il dilagante fenomeno dei  foetus’ party, anche perché quell’utilizzo delle ecografie può indurre a  ritenere che i feti di poche settimane siano davvero essere umani titolari di  diritti. In un articolo pubblicato dalla BBC, la Professoressa Warwick si è  posta, infatti, una domanda: «Non si corre forse il rischio di contribuire alla  diffusione dell’idea, sostenuta da alcuni, che il feto abbia una vita autonoma  prima della nascita e che, quindi, ad esso debbano essere riconosciuti pieni diritti?».
                          Precisa meglio il proprio pensiero  la stessa Warwick quando afferma che «la legislazione vigente nel Regno Unito  consente alla madre di assumere decisioni anche a nome del proprio bambino,  prima che questi nasca», e quindi un utilizzo improprio della tecnologia  ecografica nei foetus’ party «rischia di compromettere questa posizione, ed  aumentare il numero delle donne accusate di fare del male ai propri feti, come  accade negli U.S.A.». E’ incredibile. Quando la realtà rende evidente ciò che  contrasta una visione ideologica, essa viene immediatamente censurata.
                          Che un feto di quattordici settimane  possa sorridere, sbadigliare o accarezzare il fratellino che con lui condivide  il grembo materno, è un fatto oggettivo. L’evidenza cogente della sua assoluta  umanità. E se questo cozza contro il pregiudizio dell’ideologia, allora deve  essere negato. Vengono in mente le parole che David Myers, docente di  psicologia al Hope College del Michigan, ha scritto nel suo interessante saggio  Social Psychology: «Vi è una realtà oggettiva là fuori, ma noi spesso non  riusciamo a vederla attraverso gli occhiali delle nostre credenze, attitudini e  valori». E quando si tolgono gli occhiali dell’ideologia, la realtà oggettiva  può apparire insopportabile.
                          E’ quando è accaduto a Cathy Warwick  e a tutti coloro che, ossessionati dall’idea che esista un diritto  all’autoderminazione della donna, non riescono a tollerare la visione  dell’essere indifeso ed innocente che viene soppresso in nome di quell’asserito  diritto. Non potendo negarne l’esistenza, ne negano l’umanità. La realtà, però,  a volte gioca brutti scherzi. Lo ricordava il grande Marcel Proust nella sua  Recherche, quando scriveva che proprio «la realtà è il più abile dei nemici»,  perché «lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce  li aspettavamo, e dove non avevamo preparato difese». Sembra davvero essere ciò  che è accaduto alla Presidente del Royal College of Midwife.