L'esposizione alla violenza attraverso i media  aumenta il grado di aggressività
            
              
 
              
Bambini  ed adolescenti trascorrono sempre più tempo giocando ai videogames. Secondo  recenti sondaggi i bambini in età scolastica dedicano circa 7 ore a settimana  ai videogiochi. I maschi trascorrono più tempo in tale occupazione.
              Non solo, ma lo fanno con poca supervisione da parte dei genitori. Più  della metà degli studenti afferma che i propri genitori non hanno mai  controllato la categoria di appartenenza dei giochi prima dell’acquisto o del  noleggio. Infatti i bambini i cui genitori impongono più limiti all’uso dei  “media” sono meno aggressivi, e questo perché l’esposizione alla violenza  attraverso i media aumenta il grado di aggressività, cioè fa nascere “pensieri  aggressivi” che facilmente sfociano in parole e gesti aggressivi. Si comincia  sempre con le parole e poi arrivano anche i gesti.
              Guardare film o programmi tv, giocare a videogiochi violenti spegne la  sensibilità degli adolescenti e, potenzialmente, promuove attitudini e  comportamenti aggressivi. Lo dice già il “comune sentire” ma lo dimostra uno  studio, coordinato dal dottor Jordan Grafman, pubblicato sulla rivista Oxford  Journal Social Cognitive and Affective Neuroscience. I ricercatori hanno  reclutato 22 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni ai quali sono stati  mostrati quattro secondi di scene violente di 60 video, suddivisi in tre gruppi  in base al grado di violenza: bassa, media, estrema. Durante la visione il  cervello degli adolescenti è stato esaminato con la risonanza magnetica per  misurarne la risposta emotiva. Si è scoperto che quando i ragazzi erano esposti  ripetutamente ai video più violenti decresceva l'attivazione della regione del  cervello deputata alle reazioni emotive. Lo studio quindi rivela che  l'esposizione ripetuta a scene di questo genere può far accettare la violenza e  può indurre a comportamenti sbagliati. Come se fosse una reazione automatica e  “normale”.
              
Non  solo, ma esiste una evidente relazione fra rendimento scolastico e l’uso dei  videogiochi e della TV: maggiore è il tempo che gli studenti trascorrono tra i  videogiochi e la televisione, minore è il loro rendimento scolastico. In questo  senso la decisione della Corte Suprema americana del 25 giugno scorso, che ha  depenalizzato il noleggio e la vendita di video violenti ai minorenni, è  strabiliante ed antiscientifica.
              L’impatto dei media è rilevante, non possiamo far finta di niente. Se  si considera che quasi tutti i bambini giocano ai videogames, la società e la  famiglia potrebbero beneficiare in modo significativo da una riduzione della  loro esposizione alla violenza nei giochi. 
              In tempi di violenza gratuita, questi studi fannno riflettere. Eppure è  difficile farlo capire ai genitori.
               
              Gabriele  Soliani sessuologo