L’IMPORTANZA DEL DIALOGO “SILENZIOSO”
              
            Anni fa ho parlato  su queste pagine di emergenze planetarie, trascurando una grande emergenza  sociale, molto importante, che penalizza tante famiglie nel mondo: I rapporti familiari.
                          La  vita frenetica che si conduce troppo spesso si svolge all’insegna della nevrosi  collettiva, con una costante: soddisfare le nostre ambizioni, dal benessere dei  figli alle vacanze di cui non si può fare a meno, all’ampliamento dell’attività  lavorativa, alla ricerca di un posto di prestigio nella società, ecc ecc. Si  cerca infine soddisfazione nella “quantità” a scapito della “qualità”. Sono gli  errori del benessere. Ma ora qualcuno comincia a capire. Pagare lo scotto di  questa opulenza qualcuno lo chiama disgrazia, altri capiscono che è un bene per  l’umanità. I nostri giovani dovranno conoscere finalmente la parola “sacrificio”  e noi, vecchia generazione, avremo una cosa in più da imparare. L’occidente si  sta impoverendo, ma questa è una grazia, perché avremo più tempo per coltivare  le relazioni umane, prima di tutto in famiglia. Mancando i soldi molte cose non  si possono fare, si sta di più in casa, c’è più tempo per riflettere; si spera  ci sia più tempo per ascoltare.
                          L’abitudine pessima di tenere accesa  la TV anche durante i pasti, proprio quando la famiglia è riunita in un  incontro conviviale, che potrebbe dare ottimi frutti in termini di  comunicazione e di umanità, ci fa immagazzinare notizie sempre più devastanti  per la psiche dei nostri figli, e non solo.
                          La guerra, i suicidi, gli omicidi,  gli odi atavici che generano delitti efferati, sono all’ordine del giorno e  passano nelle immagini a colori della TV come fosse tutto uno spettacolo,  mentre si fissano nell’inconscio delle persone.
                          Attraverso i messaggi che questa  immagini ci trasmettono, facilmente ci si può trovare esposti a quelle malattie  della psiche raccolte sotto il nome di DEPRESSIONE.
                          La depressione, la chiusura in se  stessi, l’ansia, lo stress, la ribellione alle regole della società civile, sono  in realtà vie di fuga. Si esce di casa, si va in cerca di qualcosa di  alternativo alla famiglia /che impone delle regole), alla TV che trasmette gli  orrori della guerra e contemporaneamente la banalità deleteria del “Grande  Fratello” piuttosto che all’Isola dei famosi” e via dicendo.
                          Si esce, si va in cerca di qualcosa  di diverso che non faccia pensare. Qualsiasi compagnia va bene, si diventa  disaffettivi e alienati: il gruppo, il “branco di balordi”, la discoteca, la  musica assordante, il narcisismo di un fisico “palestrato” da esibire sulle  spiagge, veri condomini della vanità, le droghe chimiche che trasversalmente  intaccano tutta la società: dall’insospettabile avvocato al ragazzo di borgata,  al liceale, sono tutti “sballi”. Tutto è droga, tutto è sballo. Anche il sesso  facile è “sballo”, è un’emozione nuova, un divertimento, è consumismo, è l’uso  del corpo come un mezzo di piacere.
                          Noi accusiamo di superficialità i  nostri figli, tuttavia non sempre questa connotazione è calzante. La  superficialità può diventare scudo per non soffrire troppo di quell’ansia, di  quello stress, che caratterizzano la società odierna. Ma quando, attraverso la  ricerca di un dialogo, si tenta di parlare con i nostri figli, spesso  penalizzati da esperienze negative, ci accorgiamo che dietro il loro disagio  esistenziale, c’è tanta ricchezza, c’è amore ferito che non sanno esprimere.
                          Tocca a noi il delicato compito di  porci all’ascolto dei nostri poveri figli. E’ un dialogo qualche volta  difficile, che essi spesso rifiutano e che diventa sovente soltanto un monologo  urlato, sofferto, accusatore. Anche questo, comunque, è “dialogo” sui generis.  Non sempre le parole esprimono bene ciò che il silenzio sa dire in modo  esplicito.