INDIRIZZO DEL SANTO PADRE AGLI ALUNNI
              Campo  sportivo del St Mary’s University College
              
              Cari Fratelli e Sorelle in  Cristo,
                    Cari giovani amici,
              desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a  voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla “Saint Mary’s  University” dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti  coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il  vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella  musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione. Ringrazio  Miss Bellot e Elaine per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti i  giovani presenti. Guardando ai prossimi giochi olimpici, è stato un piacere  inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego  affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le  loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per  gli altri.
              Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra  persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le  scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento  che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore  di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano  alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera  maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più  di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa  migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.
              Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni  pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo  dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e  ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di  qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande  stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della  celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure  del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali  sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente  possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?
              Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non  accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un  obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile  essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a  renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è  una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di  ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità  è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo  è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti  sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio.  Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in  Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre  relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più  profondo del nostro cuore.
              Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente  possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi  sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come  desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona  vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi.  Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia  con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a  conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa  vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della  virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati,  per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano  profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in  quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in  difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto  al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi.  Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati  sulla via della santità.
              C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche,  sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità  che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita  nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal  modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone  persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle  scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista  di ciò che farete nella vita. Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però  che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non  riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni  scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se  ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione  diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra  comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed  economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno  del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta,  essi possono seriamente portarci fuori strada.
              Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed  una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare  i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che  studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti  con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a  praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme  ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più  vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e  l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che  si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con  chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante  la formazione cristiana ricevuta.
              Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di  pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il  prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.  Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!
               
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              IL PAPA E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE 
              (…)Nel ribadire che «la missione evangelizzatrice, continuazione  dell’opera voluta dal Signore Gesù, è per la Chiesa necessaria ed insostituibile», il Santo  Padre rileva come oggi «uno dei suoi tratti singolari è stato il misurarsi con  il fenomeno del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato  presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo». Si  tratta dei paesi del cosiddetto “Primo Mondo”, ove «il benessere economico e il  consumismo, anche se frammisti a paurose situazioni di povertà e di miseria,  ispirano e sostengono una vita vissuta “come se Dio non esistesse”», con una  «preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione  quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e  provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune  comprensione delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il  morire, il vivere in una famiglia, il riferimento ad una legge morale  naturale». 
              Il risultato è un «deserto interiore che nasce là dove l’uomo,  volendosi unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova  privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose». «Solo una nuova  evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda,  capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà. 
              Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società  umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse  comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni». I  territori cristiani necessitano di un nuovo «slancio missionario», dice il  Pontefice e conclude: «alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un  progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l’inestimabile  dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita».