MENTE E CUORE PER COSTRUIRE UN MONDO NUOVO Dada
              
 
                          “L’architettura deve aver qualcosa  che fa appello al cuore umano” (K.T).
               
                          “Viviamo in un mo-mento dove  coesistono grandi incompatibilità: dimensione u-mana e dimensione sovru-mana,  stabilità e mobilità, permanenza e cambiamento, identità e anonimato, intelli-gibilità  e universalità” Così il grande architetto giapponese Kenzo Tange che applica  queste riflessioni per costruire case e grattacieli, ma che si possono  applicare anche alla famiglia, primo nucleo della società in continua  evoluzione.
                          La famiglia è come una struttura  architettonica, compo-sta da vari elementi, duttile e in continuo cambiamento.  Non sempre le trasformazioni sono uguali per tutti, né vengono recepite allo stesso  modo, talvolta sono dolorose e non prive di conseguenze complicate. E’  necessario confrontarsi con tutte le realtà, anche se controverse, dove  l’approccio può essere molto difficile e richiedere una certa delicatezza  d’animo. Questo si può riscontrare, per esempio, quando si tratta di preparare  i figli ad affrontare le difficoltà della vita, una volta che si sono inseriti  nel mondo del lavoro, della scuola o di altre realtà, che richiedono comunque  forza e determinazione. Se c’è crisi in famiglia è necessario cambiare  qualcosa, rivedere la situazione sotto tutti gli aspetti possibili, non  lasciando nulla di intentato, né dando per scontato qualcosa, pena  l’abitudinarietà, così deleteria e vicina al sopore dei sentimenti. Spesso si  tratta di dare una nuova dimensione e un nuovo assetto a tutti i componenti,  rivedendo con spirito critico il ruolo di ciascuno, senza sconti e con  coraggio. Mai abbandonare la dialettica e il confronto rispettando le  differenze senza usarle a motivo di conflitto, ma confrontandosi sulle  differenti opinioni. La diversità nell’armonia è sempre positiva.
                          Continua K. Tange: “(…) Mi piace  pensare che ci sia qualcosa di profondo nel nostro mondo della realtà che  creerà un equilibrio dinamico tra tecnologia ed esistenza umana, una relazione  tra ciò che ha un effetto decisivo sulle forme culturali contemporanee e la  struttura sociale”.
                          Che cosa ci può essere di così  profondo nella famiglia da creare un “equilibrio dinamico”, quale relazione è  bene stabilire tra la famiglia e il mondo in cui è inserita, per renderla  partecipe della creazione di una società e di un habitat veramente a misura  d’uomo?
                          Kenzo Tange impone all’architetto il  compito di partecipare alla creazione di una società piuttosto che di  un’architettura, o meglio la costruzione materiale di oggetti è il mezzo per  perseguire la costruzione spirituale di soggetti.
                          Per godere di un equilibrio  armonioso la famiglia ha bisogno del trascendente, che faccia da collante e  stabilisca in modo dinamico uno stretto rapporto d’amore tra genitori e figli e  di tutti con Dio. In questo modo la famiglia diventa un modello di società in  trasformazione, attenta ai tempi in cui opera, ma sempre permeata da quello  spirituale, che dà dignità all’uomo. Lo spirituale deve vivere nell’arte (“Lo spirituale  nell’arte” di Kandinskij), nelle nostre azioni del quotidiano, nelle scelte di  vita, nel nostro lavoro, sempre presente l’interesse critico e svolto con  intento positivo, ai cambiamenti è inevitabile e necessario per costruire un  forte tessuto sociale.
                          Il pensiero di Kenzo Tange attrae a  fa riflettere; egli lo applica al mondo dell’architettura, per costruire grandi  edifici, che rispondano alle esigenze del nostro tempo! Il vero architetto deve  essere anzitutto un creativo, ricco di umanità, che lavora e costruisce nel  rispetto dell’uomo. Ma la sua espressione artistica deve partire sempre da una  formazione mentale, che supera la semplice tecnologia, per raggiungere l’anima  e tutte quelle discipline, dalla sociologia alla psicologia, all’antropologia  che sono indispensabili per operare in una società complessa, talvolta  contraddittoria, spesso sbandata, e in continuo cambiamento.
                          Ma per costruire veramente bisogna  essere ricchi di una ricchezza che coinvolga tutta la persona: anima e mente,  intelligenza e volontà. I grandi cambiamenti nel singolo come nella società nel  suo insieme, lasciano un segno indelebile nella storia dell’uomo, nella misura  in cui sono intrisi di spiritualità, a qualunque religione o pensiero umano  sono legati.
                          La famiglia del nostro tempo perciò  ha un ruolo assai difficile ma determinante nella società moderna, così facile  ai cambiamenti e con grandi potenzialità. Non deve mai mancare la forza e  l’intento di costruire qualcosa di solido.
                          Come il bravo architetto e il buon ingegnere  progettano strutture atte a durare nel tempo e a migliorare la qualità della  vita di chi vi abita, così la famiglia deve essere consapevole che le basi  solide della sua struttura poggiano sul cemento armato dell’amore, nella  consapevolezza che ogni elemento che la compone deve usare le armi della  volontà, dell’intelligenza e della cultura. Si otterrà quindi una struttura  flessibile e forte come l’acciaio e duttile come il cemento armato.
                          Non ritengo che la famiglia, in una  società complessa quale è la nostra, possa farcela sempre da sola. Ci vorrebbe  una preparazione alla famiglia, fatta in modo sistematico e culturalmente  programmata, partendo in primis dall’esempio e dalla testimonianza, dalla  collaborazione di quei genitori di provata esperienza, che si mettono a  disposizione con generosità, per aiutare le nuove generazioni a progredire  sulla via della civiltà.
                          E’ molto difficile passare dalla  teoria alla pratica, perché se si capisce che molto deve cambiare nella  società, per salvarla dall’autodistruzione, è altrettanto complesso cominciare  a costruire dei cambiamenti significativi.
                          La persona singola, tuttavia, può  fare molto, iniziando a cambiare dentro di sé, radicalmente. Ma bisogna  reimparare ad andare adagio, e anche a fermarsi qualche volta, per un po’ di  tempo, per riflettere, e non più tornare a correre senza sapere bene dove  stiamo andando.
                          E’ necessario porsi in autentica e  costruttiva relazione con le persone, per trasformare dal di dentro la società,  dandole qualità, sobrietà, cultura dell’amore, educazione alla pace e alla  solidarietà, voglia di partecipazione, senso civile, nel significato più alto  del termine. Allora soltanto i nostri figli sapranno che la vita vale la pena  che sia vissuta nella sua pienezza, anche quando la sofferenza, il lutto, ci  danno la misura della nostra precarietà.
               
              *   Kenzo Tange è uno degli  architetti più famosi del novecento. Nasce ad Osaka nel 1913 e muore a 91 anni  mentre segue i lavori dell’Hotel Romano di Napoli, che non vedrà finito.